La storia di Stifone e delle sue sorgenti nasce da un incontro casuale con l’artista e appassionato di archeologia Alvaro Capone, un personaggio particolare che ci racconta di una scoperta sensazionale.
Stifone è una piccola frazione del comune di Narni, abitata da 50 persone affacciata sul fiume Nera, assurge all’attenzione per una scoperta sensazionale un porto romano o forse etrusco e un cantiere navale di epoca romana, che aveva due presupposti ideali per essere proprio in quel punto, essere in mezzo ad una foresta rigogliosa, rendendo a quasi zero il costo della materia prima, il legno, ed essere forse l’ultimo avamposto ben navigabile di un fiume che pochi chilometri dopo sarebbe stato il Tevere.
La sua posizione è a ridosso di quello che era il porto fluviale dell’antica Narnia, alcuni dei resti sono ancora visibili nell’alveo del fiume.
Verso la fine degli anni 60, proprio l’artista Alvaro Capone, avendo acquistato un vecchio molino sul fiume Nera, in località Le Mole (a Nera Montoro di Narni), si accorse, dopo una piena invernale, che il fondale del fiume si era ripulito lasciando affiorare una grossa struttura in pietra sulla sponda destra, che egli fotografò.
Nello stesso anno il prof. Caponi, entusiasmato dal ritrovamento delle strutture portuali, che aveva mostrato ad una piccola cerchia di amici del posto, appassionati e studiosi di antropologia e di archeologia, continuò con loro l’esplorazione dei luoghi. Queste ricerche lo portarono subito a scoprire un’altra area archeologica che, per la vicinanza al porto e per le sue caratteristiche, si configurava come un cantiere navale.
Da qui nasce l’idea della storia di una ipotetica nave romana che costruita nel cantiere di Stifone naviga lungo le acque del Fiume Nera, poi sul Tevere fino a Roma e Ostia Antica dove incontrerà il mare.