Articolo di Luca Turchetto
foto di Massimo Boyer
Qualche sera fa ero a mangiare una pizza in compagnia di un’amica che mi stava raccontando la sua giornata al mare. Armate di pinne e maschera, con una sua amica, hanno iniziato l’esplorazione del fondale marino ma a poche pinneggiate dalla riva, appena il fondale si faceva profondo, si sono bloccate. “Luca, il fondale era scuro perché pieno di quell’alga che si attacca al corpo e da sotto sembra che ti strofini le palme dei piedi”..cito testuali parole.. J
Sono ormai anni che lavoro nei posti di mare e questa è una cosa che ho sempre sentito dire dalle nonne ai nipotini..non ti allontanare troppo, il mare diventa nero, c’è quell’alga che fa scurire il mare..
Effettivamente se noi prendessimo delle foto aeree si vedrebbero benissimo delle chiazze di colore più scuro a pochi metri dalla riva..beh..quello che tantissima gente chiama alga NON è un’alga ma bensì una pianta. E probabilmente tra le più importanti piante marine che si possano trovare nell’ambiente acquatico: la Posidonia oceanica.
Ovviamente è strano pensare ad una pianta in mare, da che mondo è mondo le piante stanno sulla terraferma e le alghe in mare..eppure è così.
Andiamo però per gradi senza fare troppa confusione, altrimenti si continuerà a pensare che la Posidonia è un’alga..o peggio ancora, dire alga o pianta a seconda di come ci si sveglia la mattina.
Tra alghe e piante ci sono delle grossissime differenze, quella principale è che le prime non dispongono di una struttura anatomica ben differenziata in tessuti oltre a non presentare radici, fusto, foglie, fiori e frutti; tutte caratteristiche ben presenti nelle piante acquatiche.
Ovviamente sono piante adattate alla vita acquatica mediante alcuni accorgimenti: capacità di crescere in ambiente sommerso, tollerare la permanenza in un ambiente salino, resistenza alle onde e alle correnti e il mantenimento dell’impollinazione delle dispersione dei semi in ambiente acquatico.
La Posidonia oceanica appartiene al gruppo delle fanerogame marine così come altre piante acquatiche: Cymodocea nodosa, Zostera marina, Nanozostera noltii e Halophila stipulacea.
La “nostra” Posidonia oceanica, dico nostra perché tutto sommato è una specie endemica del Mediterraneo, cioè strettamente confinata a questo mare, è costituita da fusti detti rizomi, i quali possono crescere in orizzontale (accrescimento plagiotripo) oppure in verticale (accrescimento ortotropo); formando delle particolari strutture denominate matte. Esse sono costituite dalle piante nuove nella parte superiore, mentre nella parte inferiore sono presenti radici e rizomi compattati dal sedimento. Da ogni rizoma si dipartono poi le radici verso il basso ed un fascio fogliare verso l’alto.
La Posidonia ha mantenuto un apparato vascolare deputato al trasporto di nutrienti, acqua e gas e la capacità di riprodursi attraverso l’utilizzo di fiori, frutti e semi.
La fioritura avviene in autunno (da settembre a novembre) mentre i frutti maturano in un periodo compreso tra 6 e 9 mesi. Tra maggio e luglio si staccano e galleggiano per un cero periodo sulla superficie del mare e possono spiaggiare in base alle direzioni delle correnti. I frutti sono anche detti olive di mare per via delle dimensioni e del colore, appunto verde scuro.
Non è raro vedere sulle spiagge, dopo mareggiate violente, delle “palline” di foglie morte formate da un intreccio di fibre. Tali palline prendono il nome di “egagropili”, gomitoli di mare, molto leggeri di colore marrone chiaro.
Le praterie di Posidonia oceanica hanno un ruolo in ambiente marino costiero assimilabile a quello che hanno le foreste nell’ambiente terrestre; rappresentano la principale ricchezza delle acque costiere del Mediterraneo, sia per la superficie occupata (dal 20 al 50% dei fondi tra 0 e 50m di profondità) sia, soprattutto, per il ruolo fondamentale che rivestono a livello biologico nel mantenimento degli equilibri litorali e delle attività economiche connesse.
Tra le principali funzioni che svolge questo vero e proprio “polmone” del mare ricordiamo:
- un’elevata produzione di Ossigeno: si stima che 1 m2 di prateria produce tra 4 e 20 litri di ossigeno in 24 ore;
- fattore di stabilità dei fondali: l’aumento della stabilità è legato, da una parte, all’incremento della sedimentazione e dall’altra, la presenza di radici e rizomi con un’accentuata crescita orizzontale e verticale;
- protezione della costa: la prateria smorza sensibilmente l’azione delle correnti e del moto ondoso sulla costa riducendo, di conseguenza, fenomeni di erosione o di accumulo nelle spiagge e di insabbiamento nei porti;
- fattore di ricchezza biologica ed economica: ha la stessa funzione di una nursery, all’interno della prateria trovano rifugio e protezione moltissimi organismi che usano la prateria anche come fonte di nutrimento e luogo sicuro per la riproduzione;
- indicatore biologico: sono ottimi bioindicatori per valutare la qualità dell’ambiente; sono in grado di registrare numerosi parametri: torbidità media dell’acqua, correnti ed idrodinamismo, tasso di sedimentazione, inquinanti stabili, diminuzione della salinità alle foci dei fiumi costieri o delle falde freatiche, stress, materia organica e nutrienti.
Abbiamo visto come le praterie di Posidonia costituiscono un sistema complesso e vulnerabile altamente suscettibile alle pressioni antropiche.
I principali fattori di pressione sono individuabili come segue:
- a) inquinamento delle acque: scarichi urbani, industriali e agricoli;
- b) opere a mare: porti, discariche, interventi di rinascimento, moli frangiflutti;
- c) la pesca, in modo particolare quella a strascico;
- d) la nautica da diporto: come fonte di inquinamento e pericoli per i fondali legati all’uso degli ancoraggi.
Data la sua importanza ecologica la Posidonia oceanica è inserita come specie protetta all’interno di diverse convenzioni internazionali e nazionali.
E’ il caso della Convenzione di Berna, relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, che cita la Posidonia nell’allegato I assieme alla Cymodocea nodosa e alla Zostera marina. Queste tre specie vengono citate come meritevoli di protezione. Oltre alla tutela della specie, la convenzione prevede che (Cap. II – art.4):
- Ogni parte contraente adotterà necessarie ed appropriate leggi e regolamenti al fine di proteggere gli habitat di specie di flora e fauna selvatiche, in particolare quelle enumerate agli allegati I e II ed al fine di salvaguardare gli habitat naturali a rischio di scomparsa.
- Le parti contraenti, nell’ambito della loro politica di pianificazione e di viluppo, terranno conto delle esigenze connesse con la conservazione di zone protette di cui al paragrafo precedente, al fine di evitare o ridurre al minimo il deterioramento di tali zone.
- Le parti contraenti si impegnano a coordinare, per quanto necessario, i loro sforzi onde proteggere gli habitat naturali contemplati dal presente articolo quando sono situati in zone di frontiera.
Alle convenzioni internazionali bisogna aggiungere le Direttive comunitarie, ad esempio la Direttiva Habitat del 21 maggio 1992 (92/43 CEE/ Habitat Naturali), la quale costituisce la base giuridica della politica di conservazione degli habitat naturali della flora e fauna selvatiche e della conservazione della biodiversità nel territorio dell’Unione Europea.
La Direttiva comprende 6 allegati, il primo dei quali identifica i tipi di habitat naturale di interesse comunitario, la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione (ZSC). E’ all’interno di questo allegato che figurano, nell’ambito degli habitat costieri e della vegetazione alofitica, le praterie di Posidonia oceanica, individuate come habitat prioritario (n.° 1120).
Articolo di Luca Turchetto
foto di Massimo Boyer