Pomeriggio afoso di Giugno, mi imbatto per caso in un comunicato stampa: la nave Anteo si ferma al porto di Messina per operazioni subacquee specifiche e, in via eccezionale, consente visite a bordo. Quale migliore occasione per conoscere a fondo questo piccolo gioiello della Marina Militare italiana, alle dipendenze del Raggruppamento Subacquei ed Incursori “Teseo Tesei”, ad oggi un’eccellenza assoluta in ambito di operazioni subacquee ad alta profondità.
Mi accoglie il Comandante della nave, Capitano di Fregata Marco Carrieri, il quale illustra, in primis, gli esiti dell’ispezione avvenuta sul relitto del cacciatorpediniere Groppo, che giace all’interno della zona portuale intorno ai 54 metri di profondità. Un’operazione che potremmo definire “di routine” per l’equipaggio dell’Anteo, quella di documentare lo stato di conservazione del relitto, ed incamerare quante più informazioni possibili per la grande banca dati della Marina Militare Italiana. Addestrato per portare a termine interventi ben più impegnativi, che richiedono il supporto di equipaggiamento specifico ed all’avanguardia, il personale appare quasi rilassato mentre conduce le operazioni per il varo del piccolo ROV che avrà il compito di filmare sul fondo lo stato di questa nave storica, affondata nel 1943.
Io, che mi sento catapultata d’un tratto nel paese dei balocchi, approfitto della disponibilità del Capo Servizio Operazioni Subacquee, il Capitano di Corvetta Piero Privitera, e dei Tenenti di Vascello Matteo Rosso e Giovanni Torraco per farmi spiegare, punto per punto, quanti e quali assetti subacquei imbarca l’Anteo, e cosa rende questa “piccola” unità (lunga 98.4 metri, larga 15.8), una nave unica al mondo.
Le dotazioni dell’Anteo sono strettamente connesse alle missioni per le quali è stata progettata: salvataggio sommergibili e supporto alle operazioni subacquee. Per salvataggio si intende quel tipo di intervento che prevede l’evacuazione dell’equipaggio di sommergibili non più in grado di riemergere: operazione delicatissima che l’Anteo può svolgere anche in supporto di marinerie straniere, sempre che queste posseggano talune specifiche tecniche previste dai parametri NATO.
Una soluzione possibile, prevede il ricorso al mini sottomarino di soccorso SVR 300 (Submarine Rescue Vehicle), operativo fino ai 300 metri di profondità, collaudato per portare a bordo 1 pilota, 1 copilota e 12 unità di personale (l’eventuale equipaggio recuperato). Quando in versione recupero e soccorso, l’SVR 300 monta una speciale “gonna” che consente di “appontare” sul portello del sommergibile sinistrato e tramite speciali manovre, gestire il transito del personale da un mezzo all’altro, il tutto ovviamente sul fondo. Senza questo particolare “optional”, il sommergibile si presta come valido supporto alla ricerca scientifica, localizzazione e recupero oggetti dal fondo grazie all’uso di telecamere e bracci meccanici.
Altrettanto sofisticata, la CAMPANA TIPO MC CANN, è un’attrezzatura in grado appontare sul portello di emergenza del sommergibile, e recuperare sei naufraghi per discesa, entro i 120 metri. Come? Due piloti “guidano” la campana sul punto specifico e danno il via alle operazioni che condurranno al “travaso” dei naufraghi da un mezzo all’altro: la campana è collegata alla superficie attraverso un cavo ombelicale, che assicura le comunicazioni con la centrale di controllo a bordo, le alimentazioni elettriche e l’invio di aria.
Per i più magri (si scherza, ma vi assicuro che lo spazio all’interno è davvero ridotto!!) l’Anteo imbarca un’altra piccola perla della tecnologia, l’A.D.S. (Atmospheric Diving Suit), uno scafandro hi-tech che consente ad un palombaro di operare sino a 300 metri con un’autonomia di circa 8 ore, restando sempre in contatto con la superficie tramite un ombelicale. Da dentro questa speciale muta di lavoro, che mantiene l’operatore sempre alla pressione atmosferica, (abbattendo i problemi connessi alla saturazione, ed i tempi di necessaria decompressione), questi ha discreta facilità di movimento, sebbene lo scafandro appaia decisamente ingombrante e pesante, e può portare a termine lavori ed indagini a profondità ragguardevoli.
Ancora, si possono trovare a bordo 3 ROV, piccoli robot filoguidati, utilissimi per la localizzazione ed ispezione di oggetti sommersi, anche in condizioni di scarsa visibilità (sono dotati di sonar); classiche attrezzature da palombaro (che consentono immersioni fino ai 60 metri) ed un sistema integrato per immersioni profonde, ovvero un sistema di camere decompressive che viene utilizzato per le immersioni “in saturazione” fino al 250 metri, o “in intervento” entro i 150 metri.
Mi chiedevo, quasi parlando tra me e me, se l’Anteo avesse un posizionamento DP per stare sulla verticale del sito di lavoro: nulla del genere, la piccola nave utilizza un sistema di ormeggio su quattro boe, che garantisce stabilità e precisione per effettuare in sicurezza le operazioni subacquee, al netto di un maggiore impegno del personale a bordo per il posizionamento dei quattro punti.
È davvero un orgoglio per la nostra Marineria, e per noi tutti, poter contare sui servizi di un simile natante, l’unico al mondo ad imbarcare tutte insieme questo tipo di attrezzature: il personale a bordo – palombari e tecnici specializzati – deve superare una durissima formazione per diventare operativo. Speciali brevetti per i piloti, ore di pratica, corsi, esercitazioni in mare aperto anche per istruire e formare le marinerie straniere, non è certo facile la carriera di un sommozzatore dell’Anteo: quando la profondità non è prestazione e testosterone, ma cervello e tanto cuore.