Questo lavoro, nasce dalla necessità del WSE dello studio e l’esplorazione di relitti. Il WSE è un gruppo di UTRtek composto da subacquei esperti in varie discipline tecniche, nato con l’intento di documentare, ricercare, esplorare. In questo lavoro sono stati coinvolti: Davide Ciampalini, Emanuele Loglisci, Matteo Ratto, Massimo Cresti.
In questo lavoro si è cercato di approfondire lo studio del relitto, nelle parti difficilmente raggiungibili e poco note. La ricerca dei particolari di parti meccaniche, l’individuazione dei segni tangibili della vita di bordo.
L’itinerario svolto, parte dal livello dello scafo più basso a meno 79 metri e sale attraverso la sala macchine fino al ponte di comando, attraversando tutto il castello.
Resta inteso che questo tipo di immersioni è regolamentato da una normativa stringente, in tema di penetrazioni e livelli di profondità legati ad i brevetti posseduti.
Nelle varie immersioni condotte all’interno dell’Haven, soprattutto in sala macchine, si è pensato di creare una ricostruzione delle zone e degli ambienti organica. Pur avendo svolto molte immersioni sotto i 55 metri rimanevano dei percorsi singoli, spot nella mente non collegati da un ragionamento. Chiedendo informazioni, documentandosi, studiando i video delle varie immersioni svolte, siamo riusciti a delineare le tessere di un mosaico piuttosto ampio. Ad oggi restano ancora dei settori inesplorati, ma il lavoro fin qui svolto ci permette di illustrare un’area della sala macchine che ne descrive gli ambienti in modo chiaro ed organico.
La sala macchine dell’Haven è da paragonare ad un grande hangar, che sfrutta i 52 metri di ampiezza nella parte superiore che degrada fino a rastremarsi nella carena.
Il lavoro si è svolto con l’esecuzione di circa una ventina di immersioni mirate nel corso di circa tre anni, ovviamente nell’ultimo anno si sono identificate delle necessità. Il gruppo ha cercato di focalizzarsi sulla sala macchine, e al passaggio diretto al castello.
Storicamente la sala Macchine è più facilmente accessibile nel periodo invernale, la visibilità migliore la si ottiene nei mesi di Gennaio e Febbraio.
Il propulsore è un motore diesel 2 tempi,8 cilindri:
- Costruttore: Burmeister & Wain
- Tipo: 8K98FF
- Diametro cilindri: 980 mm
- Corsa: 2000 mm
- Potenza max continua: 30.400 BHP (22.353 kW) a 103 giri/min
Tradotto significa che abbiamo un grosso blocco di metallo al centro della poppa della nave lungo circa 20 metri, largo 10 e profondo 10. Tutto intorno corrono vari servizi e passaggi perimetrali.
L’immersione per la mappatura della Haven (tutta dentro).
Scendendo incontriamo la testa del Fumaiolo a circa 36 metri. Un controllo veloce e proseguiamo la discesa alla base dello stesso dove si apre il “botolone” o accesso alla sala macchine. Scendendo e tenendosi orientati a prua possiamo scorgere i pignoni di rispetto alla nostra destra, davanti a noi il muro che separa dal corridoio della morsa. Verso i 60 metri il vuoto ci avvolge fino a visualizzare le teste a bilanceri del Motore.
Il piano della testa a 67 metri. Su questo ponte (il più ampio) sono visibili appunto, i bilanceri delle valvole con i gruppi molla a 4 rinvii, nel numero di 8 come i cilindri. Lateralmente ci sono le turbine, divise rispetto ai bilanceri da un corridoio che gira per tutto il perimetro del motore. Sul lato sinistro opposto alle turbine ci sono dei depositi di materiale vario. Sono accessibili verso metà motore da una porticina sulla parete in metallo grigliato. L’ingresso è da “rillare”, l’ambiente è stretto e relativamente corto, quando ci si gira, si crea inevitabilmente un po’ di sospensione.
Nei due estremi della testa del motore (i lati corti del rettangolo), verso poppa e a prua ci sono dei parapetti metallici.
In quello di poppa si nota subito la sovrastruttura a trave molto vicina al parapetto, sul lato sinistro una piccola passerella conduce attraverso le varie tubazioni al piano inferiore a 72 metri circa, che corrisponde al secondo ponte del motore. In questa parte sotto la poppa, sono visibili saracinesche su tubazioni che provengono dalla camera premi e stoppa. Il passaggio della passerella è un po’ fastidioso, conviene raggiungere la zona sottostante facendo il giro del motore dalla parte opposta. In ogni caso scendendo dal lato di poppa non si raggiunge direttamente il punto più profondo, ma bisogna comunque passare dei ponti intermedi o andare verso prua.
Ed infatti dalla testa andando verso prua che si trova un passaggio per scendere agevole. Aldilà della balaustra su cui è fissato il gancio da 10 Tonnellate del carro ponte, ci sono tre piani a vista. Sono intervallati a circa 5 metri. Partendo dal piano di fondo a 77 metri, c’è il primo piano a 72 metri circa, lo si riconosce per una grossa struttura metallica divelta. A salire il piano dei 65 metri dove sono appoggiati i pistoni di rispetto, leggermente rientrato a circa 60 metri il piano dei fusti di olio tagliati. Tutto questo è oltre la balaustra rivolta a prua dove ci sono i bilanceri.
Scendiamo lungo il lato a prua del motore fino al ponte a 77 metri base del motore.
Sicuramente il più avvincente, è il punto più basso della nave, si accede dopo una discesa di circa 10 metri dal ponte delle teste, si percorre in verticale l’estensione del grosso due tempi Diesel.
Una volta giunti sulla passerella posta a 77 metri si è alla base di una specie di reticolo a forma di 8; da un lato si va verso poppa e la camera premi e stoppa, dall’altro si entra un fitto reticolo di pompe, accumulatori, quadri elettrici, che asservono il motore. Seguiamo il percorso verso poppa, entrando in uno dei due “corridoi delle Bielle”. E’ possibile infatti vedere i passa uomo all’interno dei quali si scorgono le teste delle bielle e le bielle del Burmeister e Wain. E’ impressionate vedere la grandezza delle stesse. In uno dei passa uomo, al centro, c’è la catena di distribuzione, inutile citarne le dimensioni.
Dopo circa una ventina di metri raggiungiamo dopo una restrizione la camera premi e stoppa, è sicuramente il luogo più lontano e nascosto dell’haven. Si trova alla fine del corridoio delle bielle ed è dove c’è il volano e l’albero motore. Il vano si stringe verso il fondo ed alla fine vi è la parete che divide l’albero dall’elica esterna. La camera è chiusa, il soffitto non presenta aperture, vi sono ovviamente camminamenti laterali e due ponticelli sull’albero motore. Tecnicamente è la camera dove l’albero motore uscendo direttamente dal motore, per un principio pneumatico di spinta e avvitamento all’interno di un meccanismo chiuso, si isola dal mare. Rif (wiki) marinai chiamavano premistoppa la camera che divideva l’acqua del mare, in cui ruotava l’elica e il motore che la faceva muovere. La chiamavano così perché per tenere sigillata quella stanza usavano della stoppa, che generalmente era una poltiglia di grassi animali mischiati con altri materiali che veniva premuta sulle pareti che si volevano isolare tramite due rondelle di rasamento (rosette). Rientrando sul secondo corridoio, si vedono le stesse bielle dal lato opposto. E’ da segnalare la presenza di una scala e una cassa nel centro del camminamento, quasi a testimoniare la fuga disordinata da un ambiente così lontano dalla luce del sole.
Ripercorrendo la passerella a 77 metri alla base del motore lato castello, abbiamo fatto un giro nella parte opposta al monoblocco, che con i suoi elementi completa il motore. Prima però di inoltrarci nel reticolo, abbiamo fatto un passaggio al piano sentine. Ci sono due varchi che scendono sotto le passerelle a 77 metri, con molta calma e perizia ci siamo calati per un metro e mezzo circa. All’interno un reticolo di tubazioni corre lungo la nave e un insieme di valvole di sezionamento ha illuminato i nostri sguardi. E’ chiaro che la penetrazione a questo livello è molto difficoltosa quanto inutile, non avendo individuato componenti di interesse. Risalendo al piano di 77 metri e andando verso prua, abbiamo individuato degli accumulatori, quadri elettrici, e soprattutto le pompe Shinko. Le Shinko non sono coeve con la costruzione della nave. Il motore tedesco Burmeister & Wain 2 tempi diesel, difficilmente nel 1973 avrebbe utilizzato materiale proveniente dall’altra parte del mondo. Ma come sappiamo la nave è stata colpita da un missile nel 1988 nel golfo Persico, ripiegando poi per due anni presso i cantieri di Singapore. Le pompe Shinko che servono per la movimentazione dell’olio motore, sono quindi state montate successivamente. Ovviamente questo avveniva con il grosso carro ponte posizionato nella parte alta della sala macchine il cui gancio è fissato alla balaustra lato castello.
Come in tutte le immersioni arriva il momento di risalire, ma l’Haven è sicuramente un’eccezione, avendo uno sviluppo di quasi 50 metri dal fumaiolo al fondo. I piani lato poppa si sviluppano oltre il motore dai 77 metri fino a quota 60. Nella parte più bassa a 77 metri, ci sono le parti di servizio collegate al motore, a 72 metri un vano disordinato che si riconosce per un grosso impalcato rovesciato, e a salire a circa 65 metri c’è un grande piano, leggermente arretrato rispetto a quello di 72. Dalla balaustra che delimita il motore sono visibili due enormi pistoni del diametro di 98 cm. Di fianco ci sono dei gruppi molla montati in una gabbia, a 4 molloni. Anche questi di rispetto come i pistoni, servivano a fare da rimando ai bilanceri delle valvole montati in coppie per un totale di otto molle per bilancere. Oltre, c’è spazio per una stufa e l’ingresso dell’officina.
L’officina merita sicuramente una descrizione accurata. L’ingresso un po’ stretto, una volta dentro regala emozioni immense. Tutto è come quando la nave era in vita, ad esclusione della grande quantità di sospensione. All’interno sono presenti alcuni utensili da lavoro, come un trapano a colonna, un tornio, una taglia tubi, dei quadri elettrici, un bancone con le chiavi enormi ed una morsa. Un cassetto semi aperto, delle bombole. Continuando sul fondo una U di scaffali pieni zeppi di ogni genere di ricambio, vite, bullone, connettori vari. Ovviamente le dimensioni di ogni pezzo sono tutte extra large.
Salendo di un piano, il solaio si rastrema di 4 -5 metri rispetto al solaio dei pistoni. Sopra questo piano situato a 60 metri, sotto il castello, è possibile trovare una serie di fusti tagliati e aperti a metà che contengono ferramenta di vario genere. Proseguendo in corrispondenza dell’officina, un vano simile chiuso con pareti a rete metallica. All’interno purtroppo solo scaffali disordinati. Continuando dopo l’officina sulla balconata è possibile trovare l’unica lampadina con relativo porta lampade ancora intatta. Dalla parte opposta di queste balconate sempre lungo il motore nel lato lungo, ci sono altre aree di stoccaggio, i passaggi dei tubi di scarico delle turbine, quadri elettrici di piano. Da un ragionamento a posteriori, è chiara l’architettura della sala macchine nella parte sotto il castello. Lo sfalsamento dei piani permetteva di raggiungere ogni singolo piano con il carroponte posto nella parte alta della sala macchine.
Riprendendo la risalita al piano di 55 metri, a tribordo ci sono i pignoni di rispetto, due enormi ruote dentate posate su una parete, continuando nel piano ci sono delle fascine metalliche, dei tondini sul pavimento, un quadro elettrico come in tutti i piani. Continuando nella penetrazione si è all’interno della parte bassa del fumaiolo, in quella di costruzione quadrata alla sua base che si erge dal piano di coperta. Proseguendo, c’è un piccolo corridoio tra mille tubazioni che ad un certo punto svolta a destra per arrivare alla porticina semi aperta del fumaiolo. Diversamente, dal lato opposto ai pignoni c’è un passaggio che conduce sul ponte di coperta a poppa. All’interno sono visibili alcuni ricambi e gli immancabili tubi che poi vanno verso l’alto nel fumaiolo.
Ma per poter rimanere sempre dentro, prendiamo la scala a quota 60 metri di fianco all’officina e accediamo direttamente al piano cucine. E’ il piano più ampio, ed all’interno ci sono molti ambienti. Il più interessante è decisamente la cucina. Ci sono ancora presenti i forni, i piani di cottura ed un carrello porta vivande, all’interno una scala che porta in alto verso la mensa. Nel nostro percorso però provenendo dalla sala macchine, la cucina è poco agevole da raggiungere, soprattutto per il tempo di deco accumulato fino al quel punto. Infatti la scala della sala macchine arriva all’attacco di un corpo scala collassato che accede al piano mensa. Salendo di un piano infatti, si raggiunge la mesa, all’interno la struttura metallica di qualche tavolino. La scala prosegue su se stessa e conduce al ponte 5, facilmente accessibile e con il classico percorso ad U, che dal lato poppa del castello permette un facile giro per le stanze. Qui giace nel corpo centrale la scala collassata. Una scala che sale per tre piani. Il passaggio di questa, è abbastanza semplice, ma diciamo che alla vista si presenta come un ammasso di lamiere contorto. Una volta superate le rampe vere e proprie, si possono vedere chiaramente quelli che erano i pianerottoli. Si alternano infatti nel vano a forma di parallelepipedo. Nella salita è facile scorgere gamberetti stanziali, ed all’ultimo piano due uscite. Da qui girando sulla destra c’è la scala che sale nel ponte del comandante, un giro nei due ambienti, un saluto alla statua del Bambin Gesù di Praga, e si raggiunge l’uscita, la cima per il fumaiolo e inizia la lunga deco.
Guarda il video dell’immersione alla Haven
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Conclusioni:
E’ chiaro che questa descrizione raccoglie il lavoro accumulato in diverse immersioni. Tutte le progressioni sono state eseguite progressivamente e spesso con l’uso della sagola. E’ importante ricordare che nei relitti le sagole non si lasciano, troppe volte abbiamo incontrato pericolose sagole nel vuoto. Il percorso che proponiamo, è chiaramente suscettibile di modifiche, ma se fatto con le giuste precauzioni e un livello di formazione adeguato alle profondità e alla penetrazione, risulta essere sufficientemente sicuro. Nel corso degli anni si è troppe volte sentito parlar male dell’Haven e della sua maledizione. Noi vorremmo testimoniare che con la giusta preparazione, perizia e pazienza, l’Haven diventa una grande palestra per chi ama fare questo tipo di immersioni.
Vedi anche L’elica della Haven vista dall’interno