È possibile che alcune delle nostre caratteristiche umane si siano evolute durante un periodo in cui i nostri antenati erano scimmie acquatiche?
La teoria della scimmia acquatica, passata di moda e rigettata da illustri paleoantropologi, torna attuale in seguito agli studi di uno scienziato norvegese, che sostiene di poter spiegare in questo modo la comparsa di caratteri come i capelli lunghi, il naso sporgente, la pelle nuda, e avrebbe anche localizzato l’isola dove questi processi hanno avuto luogo.
La storia originale è pubblicata su Science Daily
Il primo a proporre la teoria dell’antenato acquatico dell’uomo fu il biologo marino Alistair Hardy, nel 1960, successivamente sostenuto da Desmond Morris, Elaine Morgan. Poi la teoria cadde nel dimenticatoio, e negli ultimi 50 anni fu ignorata se non ridicolizzata.
Secondo questa nuova versione, l’uomo discenderebbe direttamente dallo scimpanzé, o meglio da un antenato comune molto simile agli odierni scimpanzé (tutti i vari fossili di australopitecini sarebbero dei tentativi sbagliati, dei rami secchi estinti).
La genetica ci dice che scimpanzé e uomo sono molto vicini come patrimonio genetico, potrebbero addirittura dare vita a ibridi vitali.
L’evoluzione in mare di Homo sapiens. Potrebbe essere andata così.
Immaginiamo cosa potrebbe essere successo a Scimeva, un’ipotetica femmina di scimmia molto vicina ai moderni scimpanzé, per farla diventare suo malgrado madre dell’umanità.
Un brutto giorno l’inondazione di un fiume la strappa alla sua vita tranquilla nella boscaglia africana e la trascina in aperto oceano. Scimeva si aggrappa a un tronco galleggiante, e andando alla deriva su questa zattera improvvisata finisce per approdare all’isola di Bioko.
Bioko è un’isola vulcanica, ripida e rocciosa, inospitale per le scimmie che non l’hanno mai colonizzata. Scarseggiano le solite fonti di cibo: frutti, noci, insetti. Ma durante una passeggiata in bassa marea, l’affamata Scimeva vede e cattura un granchio, e lo scopre buono… e anche le conchiglie lo sono, e i ricci, e le alghe!
Eva era incinta al momento del fatto, e sull’isola partorisce Scimadamo (con buona pace dei sostenitori della teoria della costola), che, essendo il solo maschio, diventa anche il padre dei suoi successivi figli. Attraverso il reincrocio tra parenti si spiega anche la comparsa di mutazioni curiose che ci sono state tramandate, come il cromosoma 2 fuso dei moderni umani. Quando si muovono nell’acqua bassa, gli scimpanzé camminano sul fondo spostandosi in posizione eretta. L’evoluzione premia quelli che sfruttano meglio questo tipo di deambulazione, e plasma quella che diventerà una postura eretta. Le gambe si allungano, le articolazioni si raddrizzano.
Le mani, liberate dal compito di appoggiarsi al suolo durante la camminata, diventano preziose per aiutarsi, anche mediante utensili, a staccare conchiglie o granchi dalle rocce. I movimenti sono perfezionati e diventano più fini e precisi.
L’assenza di leopardi, iene e altri grossi predatori a Bioko permette alle scimmie di fare pratica con la camminata e la corsa su due gambe, anche tenendo utensili in mano, senza doversi preoccupare di scappare.
E inoltre: la dieta a base di frutti di mare, ricca in acidi grassi polinsaturi e omega-3 favorisce lo sviluppo di un grande cervello. La nutrizione basata su cibi soffici e ben masticabili e la mancanza di nemici da minacciare modifica la dentatura. Scompaiono i canini sporgenti delle scimmie, la mascella si accorcia.
Il naso si fa sporgente, e con le narici a sifone rende possibile nuotare e immergersi senza inalare acqua. Il naso della maggior parte delle scimmie ha narici che si aprono direttamente verso l’ambiente, e che farebbero inalare acqua durante una discesa in apnea. La scimmia vivente più acquatica, la nasica del Borneo, ha un naso simile a quello umano.
La pelliccia dei mammiferi terrestri protegge la pelle dal sole, ma in acqua si appesantisce e riduce l’idrodinamicità. Quasi tutti i mammiferi nudi o sono acquatici (cetacei, dugonghi), o semiacquatici (ippopotamo) o si presume che abbiano avuto antenati acquatici (elefante, rinoceronte, maiale, tutti animali che ancora oggi amano bagnarsi in acqua).
Mentre lo scimpanzé accumula grassi solo nella zona viscerale (che appare come una pancia prominente), l’uomo ha evoluto uno strato adiposo sottocutaneo, molto efficace nel proteggere dal freddo in acqua. L’uomo è anche il mammifero che suda di più, ha 5 volte le ghiandole sudoripare dello scimpanzé e in un clima caldo può perdere fino a 12 l di liquido in un giorno, che recupera solo in parte bevendo (non beviamo tanto). Per raffreddarci dobbiamo stare vicino all’acqua, come le foche, unici animali che sudano quasi come noi.
Gli umani spesso nascono coperti di una sostanza grassa simile a formaggio, altra cosa che condividiamo solo con le foche e che aiuterebbe il neonato a galleggiare. Inoltre i neonati umani sono grassottelli, hanno il 16% di grassi, contro il 3% degli scimpanzé. Se messi in acqua imparano velocemente a rotolarsi per mettersi sul dorso e stare con la faccia e il naso fuori facendo “il morto”.
Come gli scimpanzé i neonati umani hanno un riflesso di prensione, con la differenza che i piccoli umani non hanno la forza per sorreggersi in aria, ma possono farlo in acqua, attaccandosi ai capelli lunghi della madre, che il sebo fa galleggiare. Il collo del bambino umano è troppo debole per sostenere la testa in posizione eretta, ma non se è in acqua.
Il controllo della respirazione, con inspirazioni profonde e espirazioni lente, è visto condizione necessaria per lo sviluppo di un linguaggio, e condividiamo questa tecnica con i mammiferi marini capaci di fare apnea. Uno scimpanzé non potrà mai impararlo. Anche questo carattere si sarebbe evoluto in seguito alla vita acquatica.
L’analisi del DNA mitocondriale indica che tutti gli umani discendono da una sola femmina che è vissuta poche centinaia di migliaia di anni fa. A Bioko?
Situata a 32 km dalle coste Africane, nel golfo di Guinea, raggiungibile in qualche giorno di navigazione trasportati dalla corrente, Bioko ha una linea costiera di 200 km, adatta per la vita di gruppetti familiari che potevano scambiare i geni ed evolvere in pace.
E nei periodi glaciali Bioko diventava una penisola, collegata all’Africa, il che avrebbe potuto permettere una migrazione a piedi dei neo-uomini verso l’Africa continentale e il mondo!
La storia della nostra evoluzione in mare vi ha convinto?
Saremmo nati da una scimmia, e in seguito l’evoluzione ci avrebbe plasmati come organismi ben adattati ad una vita acquatica. Da questa fase acquatica abbiamo ricevuto diversi caratteri che, piuttosto che con i nostri antenati scimmia, condividiamo con organismi acquatici molto lontani da noi come evoluzione, fenomeno noto come convergenza adattativa. Tutto ciò è plausibile.
E mi piace pensare che l’amore per il mare e per l’acqua che noi sub abbiamo particolarmente sviluppato, dipenda dalle nostre origini acquatiche.
Purtroppo l’isola di Bioko, che non ha grandi fenomeni di sedimentazione e ha invece coste in erosione, non è un ambiente dove potessero formarsi fossili. E le variazioni del livello marino potrebbero aver portato sott’acqua le grotte che ai tempi erano abitate dall’uomo acquatico, con i loro utensili. Difficilmente avremo le prove dell’esistenza di Scimeva, rimane una bella storia.
Per la foto di apertura: artwork di Francesca Scoccia.
Buongiorno Massimo complementi per la bella storia che hai scritto. Ho cercato di aprire il link su sciencedaily.com da te riportato come fonte ma non funziona. Allora ho cercato su quel sito gli articoli del 2017/07/17 ma non compare tra quelli trovati. Mi interessa molto la ricerca dello scienziato norvegese, hai altri riferimenti (nome, cognome, etc…)
Grazie, Antonio
Hai ragione, avranno tolto l’articolo: Come fonte era citato
The Norwegian University of Science and Technology (NTNU).
Spero che serva.
Grazie mille.
Difficile lasciare un commento a questi propositi. Credo che qualsiasi teoria scientifica o religiosa,rimarrà per eterno il più grande mistero dell’essere umano che trafigge da sempre la sete della verità,noi prigionieri in una carcassa anatomica, spesso sentiamo il desiderio di evadere dal nostro corpo,forse per ritornare alla nostra origine che mai sapremo. Carlo Giove.