Autore: Maurizio Di Fiore
Kangaroo Island è un’isola immersa nel Pacifico sud occidentale a circa 12 miglia dalla costa sud dell’Australia, in direzione di Adelaide. La sua origine risale a quando si staccò dal continente e… questa è la vera fortuna di tutti coloro che ora la possono visitare. Kangaroo Island è la terza isola australiana in ordine di grandezza, dopo la Tasmania a sud-est e Melville-Island al largo di Darwin.
Per raggiungerla sono necessari 45 minuti di traghetto dalla cittadina di Cape Jervis o, in alternativa, 25 minuti di volo da Adelaide. Per poter apprezzare appieno gli stupendi paesaggi e le favolose scogliere, non sempre facilmente raggiungibili a causa di strade non asfaltate, è consigliabile noleggiare un fuoristrada o, meglio ancora, un camper da fuoristrada. In questo modo è possibile pernottare in qualsiasi angolo dell’isola in solitudine, godendosi tranquillamente gli splendidi panorami in continua mutazione.
L’isola non è molto grande, lunga circa 150 chilometri e larga circa 30. Questo permette di vederla tutta anche se si hanno a disposizione pochi giorni, ma ben presto vi accorgerete che una volta visitata tutta, vorreste iniziare da capo! Il paesaggio è decisamente collinare e caratterizzato da coste a picco sul mare e spiagge isolate.
La vegetazione è composta da ampie distese di “bush” (la macchia locale) ma anche da foreste ad alto fusto abitate da koala, istrici e opossum. La maggior parte delle persone che scelgono di visitare quest’isola lo fa per vedere l’enorme varietà di specie faunistiche che vi sono presenti, infatti l’isolamento geografico di Kangaroo Island l’ha risparmiata dall’inquinamento biologico causato dall’uomo. Risultano assenti mammiferi come conigli, volpi e dinghi (cane australiano). A dispetto del nome, che farebbe pensare a canguri, canguri e canguri, tra la vegetazione dell’isola è possibile imbattersi anche in simpatici koala, varani di kangaroo ed echidna (riccio marsupiale) mentre le coste sono popolate da pinguini, foche e leoni marini….Kangaroo è un vero concentrato della vasta madre Australia, dove si può incontrare veramente di tutto.
Sull’isola sono presenti solamente due diving, uno più facile da raggiungere, sito proprio a Penneshaw, dove attracca il traghetto, l’altro molto, molto più complicato da scovare, nei pressi di Western River, ma ben gestito da veri specialisti nel settore. Quest’ultimo assicura l’avvistamento dei famosi draghi di mare con la formula «se in due giorni non riesci ad avvistarli ti regaliamo altri due giorni d’immersione» e pur avendo un costo molto più elevato dell’altro, ci lasciamo volentieri conquistare. L’avventura inizia molto prima di quanto si possa pensare. La «sede del díving» è più che caratteristica e spersa in aperta campagna. Con il nostro camper ci addentriamo in strade sempre più accidentate e con sempre meno segnalazioni, all’improvviso un cartello di legno impresso a fuoco e nascosto dalle fronde di un enorme eucalipto ci avverte che ce l’abbiamo fatta! Jim ci fa i complimenti, spesso deve andare a recuperare i divers spersi a chilometri di distanza. Jim Thilseton, il proprietario, ci accoglie calorosamente e ci offre di pernottare con il nostro camper nella sua fattoria … e noi che pensavamo di trovare un diving!
Dopo un veloce scambio di convenevoli carichiamo tutta la nostra attrezzatura subacquea su un rampante fuoristrada e ci inerpichiamo per colline su sentieri scoscesi e alquanto improbabili da percorrere con auto normali. Le scene che ci scorrono davanti agli occhi sono affascinanti. Siamo in febbraio, quindi in tarda estate, il bush pennella di sfumature dorate le dolci colline popolate da varie specie di canguri, il blu carico dell’oceano contrasta ancora di più i colori… un vero peccato essere sballottati sui nostri sedili senza poter catturare delle immagini fotografiche.
In mezz’ora raggiungiamo una baia e con una barchetta di appoggio saliamo su un bellissimo catamarano. Solo altri due ospiti, molto bene! Il motore romba e partiamo alla volta del primo sito d’immersione. Il mare non è mosso ma la temperatura, pur essendo in estate, non è elevata, appena 21 °C, in fondo siamo sempre al di sotto del 350 parallelo sud.
Jim ci impartisce un briefing all’insegna della tutela per questi esemplari così delicati. Non stressarli è un imperativo. Non stiamo più nella pelle, non vediamo l’ora d’incontrare l’oggetto dei nostri desideri: il Sea Dragon. In realtà esistono due diverse specie di Sea Dragon: il Weddy Sea Dragon ed il Leafy Sea Dragon. Phyllopteryx taeniolatus (Lacépède, 1804) e Phycodurus eques (Gunther, 1865), rispettivamente i nomi scientifici, appartengono alla famiglia dei cavallucci
marini che abitano anche le acque dei nostri mari ma hanno subìto un processo evolutivo che li ha portati a confondersi con il fondale coperto da kelp, un’alga alta e frondosa che oscilla lentamente al movimento del mare. La caratteristica principale di questi curiosi cavallucci è di avere delle appendici lungo il loro corpo (molto più numerose nel Leafy) che ricordano molto il kelp.
Anche il loro lento ondeggiare trasportati dalla corrente contribuisce al loro camuffamento da «alghe», rendendoli praticamente invisibili ad un occhio non esperto. Ma non a quello della nostra guida Jim!
Dopo pochi minuti d’immersione la guida si ferma puntando il dito nella direzione delle alghe e fa cenno di avvicinarci e osservare in quel punto. Siamo solo in due oltre alla guida e dopo qualche secondo di perlustrazione ci guardiamo l’un l’altro con l’espressione stranita… ma cosa stava indicando? Abituato a questo comportamento Jim si gusta la scena e dopo poco viene in nostro
soccorso indicandoci accuratamente dove osservare. Ebbene si, sono proprio loro, i nostri primi due Sea Dragon! Erano ad un palmo dal nostro naso ma così perfettamente integrati con i colori e i movimenti del fondale non li avevamo proprio visti. E poi sono veramente grandi! Sarà l’effetto maschera, sarà il confronto con i cavallucci del Mediterraneo, ma di quelle dimensioni uno non se li aspetta proprio. In particolare ci siamo imbattuti nel Weddy, la meno spettacolare delle due specie ma ugualmente affascinante e misterioso. Ci muoviamo con cautela attorno a questi esseri apparentemente così delicati, sotto l’occhio vigile di Jim che ci guarda come per ricordarci di stare attenti a non urtarli. Dopo pochi attimi di osservazione ad occhio nudo per gustarci l’insieme ed i particolari dal vivo, ci scateniamo con le fotografie. Il compito non è semplicissimo, il movimento imprevedibile e fluttuante dovuto alla corrente complica gli scatti macro ma in pochi minuti il contatore della macchina fotografica segna zero.
Totalmente presi da questo incontro quasi non ci accorgiamo che pochi metri più in là un gruppo di leoni marini è sceso in acqua. Saettanti forme, ingombranti in terra quanto aggraziati in acqua, catturano finalmente il nostro sguardo. Come resistere a questo dichiarato invito a giocare con loro? Difficile stargli dietro con lo sguardo, impossibile seguirle nei movimenti. Ma non importa., per fortuna sono loro a cercare noi, ci volteggiano intorno quasi come per prenderci in giro per la nostra goffaggine e…eh sì sembrano proprio attratti dall’oblò sferico del fish-eye. Un vero peccato aver terminato gli scatti a disposizione! Jim se ne accorge ed in barca ci promette che anche nella seconda immersione i leoni marini verranno a cercarci.
Entusiasti del nostro primo incontro con i Sea Dragon ci tuffiamo nella lettura di uno dei libri di bordo per saperne di più. Strani proprio in tutto questi questi simpatici cavallucci! Contrariamente ai normali cavallucci marini maschi che trasportano la prole all’interno di un marsupio posto sull’addome, gli esemplari maschi di Leafy e Weddy caricano a grappolo le loro uova in una zona esterna all’addome, chiamata area di cova. Il numero di uova trasportato è considerevole e può raggiungere anche 150-200 che vengono incubate per circa otto settimane. Solo un 5% dei piccoli raggiungerà la maturità dopo circa due anni, ed una dimensione di circa 45 centimetri per Weddy e leggermente meno, 30 centimetri mediamente, per il Leafy.
Siamo stati fortunati, febbraio è il periodo riproduttivo, la stagione ideale per ammirare questo insolito comportamento.
L’incontro con il Leafy Sea Dragon mi fa dimenticare tutto. Se già il Weddy mi aveva conquistato, con questo è amore a prima vista. Semplicemente fantastico! Tutte quelle fragili appendici, il musino vispo e la colorazione aranciata delle uova che contrasta con il verde del corpo lo eleggono immediatamente modello per eccezione. E ancora una volta diamo il via alle danze. Io e la modella
ci muoviamo lentamente attorno a questo cespuglio animato che non sembra per niente infastidito dalla nostra presenza. Forse pensa davvero di essere perfettamente mimetizzato e quindi invisibile ai nostri occhi! Il tempo passa inesorabile e Jim ci fa capire che è tempo di rientrare. Un ultimo sguardo alla strana creatura per ringraziarla e per dirgli addio e siamo di nuovo sul catamarano. Anche questa volta non mi sono lasciato nessuno scatto per gli altri animali, una scusa più che ottima per tornare anche domani a fare immersioni con Jim. Trascorriamo la notte nel nostro camper posteggiato nella fattoria e la mattina seguente ci svegliamo ancora più euforici. Abbiamo altre due occasioni per osservare i Sea Dragon e non solo, questa volta ci promettiamo di dare anche uno sguardo intorno. Già prima d’immergerci notiamo un gruppo di leoni marini sugli scogli, alcuni si crogiolano al sole, altri giocano nell’acqua. Mettiamo la testa sotto la superficie e puntiamo diretti verso di loro. La scena del giorno precedente si ripete ma stavolta ho molti scatti da dedicare a questi apneisti cicciottelli. C’è un bel da fare a stargli dietro, fuggono veloci in ogni direzione comparendo e scomparendo in frazioni di secondo. Vita dura per fotografi e modelle… Questa volta a decretare la fine dell’immersione non è il tempo ma la riserva d’aria, tutto questo movimento per correre dietro ai leoni marini ci ha fatto consumare più del normale. Un pranzo veloce e frugale ci separa dall’ultima immersione in questo mare.
Questa volta ci concentriamo su altre forme di vita; la particolarità di pesci e nudibranchi si fa notare fin dai primi sguardi. Caratteristici pesci (Enoplus armatus) a bande bianche e nere e pinne dorsali molto accentuate, si prestano docilmente alla macchina, lasciandosi avvicinare fino quasi a toccarli. Ancora un po’ di tempo per osservare alcune specie di stelle marine e poi conquistiamo ancora una volta la superficie. Raggiungendo per l’ultima volta il catamarano vengo colto da un attimo di malinconia ma il pensiero corre veloce e colmo di aspettative al rientro in Italia e precisamente all’elettrizzante momento in cui andrò a ritirare le diapositive, fedeli e vivide compagne della indimenticabile avventura subacquea a Kangaroo Island.
Se si cercano le maestosità architettoniche delle grandi città potremmo rimanere delusi, ma chi punta dritto a Kangaroo non lo fa certo per questo motivo. A pochi minuti da una delle città più grandi dell’Australia ci troviamo catapultati in un’altra realtà; il ritmo è segnato dalla natura e gli abitanti hanno imparato a proteggerla e valorizzarla nel migliore dei modi.
Impossibile dimenticarla.
Ringraziamo Maurizio per questo articolo e vi invitiamo a visitare il sito
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