Autore: Stefano Drago
Consiglio questo viaggio a chi fa immersioni e a chi non le fa, a chi ama semplicemente lo snorkelling, a chi ama oziare su un’amaca, a chi è in grado di star senza una birra per tutta la durata della vacanza, senza una discoteca (la malesia è un paese islamico, dunque niente di tutto questo), senza una strada asfaltata che conduca la propria vettura a zonzo (non ci sono auto, ne motorini); un po come a venezia, i taxi sono taxi boat, funzionanti nemmeno tutto il giorno, perchè dopo il tramonto la bassa marea rivela coralli vivi a pochi metri dal bagnasciuga che impediscono alle barche il passagio. Capita di trovarsi costretti a camminare per compiere il perimetro dell’isola passando dalla spiaggia, o lungo l’interno con una torcia alla mano, sperando che la batteria abbia vita sufficiente per portarci a casa.
Sentivo i bimbi del resort dove alloggiavo andare a scuola ogni mattina in barca; il più grande, di appena dieci anni, durante il tragitto depositava la madre al mercato del pesce, pesce che ci avrebbe cucinato due volte al giorno per una settimana. Facevano ritorno nel primo pomeriggio, quando il ragazzino lanciava la barchetta a motore sulla battigia alla massima velocità e prima di toccare terra dava una brusca sterzata, metteva la poppa alla spiaggia – spegneva il motore – lasciava che l’abbrivio conducesse la barca sulla sabbia fino a fermarsi, e contemporaneamente saltava fuori, atterrando con un mini tuffo direttamente in mare, vestito di tutto punto con la t-shirt di tutti i giorni – shorts di tutti i giorni – e scalzo – come tutti i giorni.
Ecco, io non sono subacqueo (la vostra lettura non terminerà dunque qui?!), ma nuotando al calar del sole il giorno dell’arrivo alle perenthian ho visto tanti di quei pesci come mai prima in vita mia, solo a dieci-venti metri dalla riva, ho visto incredulo squali di piccole dimensioni – ma squali – che emozione! – e mi sono domandato se si sarebbero rivelati gli squali – quelli dei film – oppure no. Ho ammirato coralli meravigliosi e tartarughe giganti che si ribellavano ai soliti rompipalle che solo prendendo fiato scendevano giù giù fino a procurar loro il fastidio necessario a farle salire in superficie (non ditemi che ce le mettevano i tour operator per la gioia dei turisti organizzati..)
Rivedo adesso un veloce dialogo con un concittadino che mi diceva <<qui è come essere in alta montagna ma senza sapere ne volere arrampicare. Sai dove posso trovare un posto per ballare e bere una birra?>>
Non lo sapevo. Qui non si beve e non si fa casino, ma c’è un paradiso in mare che vale molto di più. Peccato solo non aver avuto il coraggio per il battesimo del mare..
Stefano
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