Autore: Luca Turchetto
Attorno a questo animale ruotano miti e leggende, molto spesso travisate. Posso ad esempio ricordare il celebre film di Spielberg dove lo squalo in questione era rappresentato come un feroce predatore/mangiatore di esseri umani.
Siamo però del tutto sicuri che la vittima siamo proprio noi e lui il carnefice ?!?
Oggi cercherò di chiarire un attimo la situazione in questione, facendo una sorta di intervista con questo animale..non è stato facile però coinvolgerlo in questo mio progetto perché, a differenza di quanto si pensa, lo squalo è un animale molto timido al quale non siamo neanche così appetitosi.
Ma eccomi ora faccia a faccia con uno squalo…
la Verdesca (Prionace glauca).
“Signora Verdesca..innanzitutto grazie per il tempo dedicatomi..mi racconti qualcosa di lei..così potremmo riconoscerla”.
“Eh caro Luca..cosa posso dire..intanto che sono
uno squalo mediterraneo, avente un habitat essenzialmente pelagico e
superficiale. Nell’immaginario collettivo incarno proprio il prototipo di
squalo; in quanto presento una forma snella con lunghe pinne pettorali, una
testa molto allungata terminante con un muso appuntito”.
“Ma come mai viene
anche chiamato “squalo azzurro?”
“E’ per via di questa mia colorazione, che mi
differenzia da altre mie amiche. Questo colore blu intenso sul dorso che man
mano sfuma verso il basso nel ventre. E vedo che mi snellisce anche agli occhi
degli altri pesci!! E’ un tipico esempio di colorazione mimetica, se mi
guardassi dall’alto verso il basso, quando sei in immersione con i tuoi amici
subacquei, non mi vedresti in modo così definito perché mi confonderesti con il
resto della colonna d’acqua; così come se mi guardassi dal basso verso l’alto
incroceresti il bianco del mio ventre che si mescolerebbe con il riflesso della
luce sul mare”.
“Bene, ora sappiamo
meglio che forma ha. Ma una cosa che mi sono sempre chiesto è perché vi viene
affibbiata la definizione di “mangiatore di uomini”? Siete veramente così
cattivi?”
“Siete stati voi a definirci in questo modo;
purtroppo noi squali saremmo sempre visti come dei mostri, aggressivi e
predatori perché siamo carnivori, non lo nego, ma dopotutto ci sono animali
molto più piccoli di noi che vi fanno danni ben peggiori. L’altra sera mentre
ero a casa di amici si discuteva che la zanzara della malaria uccide circa 2
milioni di esseri umani l’anno e il cobra circa 50.000; noi non siamo degli
stinchi di santo ma ci fermiamo a circa una trentina l’anno. Voi piuttosto ci
state facendo molti più danni di quanto potete immaginare, ogni anno uccidete
dai 70 ai 100 milioni di squali. E soprattutto gli italiani, come te Luca, ci
stanno dando un grosso dispiacere. Siete al primo posto come paese europeo per
la pesca agli squali mediterranei ed al quarto come importatore a livello
mondiale di carni di squalo. Sono proprio delusa da questo comportamento, ma vi
piacciamo così tanto?!? Ah beh, è facile mangiare carne di squalo..siamo senza
spine, nei supermercati ci trovate già in tranci pronti da fare alla griglia,
non costiamo neanche tanto. Ma tanta gente non sa neanche che animale sta
mangiando…quando legge sull’etichetta verdesca, spinarolo, palombo…eh?!?!?
Boh..ma si prendiamolo..sembra proprio un bel secondo…farò un figurone a cena
stasera.
Ecco, è questo quello che pensate al supermercato”.
“Purtroppo non posso
darle torto, gli esseri umani stanno maltrattando troppo l’ambiente e le specie
che vi abitano. So che voi squali siete anche protetti, è vero?”
Foto di Massimo Boyer
“Certo che è vero. Io, verdesca, sono tra le
specie gravemente minacciate dall’intensa pesca commerciale. Anche perché non ho
una prole così numerosa come si potrebbe pensare per gli altri pesci. Partorisco
al massimo dai 25 ai 50 piccoli. Voi le leggi per proteggerci le fate ma non
sempre le rispettate.”
“Ma da cosa siete
protetti, chi è che vi ha dato la definizione di gravemente minacciato?”
“L’IUCN (The World Conservation Union).
Facciamo un po’ di diritto Luca: una specie viene considerata tale – gravemente
minacciata – quando si trova a gravissimo rischio di estinzione in natura
nell’immediato futuro, sulla base di questi criteri:
a) riduzione della popolazione dell’80% nell’arco degli ultimi 10 anni o di tre
generazioni a seconda di qual è il periodo più lungo;
b) areale stimato inferiore a 100 kmq o superficie occupata inferiore a 10 kmq;
c) popolazione stimata inferiore a 250 individui maturi;
d) probabilità di estinzione in natura al 50% almeno in 10 anni o tre
generazioni.
In base a questa classificazione io verdesca sono stata inserita nell’allegato
II e III della convenzione di Berna, relativa alla conservazione della vita
selvatica e dell’ambiente naturale in Europa. Secondo tale convenzione deve
essere vietato cogliere e collezionare le specie presenti. Mi viene da sorridere
come voi umani rispettate tali disposizioni.”
“E sai anche di tuoi
amici squali che sono anch’essi tutelati da altre convenzioni?”
“Certo! Non ci sono solo io, alcuni miei
compagni squali sono tutelati dalla CITES,
convenzione firmata a Washington nel 1973 sul commercio internazionale delle
specie animali e vegetali in via d’estinzione. Sono, ad esempio, lo squalo
balena (Rhincodon typus), il
cetorino (Cetorhinus maximus) e lo
squalo bianco (Carcharodon carcharias)
tutti e tre presenti nell’appendice 2, dove sono elencate tutte le specie che,
pur non essendo necessariamente minacciate d’estinzione al momento attuale,
potrebbero esserlo in futuro se il commercio di tali esemplari non fosse
sottoposto ad una regolamentazione stretta avente per fine di evitare uno
sfruttamento incompatibile con la loro sopravvivenza”.
“Bene, io la ringrazio
del tempo che mi ha dedicato, della chiarezza delle sue risposte e mi auguro che
d’ora in avanti tante persone quando leggeranno verdesca, palombo o altri nomi
strani si chiedano cosa stanno prendendo per evitare che in questo mondo si
rimanga da soli”.
“Me lo auguro anch’io Luca, così come
dovrebbero augurarselo gli amanti della risorsa acqua, spero in una più attenta
applicazione dei trattati e una maggiore conoscenza e consapevolezza nelle
persone che noi NON siamo pericolose e siamo altamente sostituibili a livello
alimentare da altre specie non a rischio estinzione.”
Foto di Fabio Russo
Foto di Fabio Russo
Foto di Fabio Russo
Foto di Fabio Russo
Articolo pubblicato su
ScubaZone n.10
magazine scaricabile e sfogliabile gratuitamente sul sito:
www.scubazone.it
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