I polpi cacciano coi pesci, a volte. I subacquei lo sanno, lo sciarrano che mantiene una certa posizione può rivelare che c’è un polpo nelle vicinanze. In realtà i due animali sono in caccia, in un certo modo collaborano inseguendo e mantenendo sotto pressione le loro prede. Ciascuno sfrutta le proprie doti venatorie, lo sciarrano piombando sulle prede che si attardano allo scoperto, il polpo introducendosi in buchi e anfratti e ghermendo chi si è rifugiato lì. La collaborazione finisce qui, i due cacciatori non si spartiscono la preda, semplicemente associandosi aumentano le probabilità di catturare qualcosa.
Man mano che la scienza si dedica allo studio dei pesci e le osservazioni dal vivo aumentano, nuovi casi di collaborazione sono descritti, anche con animali lontani nella sistematica: serpenti di mare e pesci come carangidi (la montagna dei serpenti, ScubaZone n. 1, ), cernie e murene. Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Ecology, descrive un comportamento particolare del polpo diurno di reef Octopus cyanea che in mar Rosso si associa per la caccia con diverse specie di pesci come il pesce scoiattolo (Sargocentron caudimaculatum), la cernia pinna nera (Epinephelus fasciatus) e la cernia coda a lira (Variola louti), e a volte durante l’attività insieme, si arrabbia coi pesci che lo circondano e li prende a pugni, colpendoli (anche con una certa violenza) con un tentacolo.
Si potrebbe pensare che questa esplosione di violenza derivi da qualche conflitto, come la lotta per il cibo, come spesso accade tra gli animali. Ma la cosa curiosa in questo caso è che il motivo non sembra essere altro che arrabbiatura, risentimento.
Polpi che cacciano coi pesci
I polpi e i pesci tendono a cacciare insieme, a sfruttare la morfologia e la strategia di caccia dell’altro, anche per tempi lunghi, un’ora o più Diciamo che sono un chiaro esempio che la forza è nell’unità. Il problema è che quando ci sono molti individui, aumenta anche la tensione. Man mano che più unità si uniscono, si crea una rete complessa in cui investimenti e redditività possono diventare sbilanciati, rendendo necessaria un’azione da parte del polpo.
In questo caso, il controllo dei partner viene eseguito dai polpi in un modo brusco, a cazzotti.
I ricercatori ritengono che la scazzottata svolga una funzione specifica nella dinamica della caccia alla preda. Che potrebbe essere quella di mantenere il pesce allineato durante la caccia. Colpendo, i polpi possono prevenire comportamenti parassitari da parte di pesci che si avvicinano per approfittare della confusione generata nelle prede, ma non contribuiscono al banchetto.
A volte sembra proprio che il polpo voglia semplicemente sfogare esplosioni di rabbia, come quelle che a volte capitano agli umani. In due occasioni, i ricercatori hanno notato che i polpi lanciavano i loro “pugni” all’improvviso senza alcuna intenzione di afferrare la preda.
I ricercatori hanno avanzato due ipotesi per spiegarlo. Uno di questi è che non ci sia intenzione pratica nell’assalto da parte del polpo. Il comportamento può derivare dal rancore da parte dei polpi, magari allo scopo di “imporre un costo al pesce” per la loro presenza. “Io caccio con te, ma te la faccio pagare…”
Un altro scenario teorico suggerisce che potrebbe essere una forma di aggressione con benefici ritardati. “Dove il polpo paga un piccolo costo [in termini di dispendio energetico] per imporne uno più pesante al partner che si comporta male, per promuovere comportamenti collaborativi nelle interazioni future“. Una specie di punizione preventiva.
In ogni caso, questi comportamenti ci ricordano che non solo gli esseri umani possono avere esplosioni d’ira. Da oggi siamo in buona compagnia.