Autore: Gigi Casati
Foto: Roger Cossemijns
Imprese straordinarie: Oliero [2a Parte]
Martedì 18 voglio andare a controllare il filo dai 1250m in avanti nella galleria dell’attivo; è una buona occasione per le riprese: montata sul casco ho una microcamera che registrerà per circa un’ora, ciò che vedro’ durante l’immersione. Io stesso avrei dovuto essere ripreso durante il passaggio del laminatoio ma, purtroppo raggiungo i cameramen, partiti una decina di minuti prima di me, a metà strada rispetto al luogo dell’appuntamento; a cavallo del maialino, li supero ed arrivato in brevissimo tempo sul punto prestabilito, non avendo idea di quanto si potrebbe prolungare l’attesa del loro arrivo, dopo qualche minuto opto per continuare il mio programma di lavoro; le riprese le faremo un altro giorno. Raggiungo bel bello i 1250m, lascio i propulsori ed il materiale che ho con me, per riuscire a muovermi con più agilità. Riparo il filo rotto che va nel ramo attivo e, dopo una pinneggiata di solo qualche decina di metri, voilà, il collegamento è ripristinato. Già che ci sono, mi carico una bombola da 20l che avevo lasciato lì domenica già con l’intenzione di portarla a 1450m. Uffa che barba! Dopo un centinaio di metri, di nuovo mi devo fermare per riparare il filo. Raggiunti i 1450m finalmente, poso la bombola e uno svolgisagola, e mi impegno in una meritata piccola corsa, senza troppi gingilli addosso ma solo con il maialino, fino a 1550m. La doverosa verifica dei tre analizzatori, mi segnala che uno non funziona: non vorrei, ma la prudenza mi impone di rientrare. Raggiunti i 1250m il sensore si rimette a funzionare; meglio così, perchè ciò significa che è colpa del il solito falso contatto che ahimè avevo tralasciato di riparare. Dopo 90′ raggiungo la quota deco e vedo sfilare Jean Jacques che va a far pulizie dei fili vecchi rotti a 900m dall’ingresso. In assistenza Francesco, Giuseppe, Modesto e Christos, sempre puntuali, sorvegliano sia la mia decompressione prima, che quella di Jean Jacques dopo.
Partenza
Mercoledì giornata di riposo assoluto mentre i nostri cameraman svolazzano nell’acqua per cogliere immagini nei primi 200m di sifone.
Giovedì dedico la giornata alla sistemazione delle mieattrezzature per la punta del giorno dopo ed alla sommaria verifica della campana che mi ospiterà alla conclusione delle prossime lunghe immersioni. Jean Jacques dal canto suo, ritorna nella stessa zona di martedì per continuare le pulizie dei fili. Christos, solo, si occupa di noi due e conclude le sue mansioni da balia, dedicandosi a sorvegliare la deco di Jean Jacques.
Venerdì: A partire da ora, le nostre forze si concentreranno sul ramo chiamato "attivo". L’altro ramo, detto impropriamente "fossile" manifesta anch’esso presenza di corrente ma in modo più moderato, per cui la curiosità esplorativa è rivolta dalla parte da cui di acqua ne arriva tanta di più.
Fortunatamente i primi 1250m sono in comune ai due rami quindi non c’è niente da ripristinare perchè il filo di Arianna, le bombole e il maialino di soccorso sono in posizione. Non resta altro che andare a vedere da 1250m a 1690m, punto in cui lo scorso anno, complice la pessima visibilità, dai 2 ai 3m, non mi era stato permesso di intravedere la prosecuzione. Rispetto ai giorni appena trascorsi, le condizioni all’Oliero si stanno ottimizzando, cioè la corrente diminuisce e la visibilità migliora pian pianino. Finalmente riprenderò l’esplorazione, anche se mi imporrò delle soste lungo il percorso per verificare che gli erogatori montati sui relè di soccorso siano funzionanti. Vado:la bombola che giace a 1450m la porto fino a 1600m ma il filo si interrompe nuovamente. Sono costretto a cambiare i piani e a lasciare la bombola da 20l ed il maialino grosso, proseguendo con il propulsore piccolo e tirando il filo fino alla fine dell’esplorazione dello scorso anno a 1685m. A questo punto decido di deporre anche il maialino piccolo e di avanzare solo con le pinne. Ricordando i tentativi di ricerca senza risultato dello scorso anno andando dritto e a destra, stavolta provo sulla sinistra e trovo una galleria che inizia con 2,5m di altezza e una larghezza di oltre una decina; ecco, ci sono! Con queste condizioni di buona visibilità è stato facile trovare la sospirata prosecuzione. Mi ci infilo senza esitare e subito le dimensioni si ampliano notevolmente.
Decompressione a -9m
Posizionandomi nel mezzo per avere la visione delle pareti che riesco ad intravedere appena, le stimo a una decina di metri di distanza da me ed il soffitto a 4-5m; sento una leggera corrente che mi contrasta ma non è fastidiosa. La profondità rimane costante sui -52m e dopo un centinaio di metri, mi ritrovo in una zona con dei massi di crollo che risalgo; il soffitto ora, è solo a 2m dal fondo ma dopo una decina di metri di nuovo mi abbasso di quota e la galleria torna ad avere le cospicue dimensioni di prima. Il fondo è a tratti di roccia, a tratti di ghiaia inglobata nel fango; sui lati della galleria osservo giganteschi depositi di argilla.
Riesco ad avanzare per 207m prima di fermarmi su un comodo piano di roccia che mi servirà per depositare il maialino grosso alla prossima punta: oggi ci lascio una bombola da 20l e lo svolgisagola pronti all’uso. Rientro a mezz’acqua osservando la galleria, fino a raggiungere il maialino piccolo, un rapido passaggio ed ecco di fronte a me il maialino grosso che
mi aspetta; i gesti sono i soliti: preparo il cavo per rimorchiare, attacco i moschettoni, sposto i pesi in maniera di avere tutto il carico come lo desidero e di nuovo a cavallo del "fido destriero". Sono costretto a rallentare nei pressi di una curva a circa 1500m dall’ingresso vedendo un povero piccolo proteo morto già in fase di decomposizione. I soliti passaggi chiave, dove faccio attenzione a non sbattere la testa, dove evito che i fili vecchi si impiglino nell’elica, dove penso che devo ancora percorrere 40′-45′ di galleria con i suoi continui saliscendi prima di arrivare alla decompressione. I due speleosubacquei belgi impegnati a topografare la zona profonda dell’Elefante Bianco attorno ai -105m, si prendono una pausa dai loro lavori raggiungendo l’Oliero per di assistermi durante la decompressione. Dopo 125′ sono in quota deco: lì Marc mi porta dopo 40′ la batteria e le cavigliere cosicchè la mia deco può procedere nel massimo confort. Roger viene a scattare delle foto e Christos si alterna con Marc per servirmi il thè. Visto il trattamento da principe, decido di non entrare in campana e di fare tutta la deco in acqua: dopo 263′ riemergo.
Decompressione a 6m – Si avvicina alla campana ma…
Sabato Jean Jacques continua l’infinito lavoro di pulizia della galleria dai vecchi fili e l’infaticabile Christos, dotato della sua "fresca" muta umida gli fa assistenza. Nel pomeriggio arrivano Caramella e Viki che vengono subito messi al lavoro: il filo da metrare per lo svolgisagola che utilizzerò domani.
Domenica mi immergo verso le 11h20′. Al di là del laminatoio mi aspetta il maialino piccolo e la bombola da 20l che Francesco ha portato poco prima della mia partenza. Raggiungo il laminatoio, scendo dal maiale e lo trascino con me nel passaggio basso quando, per un colpo sul soffitto gli si innesca il motore. Riesco a rimanergli attaccato per il convogliatore mentre per rimettere la leva, troppo lontana dalla mia mano, in posizione, lo sbatto in senso opposto nuovamente sul soffitto. Medito sull’accaduto e su come cautelarmi nel futuro. Oggi è il giorno del maialino pazzo ed i guai non sono terminati. Quando nuovamente si riaccende, non riesco a tenerlo. Questa volta va ad incastrarsi contro il soffitto e, mentre tento di aggirarlo, il flusso creato dalla spinta dell’elica mi spinge via; prendendola alla larga, riesco ad acchiapparlo e finalmente, dopo qualche metro, esco dal laminatoio. Capisco che tutto il patatrack è imputabile alla variazione dello zavorramento che avevo sperimentato. Mi attacco il maialino di soccorso dietro, prendo la bombola da 20l e rimonto a cavallo del mostro domato. Una delle due ali si è stortata per l’urto, ma si può ancora usare. Pensare che prima di entrare in acqua mi sentivo in forma smagliante! Quando, dopo 30′ di immersione, il VR3 mi segnala che la batteria è bassa, anche il mio umore scende di giri e mi viene voglia, una volta arrivato al termine del filo a 1892m dall’ingresso, di posare maialino e svolgisagola e di rientrare. Poichè sono più lento di 3′ sui primi 1250m di galleria, per recuperarli, comincio a tagliare le curve che ormai conosco bene; ora sì che mi diverto! A 1600m dall’ingresso c’è sua maestà il proteo, "un bel esemplare che non prende il sole ma sta sdraiato sulla spiaggia". Il filo scorre sotto di me ed eccomi nella parte da me visitata di recente; sono quasi alla fine del filo, tutto va per il meglio, anche il computer continua a funzionare; vedo il luccichio dello svolgisagola, mi fermo, giro il maiale grosso in direzione dell’uscita. Sono passati 55′, sgancio il piccolo ed invece che rientrare mi faccio attirare dal richiamo troppo forte dell’ignoto. Dopotutto, se rimango sotto un pochino in più, la mia decompressione non cambierà molto rispetto a quelle fatte nei giorni scorsi: impugno lo svolgisagola e parto verso nuovi ambienti. Dopo qualche decina di metri, sono costretto ad andare a sinistra poi a destra poi ancora a sinistra prima di trovare un buon passaggio. La galleria scende a -60m, percorro 80m prima di lasciare il maialino sopra un sasso, scendo ancora fino a -64m poi vado in orizzontale. Non credo ai miei occhi; sono in un salone enorme, con un soffitto a più di 10m da me, il fondo a 3m; a sinistra non vedo nulla a destra nemmeno; proseguo disorientato e mi infilo in una galleria che risale. Lo stupore non è finito: la roccia in questa zona è completamente diversa, nera nerissima, forse basalto? Chissà cosa è successo qua sotto qualche "annetto" fa! Continuo a risalire per la galleria inclinata di 45° circa; a -50m riesco ad intravedere le pareti; la corrente è decisamente più sensibile. Risalgo fino a -44m, mi fermo: intorno a me enormi massi neri riducono la sezione della condotta. La corrente è abbastanza sostenuta tanto che preferisco non tentare di varcare la finestra di fronte a me che misura circa 4X4m. Per oggi basta: è il momento di rientrare. Fisso il filo, lo taglio, recupero lo svolgisagola; l’etichetta mi rivela che ho steso 233m di filo, l’orologio mi indica che sono al 75′. Mi stacco dal fondo e mi lascio trascinare dalla corrente: rimanendo a 5m dal filo, a mala pena riesco a vedere il soffitto; le rocce nere che osservo nella galleria, hanno delle forme incredibili, tanto che vorrei rimanere qui a godermi queste immagini. Eccomi di nuovo nella sala e poi in lontananza la luce del maialino che avevo lasciato acceso per avere un riferimento durante il rientro. Vi salgo a cavallo e via verso il maiale grosso. Devo decidere, prima di raggiungere il punto in cui ho lasciato il maialone, se recuperare tutto e desistere, o se ritornare qui a cercare nuovi passaggi e tentare di forzare la finestra con la corrente. Nell’ultimo chilometro fatico un po’ a respirare, sento acqua nel circuito ma non volendo fermarmi a vuotare i polmoni, viaggio inclinato per evitare di bere. Non voglio nemmeno uscire in circuito aperto per così poco, perciò tengo duro e raggiungo la prima sosta deco dopo 130′; nei due minuti che devo trascorrere a -36m riesco a svuotare i polmoni del circuito e la respirazione torna normale. Simone è il primo a venirmi incontro, quando sono già a -18m; solita routine: mi scarico di tutti i materiali ingombranti, e rientro dal laminatoio senza faticare. Le avventure di questa immersione mi fanno sentire un po’ stanco per cui decido di entrare in campana. Caramella ha portato un maiale che userà domani Jean Jacques, Matteo mi aiuta ad entrare per gli ultimi 75′ di deco in campana, poi torna per aiutarmi ad uscire. Riemersione senza alcun problema dopo 290′.
Intanto fuori al freddo si aspetta che Gigi esca.
Lunedì. La mia è una giornata tranquilla: devo solo riempire la bombola di argon e smontare il circuito. Jean Jacques invece, si incarica di andare a sostituire il maialino di soccorso che da diversi giorni giace addormentato a 1250m, con uno simile con le batterie fresche di carica. Il maiale ( medio ) che utilizza per raggiungere il punto, normalmente ha una autonomia di 4km alla massima velocità tirando un carico pesante, ma stavolta inspiegabilmente, questo ha un cedimento, forse dovuto alle batterie, a circa 1000m dall’ingresso; Jean Jacques decide di lasciarlo attaccato al filo e di rientrare con il maiale di soccorso che doveva sostituire l’addormentato. In decompressione lo assiste Caramella mentre Viki, in crisi influenzale, preferisce non immergersi. Christos per la seconda volta, se ne è andato a Modena a sostituire un pezzo del suo nuovo "giocattolo"
Martedì. Mentre io riposo ancora in attesa dell’immersione di domani, oggi è il grande giorno di Caramella che utilizzando miscele, andrà a fare un giro a circa 400m dall’ingresso. Verso i -42m i soliti tre piccoli protei lo salutano. Poiché non si può perdere una "prima" così, Christos si incarica di filmarlo, ed insieme a lui riprende, nel lago iniziale, un proteo. Viki trasporta oltre il laminatoio, un maialino che utilizzerò come soccorso domani.
Decompressione appollaiato sulla-campana.
Mercoledì. Con questa immersione vorrei controllare se è possibile continuare la galleria ed approfittare per raccattare un sasso dal fondo da far analizzare. Dopo circa 400m di galleria, accorgendomi che ho un ingresso di acqua nel reb, mi rassegno all’idea che i miei progetti dovranno subire delle limitazioni: decido comunque di avanzare per trasportare il più lontano possibile il maialino piccolo e, nel caso raggiungessi il punto dove Jean Jacques lunedì, ha lasciato il maialino medio, provvederò a recuperarlo. Arrivato a 1000m circa dall’ingresso, vedo il maialino medio ben attaccato sul filo; dal momento che continuo a respirare bene, avanzo ancora un po’. Le due bombole da 20l che ho con me, più le bombole di sicurezza nel sifone, mi danno sicurezza, e questo è il motivo per cui avanzo ancora un altro poco, poi ancora un altro pochino, fino a raggiungere i 1800m dove lascio il maialino piccolo. A questo punto non penso tanto alla continuazione dell’esplorazione bensì alla possibilità di andare a prendere il campione di sasso. Raggiunti i 2000m dall’ingresso, alla profondità di -60m, raccolgo un sasso e lo metto nel piccolo sacco di pvc.
Finalmente mi è chiaro da dove entra l’acqua nel reb: in espirazione, a seconda di come trattengo il boccaglio nella bocca, vedo qualche bolla uscire; durante la manutenzione, l’aver smontato tutto il circuito, pulito le valvole, ecc. non è servito a nulla dal momento che non ho pensato di sostituire la fascetta che tiene il boccaglio morbido fissato sulla parte rigida. Rientrando a tutta velocità, non avendo nulla al traino, decido di non vuotare il loop di respirazione del circuito dall’acqua, per sperimentare fino a che punto posso continuare a respirare.
Raggiunto il maialino medio, mi fermo lo attacco dietro di me e lo tiro fino al laminatoio dove viene preso in consegna da Francesco. Viki recupera il maiale grosso e mi fa assistenza in decompressione mentre Christos, sempre più coinvolto nell’entusiasmo delle riprese, si diverte a documentare le decompressioni, il proteo, e tutto quello che gli pare degno di interesse.
A fine immersione ho verificato il quantitativo di acqua all’interno del loop e ho osservato di averne quasi un litro nel canister e un litro abbondante nel polmone di espirazione.
Giovedì. Mentre Christos, Viki e Caramella si dedicano alle loro immersioni, io e Jean Jacques andiamo a fare spesa: vino e formaggi dell’altopiano.
Venerdì. Jean Jacques ha il compito di andare a circa 1000m dall’ingresso, per terminare il lavoro di tagliare dei vecchi fili e lasciare la grotta almeno nel tratto iniziale, il più in ordine possibile.
Viki, Christos e Caramella si occupano di assisterlo mentre io, dopo aver sistemato il boccaglio, mi preparo le bombole per l’immersione del giorno dopo: una bombola da 2l di O2 e una bombola da 2l di argon. Jean Jacques al termine dell’immersione, mi comunica di aver "lasciato" il maialino a 900m e di essere rientrato a pinne.
Finalmente Gigi riemerge
Sabato. Oggi è l’ultima immersione di questa spedizione: mi propongo di raggiungere l’obbiettivo sfumato mercoledì e di recuperare tutto il materiale all’interno della grotta. Sono in acqua che mi attacco le bombole laterali, mentre attivo la calce respirando in tutta tranquillità sul circuito, quando sento acqua entrare dal boccaglio: le imprecazioni per i primi 20 secondi si sprecano. Smetto di
respirare e osservo il boccaglio: la fascetta che avevo tirato come un forsennato si è staccata..…gentilmente Jean Jacques mi recupera una fascetta più solida e finalmente posso partire. Non avendo carichi da trasportare, pur avendo inserito la velocità lenta sul maialino, avanzo troppo velocemente tanto che, nei cambi di direzione più netti, devo fare degli sforzi fisici non indifferenti per modificare la traiettoria. Raggiungo in 40′ i 1800m, cambio propulsore: lascio il maiale grosso e continuo con il piccolo fino a raggiungere la sala a 2000m; inizio a gironzolarvi per vedere se ci sono prosecuzioni, ma purtroppo nulla; posso solo descrivere che ha una larghezza di 20-25m e che sui lati, le pareti sono ben visibili. A questo punto non mi resta che raccogliere altri campioni di sassi ed iniziare il rientro. Essendo costretto a delle soste per recuperare il materiale che avevo posizionato nei giorni precedenti nella grotta, ecco cosa mi ritrovo a trasportare negli ultimi 900m fino al laminatoio dell’ingresso: tre maialini, 4 bombole da 20l, 2 bombole da 15l e la zavorra supplementare. Inizio la decompressione dopo 120′ di immersione, e come sempre, ricevo la gradita visita da parte di Ennio, Caramella, Christos, Viki e Simone che mi alleggeriscono del carico e mi portano sia da bere, sia le batterie per il confortevole giubbetto elettrico. Una volta sistematomi per benino, scelgo di non usare la campana per la deco cosicché gli amici possano nel frattempo, smontare la campana. Riemergo dopo 270′.
L’Oliero è una riserva di grosse soddisfazioni e per questo la mia ricerca continuerà ancora a lungo.
Anche se la voglia di proseguire è molta, sento che è meglio che mi prenda una piccola pausa per ricaricarmi lo spirito. Il progetto che desidero attuare tra pochi giorni è quello di ritornare alle grotte di Oliero, nel sifone dei Veci, in compagnia di Rick Stanton e John Volanthen per iniziare un’esplorazione un po’ diversa dalle solite.
Si ringrazia:
Amministrazione Comunale di Valstagna
Gestore delle Grotte di Oliero: Ivan Pontarollo
Gruppo Grotte Giara Modon
Nucleo Subacqueo dei Vigili del Fuoco di Vicenza
Partecipanti:
Claudio Carnello ( Caramella ) Italia
Christos Barous ( Why not ) Grecia
Davide Bernardotti Italia
Dilda Modesto Italia
Ennio Lazzarotto ( Enniosan ) Italia
Enrico Piva ( Maceria ) Italia
Francesco Boaria Italia
Giuseppe Frison Italia
Jean Jacques Bolanz ( Kaiser ) Svizzera
Luigi Casati ( Gigi ) Italia
Massimiliano Cicchellero ( Cichita ) Italia
Massimiliano Valsecchi ( Cimabue ) Italia
Marc Vandermeulen ( Asterix ) Belgio
Matteo Bertulessi ( Viki ) Italia
Michele Modolo ( Sarchiapone ) Italia
Roger Cossemyns Belgio
Simone Piscitelli ( Cicici ) Italia
Sponsor
Aquatek Circuito chiuso Voyager
Aquatica Attrezzature varie
Best Divers Attrezzature varie
Giosub Lampade
Parisi Mute
Coltri sub Compressore
Utengas Gas vari
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