Fino a qualche decennio fa parlando di Pianosa immediatamente si pensava ad un grigio luogo di pena cinto da una striscia di terra bassa e ventosa, isolato per questo dal resto del mondo e ignorato persino dalle isole vicino. Oggi finalmente è possibile visitarla e si scopre invece essere un luogo di vestigia storico architettonico, ma anche di fascino e natura circondato da un mare ricco e cristallino che la tutela di oltre un secolo e mezzo gli consente di esprimere interamente la sua bellezza!
A terra
Dalla nave l’isola di Pianosa appare come una sottile striscia dal tono più scuro che si colloca tra l’azzurro del cielo e del mare. Dista solo una manciata di miglia dall’isola d’Elba ma spesso la foschia ne cela la presenza. L’isola è uno zoccolo di tufo calcare che si erge sul mare per una altezza massima di quasi trenta metri.
Pianosa in primo piano il Forte Tegia sullo sfondo a sx la Specola
Rappresenta, con i suoi sei chilometri di lunghezza e cinque di larghezza, una delle porzioni di terra emersa appartenente alla più ampia dorsale sottomarina cui viene appunto dato il nome di “Dorsale di Pianosa”; l’ultimo lembo di un promontorio sommerso perpendicolare al continente comprendente anche l’isola d’Elba. Identificata un tempo come l’isola del Diavolo, questo fazzoletto di terra oggi è meglio conosciuta come l’isola del Silenzio sulla quale tra gariga e macchia mediterranea di lentisco, rosmarino e cisto marino, amano soggiornare e nidificare numerosi uccelli migratori. Il fascino, lo stupore e la magia che si avvertono appena sbarcati in porto sono il risultato di una lunga destinazione per Pianosa, quella di essere stata colonia penale e carcere di massima sicurezza. Una segregazione durata più di un secolo e mezzo e terminata nel 1997, a cui ha fatto seguito una graduale ma inesorabile riduzione della popolazione carceraria tanto da poterla considerare oggi quasi
disabitata. Il paese, affascinante borgo del passato che si distende come un anfiteatro intorno al porticciolo, mostra i segni della vecchiaia. Le crepe delle facciate lo stato di dimenticanza nella quale sembra sprofondato chiede aiuto, attenzione, valorizzazione per quest’area titolare di un ambiente naturale e integro ormai scomparso sulle isole vicine. In paese, la prima sensazione che si avverte è che qui il tempo si è fermato.
Pianosa, la Specola
L’architettura tipicamente Ottocentesca è rimasta invariata, accompagnata dalle mura e torri merlate della Specola ed il grande fascino che emana il Forte Teglia , bastione storico eretto ed armato a difesa dell’isola durante il breve regno di Napoleone all’Elba. Lungo il viale centrale si incontrano in successione la palazzina della Cala dei Turchi dove in passato era eretta la torre di avvistamento dell’isola e di cui il nome della cala pare prenda origine da una sconfitta inflitta ai pirati turchi dall’Ammiraglio genovese Andrea Doria, ed il Guardiolo utilizzato anch’esso con molta probabilità come punto di sorveglianza. Proseguendo si può ammirare la casa dell’Agronomo , il più bel palazzo dell’isola, nel quale risiedevano l’Agronomo ed il suo Assistente, figure di stimata importanza per la struttura a vocazione agricola cui era destinata la colonia penale. Oltre si osserva un imponente ingresso denominato “ la Barriera” , il confine che fino alla costruzione del muro in cemento armato voluto dal Generale Dalla Chiesa, rappresentava per i detenuti luogo di transito tra la coercizione o la libertà. Oltre la Barriera infine una minuta piazza sulla quale si affaccia la Chiesa di S. Gaudenzio fatta erigere ancora dai Granduchi di Toscana. Citata in epoca romana come l’isola di Planasia o Planaria, in realtà Pianosa era già stata abitata da popolazioni preistoriche così come testimoniano le tombe ed i numerosi manufatti rinvenuti prevalentemente lungo la costa. Risalenti al dominio romano fanno parte le catacombe che si trovano al centro del paese, le più estese ed importanti ritrovate a settentrione dell’Urbe. A pochi passi dal mare ci sono i resti del complesso dei “Bagni di Agrippa”, l’area termale appartenente ad una villa del primo secolo a. C. nella quale Marco Postumo Agrippa prediletto di Cesare Augusto, venne esiliato da Livia Drusilla per evitare al figlio Tiberio altri pretendenti al trono dell’Impero.
Pianosa, le Catacombe Paleocristiane
Pianosa, la Piazzetta della Barriera
Pianosa, le colonne merlate del Marchese
Ciò che rimane della sontuosa dimora è visibile percorrendo la passeggiata che costeggia la candida rena di Cala Giovanna. A pochi passi dal mare affiorano muri e mosaici, nella darsena di Augusto si trova quanto rimane della peschiera. La storia di Pianosa è lunga e travagliata. Sfiorata dall’interesse dei Longobardi passò sotto la protezione della Chiesa insieme a tutto l’Arcipelago Toscano. Il suo nome riappare prepotentemente nella storia ad inizio del primo millennio in occasione delle innumerevoli battaglie avvenute tra le Repubbliche Marinare di Genova e Pisa. Dominare su una isola strategicamente così importante per la navigazione dell’alto Tirreno, significava anche avere il totale controllo dei traffici commerciali. Una prospettiva alettante, che non passò inosservata nemmeno alle scorribande con deportazione totale dei pianosini da parte dei pirati. Tre secoli di pirateria sono infatti quelli che si sono succeduti alle battaglie navali tra genovesi e pisani, tre secoli durante i quali Pianosa subì gli attacchi di feroci corsari.
Pianosa, Cala S. Giovanni
Pianosa, i colori del Golfo della Botte
Pianosa, una esclusività ormeggiare nel Porto Romano
Il Barbarossa, Gaddalì, il Dragut , tutti nomi che facevano tremar la voce al solo nominarli. L’ombra delle oscure tragedie subite dai coloni era talmente viva che a nulla valsero i vari tentativi fatti in tempi successivi per ripopolarla. Anche Napoleone tentò ma inutilmente. Seguendo il destino di molte altre isole minori fu così che il 9 aprile del 1858 a Pianosa venne istituita la Colonia Penale Agricola. E da lì inizia il suo isolamento. Attualmente per l’aspetto amministrativo l’isola dipende dal Comune
di Campo nell’Elba, ma su l’intero territorio ci sono vincoli dettati dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, della Sovrintendenza ai Beni Archeologici per la Toscana e delle Belle Arti dei Beni Culturali ed Ambientali. Il Ministero di Grazia e Giustizia ha ancora in concessione alcuni edifici e tutt’ora sono presenti vari distaccamenti con sezione navale di Carabinieri, Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Guardia Forestale e Polizia Penitenziaria.
Il mare, le immersioni
Formata da un basamento di sedimenti conchiliferi affioranti, la cintura costiera è prevalentemente di natura rocciosa se si escludono piccole insenature che ne esaltano i colori tipicamente tropicali ed unici nell’intero Mediterraneo. Tratti di pareti verticali sprofondano in mare, un mare che conserva i tesori più preziosi. E’ stato sostenuto in questa salvaguardia dalle restrizioni imposte dalla presenza carceraria, e dal capriccioso gioco delle correnti che continuano a mantenere alto il grado di qualità di queste acque. Cale ammalianti e fondali pressoché vergini fanno del mare che circonda Pianosa una delle riserve di vita marina più preziose dell’intero Arcipelago.
Pianosa, punti d’immersione al di fuori del mare protetto
Pianosa, molto scenografico l’ambiente
Grazie quindi alle autorizzazioni concesse dall’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano, abbiamo avuto l’opportunità di visitare punti di immersione quali la secca di S. Giovanni, secca della Scola, Punta del Marchese, secca dei Dentici, secca dell’Obelisco. Tutti situati lungo il versante N/E dell’isola hanno messo in risalto pareti che scendono verticalmente fino a quaranta metri e più. Abbondante e densamente popolata è risultata essere complessivamente la tipica fauna mediterranea con notevolissime concentrazioni di cernie, saraghi e corvine, queste ultime di dimensioni e taglie prossime alle massimali della specie. Poi consueta è la presenza di barracuda in banchi e pesce pelagico. Tra le specie bentoniche è ragguardevole il numero di esemplari di scorfano rosso presenti a varie profondità, ed uova di gattuccio presenti in abbondanza in profondità al confine tra parete e sabbia.
Per quanto riguarda la flora, occorre sottolineare le ammalianti pareti colonizzate da gorgonie rosse, completamente avvolte da nuvole di castagnole rosse che vi volteggiano attorno. Non mancano poi naturalmente gorgonie gialle , spirografi, Cerianthus, che sono tra gli organismi più appariscenti. Insomma un ambiente integro dove la mancata pressione antropica e inquinamento ha giocato un ruolo rilevante, attestato anche dallo stato di salute di lussureggianti ed estesi posidonieti .
Pianosa, Posidonia oceanica bella e rigogliosa
Tutto merito del divieto ancora in atto, che impedisce ogni attività intorno a Pianosa per il raggio di un miglio dalla costa. Ma oltre a questi ci sono altrettanti affascinanti punti di immersione al di fuori della limitazione su cui è possibile immergersi liberamente. Zone non meno interessanti, certamente più impegnative come richiede la tecnica per immergersi sulle secche, e dove la discesa nel blu intenso spesso è influenzata dalle condizioni meteo-marine e dalla volubilità della corrente che ne detta le regole. Nello specchio di mare a nord di Pianosa ci sono infatti almeno una decina di questi siti di immersione, andiamo quindi a conoscere alcuni di essi.
Pilone- Prof. max. 45mt La secca è situata al limite del Parco Marino di Pianosa, il cappello si trova -25mt dalla superficie e la sua principale caratteristica è una grossa spaccatura rivolta verso la costa elbana di Punta Calamita . Essa è interamente tappezzata da Parazoanthus , i suoi anfratti la rendono rifugio ideale per ogni specie di pesce di tana tra cui murene, gronghi e non di rado aragoste. Dalle fenditure più anguste della roccia si affacciano galatee e gamberi, sempre vigili sull’uscio di casa. Separati dal corpo centrale della secca intorno ai trentacinque metri di profondità ci sono due grosse rocce dove banchi di saraghi vivono stabilmente. In alcuni periodi dell’anno e con un po’ di fortuna non è raro avvistare in questo punto le aquile di mare. Aquile – Prof. max. 47 mt Già il nome sta ad indicare quale il soggetto con cui ci si può imbattere durante la buona stagione. Questa sembra essere la secca preferita per i loro volteggi , voli radenti che effettuano a fil di sommo posto a ventiquattro metri di profondità. I fianchi del monolito sono caratterizzati da cigliate che cadono verticalmente verso il fondo.
Pianosa, banchi di Barracuda sono divenuti stanziali nel mare elbano
La parte più bella da esplorare è quella che si affaccia sull’Elba l’isola madre dell’arcipelago, variopinta, ricca di vita dove comune è l’osservazione di pesce bianco in compagnia delle onnipresenti murene, gronghi, aragoste. Questa è la tipica immersione dove con maggior frequenza la corrente mostra i muscoli, tanto da impedirne l’effettuazione. Le Guglie Prof. max. 48 mt Posta nel tratto di mare che guarda la Capraia , si trova questa secca che ha la peculiarità di essere composta da quattro denti di roccia. Si ergono sul fondale per almeno venti metri, sono abbondantemente colonizzati da organismi incrostanti e spugne colorate. Le varie guglie sono circondate da banchi di occhiate e castagnole nere e rosse, le quali creano col loro elegante ed armonioso nuoto una spettacolare cornice a tutto il pesce pelagico che nella stagione migratoria fa rotta su questa bellissima secca. Per gli appassionati di macro-fotografia sono molto belli e ricchi di forme di vita i versanti che guardano verso la Capraia ovvero a Nord.
Pianosa, le pareti sommerse ospitano diverse grotte
Molto coreografico è il passaggio sotto un arco di roccia dove a coloratissimi Antozoi che ne ammantano la volta spesso si associano corvine di bella pezzatura. Ausonia Prof. max 45 mt Rimanendo nel canale tra Pianosa e Capraia troviamo questa secca. Il sommo è a trentaquattro metri di profondità. Spostandosi verso l’estremità della secca vi sono delle cadute che scendono verticalmente verso il fondo dove spaccature ricoperte da corpulenti spugne gialle creano una scenografia davvero peculiare. Le pareti scendono a picco , tra le fenditure si annidano numerosissimi organismi, piccoli crostacei , tanto da rendere questo macro cosmo unico ed interessante.
Non manca ovviamente la presenza di varie specie e sgargianti colorazioni di nudibranchi, molto apprezzati da chi è appassionato di macroripresa. Dentici, cernie e grossi pelagici sono i principali frequentatori del punto di immersione, probabilmente a causa di favorevoli condizioni ambientali. Secca della Torre Prof. max. 45 mt Il sommo della secca è prossimo ai diciotto metri di profondità. Peculiarità di questo punto di immersione è una piccola grotta passante, che investita da ingressi di luce dall’alto creano scenografie davvero suggestive ed ammalianti . La presenza di vigorosa corrente rende questo fondale un habitat ideale per i dentici che spesso si lanciano in agguati nei banchi di castagnole.
Pianosa, una spelndida volta di Sertella, comunemente chiamata Trina di Mare
Notizie utili
Con la chiusura del carcere questo lembo di terra è stato riconsegnato alle comunità ed inserito nella tutela patrimoniale dell’ Ente Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano www.islepark.it . Al fine di continuare l’opera di tutela, sono in vigore notevoli restrizioni essendo Pianosa oltre che un S.I.C. ( Sito di Interesse Comunitario ), anche Z.P.S. ( Zona a Protezione Speciale). Ad esempio le visite a terra giornaliere vengono condotte esclusivamente da personale qualificato e sono a numero chiuso. E’ assolutamente vietato abbandonare il percorso e la guida. Il bagno in mare e lo snorkeling è circoscritto alla sola ma affascinante e candida spiaggia di Cala Giovanna. A mare, il perimetro della costa, fino ad un miglio di distanza è tutelato come zona di protezione integrale inclusi gli isolotti del La Scarpa e La Scola quindi è fatto divieto di qualsiasi attività se non autorizzati. L’isola può essere visitata con escursioni organizzate a piedi, in mountain-bike, in carrozza, con il pullman e raggiungere così anche la campagna un tempo florida e ben curata. Sull’isola è presente un punto di ristoro gestito dalla Cooperativa Sociale San Giacomo. Sempre organizzati preventivamente è sotto la supervisione di una guida ambientale è possibile visitare la costa in canoa. Non è concesso pernottare sull’isola, accendere fuochi, abbandonare rifiuti. L’isola può essere raggiunta con traghetti di linea, imbarcazioni autorizzate o escursioni organizzate dalle varie agenzie turistiche locali.
Oltre ai vari edifici storici e le catacombe, molto interessante da visitare è stata la mostra fotografica “ Pianosa com’era”, appuntamento annuale con l’ultima edizione si è svolta tra le sale di quello che un tempo erano gli uffici delle Poste e Telecomunicazioni organizzato dall’Associazione per la Difesa dell’Isola di Pianosa. Poche immagini a colori, molte in bianco e nero, stampe e disegni sono complici nel riportare nel contemporaneo il passato di Pianosa. |
Articolo pubblicato su ScubaZone Magazine
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