Lungo le rive del Garda ci sono piccoli borghi che in passato hanno visto nascere comunità avanzate socialmente, caratterizzate da un alto livello di sviluppo in termini di organizzazione sociale, di valori etici, di equità e di benessere collettivo. È il caso di Campione del Garda, piccolissima frazione del comune di Tremosine, sulla sponda bresciana del lago, in passato fiorente polo industriale per la produzione di filati, oggi dedita esclusivamente al turismo.
Campione del Garda, una frazione del comune di Tremosine, sulla sponda occidentale del lago di Garda, in provincia di Brescia, conta un centinaio di abitanti, è posizionata sulle rive del lago, sotto un roccione alto 400 metri che la sovrasta e a guardarlo toglie il fiato. È un posto incantevole, una piccola penisola che si allunga sulle azzurre acque del lago, divisa dal torrente San Michele che dopo aver generato delle spettacolari cascate, sfocia nelle acque del Garda.

La storia industriale del borgo
Proprio qui nel 1896, i signori Feltrinelli, industriali bresciani, con l’aiuto del tecnico Vittorio Olcese, fondarono il Cotonificio Feltrinelli & C., prese così vita, in un posto unico al mondo per le sue caratteristiche panoramiche, uno stabilimento industriale considerato un riferimento internazionale. Intorno alla fabbrica nacquero le case degli operai, molti dei quali si trasferirono nel borgo con le famiglie, si costruì la chiesa, lo spaccio alimentare, l’asilo.
Furono assunti molti dipendenti, la maggior parte donne, che provenivano anche dai paesi dalla sponda opposta del lago, Malcesine, Brenzone, Assenza, che tutti i giorni all’alba, prendevano un battello che le portava al lavoro e la sera tardi rientravano alle loro case. A quei tempi Campione era raggiungibile solo dall’acqua oppure affrontando sentieri impervi a picco sul lago, la gardesana fu costruita circa cinquant’anni dopo.
Il cotonificio chiuse definitivamente nel 1981 a causa della crisi dell’industria tessile.
Il borgo venne lentamente abbandonato negli anni successivi e i vari progetti di rilancio e ristrutturazione non hanno mai avuto successo. Oggi Campione è una località esclusivamente turistica, apprezzata dagli sportivi amanti del kite surf, di vela, parapendio e ovviamente delle immersioni.
Il Leonessa diving: un centro di eccellenza
Nella parte Sud del paese sorge il Leonessa Diving di Roberto Greco, centro diving tra i più apprezzati del Garda, con la sua posizione a due passi dall’imbarco accoglie sub provenienti da ogni parte d’Europa. Si può entrare in acqua direttamente da riva nella zona attrezzata per i corsi, con piattaforme a diverse profondità.
Con il mio buddy Gianpiero Pandolfo abbiamo frequento proprio qui il nostro primo corso rebreather, con Aldo Ferrucci. Mi ricordo ancora con immenso piacere i momenti trascorsi nel bar della piazzetta, tra un tuffo e un altro, a parlare con Aldo e farci raccontare delle sue avventure subacquee.
I siti d’immersione dalla riva
Immergendosi dalla riva, oltre le piattaforme dedicate ai corsi, si raggiunge a -27 metri la statua di Benny, il leggendario mostro del Benaco. Nei dintorni si possono esplorare alcuni relitti adagiati tra i -25 e i -40 metri, un maestoso albero sommerso e numerosi percorsi ideali per esercitarsi. Proseguendo verso sud, si arriva alla spettacolare parete, dove, a 40 metri di profondità, è stata collocata una targa commemorativa in onore di Ivan Moreni, presidente della società Sommozzatori Bresciani Leonessa, tragicamente scomparso, qualche anno fa, proprio in queste acque.
L’accesso in acqua dalla riva è possibile con qualsiasi condizione del lago, grazie alla posizione estremamente riparata del punto di ingresso. L’attrezzatura viene comodamente trasportata dal diving con un robusto carrellino, per poi essere indossata su una pratica panca in legno. Da qui, una scaletta metallica permette una discesa agevole in acqua.
Nelle fredde giornate invernali, il Monte Baldo innevato si staglia maestoso all’orizzonte, regalandoci uno scenario mozzafiato e facendoci apprezzare ancora di più l’efficacia della muta e dei guanti stagni e, per i più fortunati, dei sistemi riscaldati.

Immersioni tecniche nelle profondità del Garda
Le ripide pareti di Campione regalano il meglio di sé durante le immersioni tecniche, che permettono di esplorare profondità notevoli, affrontate con miscele ipossiche. Questi scenari unici si prestano sia al circuito aperto, utilizzando bi-bombola e varie decompressive, sia al circuito chiuso con rebreather, per un’esperienza più avanzata.
Le “Macchine”: un sito misterioso a Campione del Garda
Tra i siti da non perdere, lungo la parete sud, spicca l’immersione alle ‘Macchine‘, un sito molto affascinante.
L’avvicinamento al sito
Partiamo in barca dal porticciolo e, dopo appena cinque minuti di navigazione, raggiungiamo il punto di immersione situato proprio sotto una galleria della vecchia Gardesana, ormai chiusa al traffico. Questo tratto di lago nasconde una storia misteriosa: auto scaraventate nelle profondità delle sue acque, probabilmente frutto di attività illecite.
Roberto ci concede il tempo necessario per completare i controlli pre-jump e quando siamo pronti si avvicina alla parete per facilitarci l’ingresso in acqua. In superficie riceviamo i bailout e la mia attrezzatura fotografica, ci scambiamo il segnale di OK e iniziamo la discesa. A 5 metri, un rapido controllo delle bolle segna l’inizio della nostra avventura subacquea.
Il primo relitto a -60 metri
La prima auto appare a -60 metri di profondità: una Lancia Thema bianca, con il baule aperto, sembra sospesa in bilico sul bordo della parete. Grossi massoni le impediscono di rotolare nel vuoto sottostante. L’ambiente è avvolto nell’oscurità; l’unica luce proviene dalle nostre torce, che illuminano i dettagli di questo relitto sommerso. Ci giriamo intorno più volte, catturando immagini con la mia Nikon D750, in custodia Isotta.

Alla scoperta di altri veicoli sommersi
Proseguiamo scivolando lungo la parete e superiamo i -70 metri. Lì giacciono altre due auto: un’Alfa Romeo 164 di colore bordeaux e una Ford Fiesta carta da zucchero, entrambe capovolte. Osserviamo i dettagli: i veicoli portano ancora le targhe, segno che probabilmente furono rubati e poi abbandonati nelle acque profonde del lago una volta diventati inutilizzabili. La vista di queste macchine, ormai parte del paesaggio sommerso, ci lascia una sensazione sospesa tra fascino e mistero.

La risalita e decompressione
Terminato il tempo di fondo, iniziamo la risalita per affrontare la lunga decompressione. Come concordato con Roberto, rientriamo alla piattaforma del diving pinneggiando lentamente per circa quaranta minuti. Seguiamo la ripida parete alla nostra destra, soffermandoci ad ammirare gli anfratti e le tettoie naturali che si alternano lungo il percorso, offrendo ripari suggestivi e dettagli da osservare.
La parete nord e la Ford Taunus di Campione del Garda
Un’altra immersione tecnica che consiglio a Campione del Garda è lungo la parete Nord, dove si trova una Ford Taunus, adagiata oltre i -70 metri alla base della parete. Di colore verdino, con il tettuccio aperto e una lunga antenna anni ’70, il relitto strappa un sorriso mentre lo osserviamo nel silenzio delle profondità.
La parete stessa è spettacolare: intorno ai -30 metri si apre in una sella, con un pinnacolo che si innalza verso la superficie, creando uno scenario unico.

Accesso ai punti d’immersione e configurazione tecnica
Per accedere al punto di immersione, esistono diverse opzioni. Una possibilità è tesserarsi presso il centro Univela, la cui tessera annuale consente di parcheggiare all’interno e accedere comodamente a un pratico scivolo metallico per l’ingresso in acqua. In alternativa, si può parcheggiare all’esterno del centro e utilizzare carrellini per trasportare l’attrezzatura fino al punto d’ingresso. Il rientro, effettuando la decompressione, permette di arrivare vicinissimo alla propria auto. Naturalmente, il modo più comodo e rapido resta farsi accompagnare in barca da Roberto.
Per queste immersioni abbiamo scelto miscele ipossiche, che garantiscono maggiore lucidità e permettono di apprezzare al meglio i dettagli dei relitti.
Come diluente abbiamo utilizzato un trimix 12/55, mentre per i bailout avevamo tre bombole S80 con differenti miscele: 18/45, EAN50 ed EAN80. Questa configurazione ci ha assicurato sicurezza e flessibilità durante tutta l’immersione.