Autori: Daniele Comin, Andrea Alessandri
Dopo una settimana di immersioni nella riserva marina di Bunaken, nell’arcipelago delle North Sulawesi, accettiamo con entusiasmo la proposta del nostro divemaster di immergerci nella vicina isola di Bangka. Con più di 25 diversi siti di immersione ed una visibilità per la maggior parte dell’anno invidiabile (fino a 35m) l’isola di Bangka è una meta irrinunciabile per quanti scelgono di immergersi a Bunaken e l’occasione ci sembra subito imperdibile! Ci imbarchiamo all’alba, intorno a noi il mare è sconfinato e la giornata splendida.
Un paio d’ore di navigazione fra spiagge incontaminate e isole verde smeraldo e giungiamo nei pressi di Sahaling point per la prima delle tre immersioni previste. Il briefing è breve: il gruppo è impaziente di immergersi nel blu.
Situato al largo dell’isola di Bangka, Sahaling Pt è costituito da uno scoglio le cui due cime affiorano fra le onde. Per la sua posizione il sito può essere soggetto a forti correnti e le onde che sferzano la superficie richiedono ai sub un ingresso in acqua in assetto negativo: decisamente è meglio avere qualche immersione alle spalle, magari approfittando delle splendide pareti di Bunaken, prima di cimentarsi nelle immersioni a Bangka. Scendiamo velocemente a 20 metri, in piccoli gruppi. Siamo fortunati. La corrente è debole e la visibilità ottima, davanti a noi 30 metri di limpide acque sono pronte a regalarci i loro tesori.
Ad accoglierci già ad una decina di metri dalla superficie sono formazioni mozzafiato di coralli (Acropora clathrata,Stichodactylia haddoni) dei più disparati colori: un vero e proprio giardino sommerso di Acropore, spugne giganti e gorgonie! Tutt’intorno banchi di snappers
(Lutjanus Kashmira), gli immancabili pesci farfalla (Chaetodon adiegastos, Ch. Ornatissimus, Ch. Guentheri) e pesci angelo (Genichantus novardus, Centopyge bicolor, guentheri, diacanthus). Tenendo la parete dello scoglio alla nostra destra scendiamo a 25 m facendoci trascinare pigramente nell’acqua limpida da una lieve corrente fino a raggiungere Atik, la nostra abilissima guida indonesiana. Il suo occhio attento ci regala la prima preziosa sorpresa della giornata.
Camuffato tra i coralli di cui si nutre, un cavalluccio di mare pigmeo (Hippocampus bargibanti) si concede per qualche minuto agli scatti di Daniele. Questo cavalluccio di mare, scoperto appena qualche anno fa, è probabilmente il più piccolo rappresentante esistente della
famiglia dei cavallucci. Pochissimo si sa sulla biologia del Bargibanti: si pensa che abbia sviluppato una relazione simbiotica con il corallo che lo ospita, corallo che cresce sul cavalluccio pigmeo conferendogli i caratteristici bozzoli rossi.
Ancora affascinati dall’incontro con il Bargibanti ci facciamo guidare da Atik fra i coralli di questo paradiso sommerso. Risaliamo gradualmente fino ad un grande plateau sui 15m di profondità che degrada dolcemente tra formazioni coralline di incredibile bellezza. Non abbiamo nemmeno bisogno di scrutare il blu alle nostre spalle per cercare ombre di specie pelagiche pregiate: un tonno dente di cane (Gymnosarda unicolor) nuota lentamente fra le acque cristalline di Bangka, sottoponendosi con tolleranza agli scatti in rapida sequenza di Daniele. Fra banchi di Anthias e pesci farfalla scorgiamo persino uno squalo pinna bianca (Triaenodon obesus) che, stranamente incurante della curiosità dei subacquei intorno a lui, scruta il blu alla ricerca di prede. Apprendiamo in seguito che a Sahaling pt gli squali pinna bianca sono decisamente di casa. Li si può facilmente incontrare sotto le numerose formazioni di Acropora clathrata: un’immagine davvero indimenticabile.
Ci portiamo a cinque metri per la sosta di sicurezza con il desiderio di passare l’intera giornata qui: nonostante i siti di immersione a Bunaken siano numerosissimi e ricchi di vita, i coralli e le varietà cromatica e di specie dell’immersione a Sahaling pt difficilmente potranno essere eguagliati. Risaliamo ancora estasiati dai colori che l’immersione ci ha offerto. Una breve pausa in superficie a base di ananas e papaya e giungiamo al secondo punto di immersione: Batu Mandi.
A pochi metri da una spiaggia mozzafiato, le tiepide acque di Batu Mandi si insinuano tra pinnacoli ricoperti di corallo dalle forme più disparate. Sotto un sole allo zenit la spiaggia di palme distante appena poche bracciate dall’ormeggio ci tenta quasi più dell’acqua cristallina che culla la barca. Ma come resistere al richiamo del blu? L’immersione d’altra parte non potrebbe essere più facile e gradevole: la baia è al riparo da correnti e la parete scende fino ad un grande plateau a circa 25 m di profondità. Ancora galvanizzati dai colori della prima immersione ci vestiamo rapidamente ed entriamo in acqua.
Scendiamo lentamente a 10-12m dove pesci pagliaccio delle specie più disparate (Amphirion perideraion , A. sandaracinos e A. clarkii) fanno capolino fra i tentacoli colorati delle numerose anemoni: tutt’altro che spaventati difendono strenuamente il territorio con fulminei
attacchi ai nostri flash. Teniamo la parete sulla destra, scivolando fra guglie rocciose ed enormi gorgonie rosse.
Mentre scattiamo qualche foto alle formazioni coralline di Batu Mandi scorgiamo un paio di antennari neri (Antennarius hispidus) pigramente adagiati fra ciuffi di corallo molle rosso e giallo(Oligometra serripinna): il contrasto è veramente impagabile. L’opportunità di immergersi in acque così ricche di vita e colori ben vale il lungo viaggio verso l’Indonesia!
Intenti a ritrarre gli antennari non ci accorgiamo che all’ultimo momento di un paio di enormi sweetlips che ci nuotano vicino osservandoci con distaccata curiosità. Proseguiamo senza una direzione precisa, dietro ogni corallo Batu Mandi ci riserva una ricchezza bentonica senza confronti: pesci farfalla, pesci angelo, snapper, antennari fino ai più incredibili nudibranchi.
Indugiamo più del previsto nella sosta di sicurezza: un banco aguglie (Tylosurus crocodilus) nuota compatto a pochi metri dalla superficie e dalla spiaggia di Batu Mandi. Nel seguire le evoluzioni delle aguglie scoviamo fra gli scogli un’altro antennario, questa volta giallo, in grottesco equilibrio fra due rocce . Ancora qualche bar per gli ultimi scatti e riemergiamo per il pranzo a bordo e per raggiungere il sito della terza immersione prevista.
Dopo gli intensi colori della mattina rimaniamo non poco perplessi nell’immergerci nella cala sabbiosa di Paradiso Jety. Tutt’altro che un paradiso! Scendiamo comunque seguendo il dolce declivio della spiaggia ancora incerti sulla natura dell’immersione. Qualche scatto ad una murena nascosta nell’ancoraggio di una vecchia boa quando di nuovo Atik attira la nostra attenzione, questa volta su una piccola formazione di corallo rosso ad una quindicina di metri di profondità. Fra le ramificazioni del corallo due pesci pipa fantasma (Solenostomus paradoxus) nuotano sospesi nell’acqua opaca della baia. Solo il flash permette di svelare l’incredibile composizione cromatica di questi esili cugini dei cavallucci di mare. Non possiamo che rimanere estasiati di fronte a questo pacifico Solenostomus!
Ci allontaniamo di poco solo per scoprire abilmente camuffato fra la sabbia un pesce pietra (Synanceia verrucosa), forse il più pericoloso pesce esistente. La puntura di uno dei suoi temibili dardi può tranquillamente uccidere un adulto e anche nel caso migliore il dolore è lancinante e duraturo (fino a tre mesi). Nonostante questo è una specie tutt’altro facile da scovare -per quanto diffusa in tutti i mari tropicali. Daniele non si lascia pregare e scatta subito qualche foto al distratto pesce pietra.
Risaliamo lentamente, c’è tutto il tempo per guardarsi attorno e divertirsi a scovare le numerose razze (Taeniura lymma) che abitano la baia. Le pastinaca a macchie blu, comunissima dal Mar Rosso fino all’Australia e alle Filippine, è presente in un gran numero di esemplari a
Paradiso Jety e, se la luce opaca della baia e la diffusa sospensione rendono fotografarla un’impresa difficile, di certo è incredibile vederne così tante in un sito così piccolo. Una volta riemersi ne avremmo contate almeno una ventina!
Persino quest’ultima immersione ci ha regalato, a discapito delle apparenze, sorprese inattese confermandoci ancora una volta la sensazione che, per chiunque decida di immergersi a Bunaken, l’escursione all’isola di Bangka sia un must, un’esperienza irrinunciabile fra acque incontaminate ricche di vita e colori.
Nel rientrare a Bunaken, il tramonto ormai vicino e già la luce del sole più rossa, non possiamo non voltarci più di una volta verso il profilo verde e sempre più lontano di Bangka: indimenticabile scrigno di vita sommersa.
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