Autore: Andrea Scomparin
1. Introduzione al Mar Rosso
2. La barriera corallina
3. Gli abitanti della barriera corallina
“Benvenuti nella Red Sea Riviera, dove c’è il sole tutto il giorno, tutti i giorni, tutto l’anno”: questo era lo slogan della pubblicità dell’Egitto di qualche anno fa, che mostrava i meravigliosi fondali del Mar Rosso, gli imponenti templi faraonici e le piramidi, le tipiche imbarcazioni sulle acque del Nilo; se non ricordo male, a rendere più solenni le immagini, in sottofondo c’erano le note dell’Aida. Ho sempre adorato questa pubblicità, come mi sono innamorato subito del Mar Rosso: ogni volta che la vedevo mi sembrava di essere in Egitto. Adesso sono proprio qui, da due mesi, e mentre prima ero io il turista, adesso è un piacere dare il benvenuto alle centinaia di ospiti che arrivano ogni settimana nei villaggi in cui lavoro come istruttore subacqueo.
Nei miei articoli precedenti ho descritto il mio cambio di vita, la scelta di lasciare il posto fisso in banca per inseguire il mio sogno, le ragioni di questo cambiamento, le difficoltà nell’intraprendere questa scelta e la soddisfazione personale di averlo finalmente fatto, questo cambiamento. Adesso vorrei descrivere proprio il posto in cui mi trovo, cioè il Mar Rosso egiziano, sia per rendere onore al paese che mi ospita sia per rispondere a tutti quelli che mi chiedono aggiornamenti su questa “nuova vita”, sulle mie giornate qui a Marsa Alam, sulle escursioni e sulle immersioni subacquee.
Negli ultimi anni si è parlato tantissimo, e tantissimo è stato scritto, del Mar Rosso, ma ancora non se ne conosce l’esatta origine del nome; nel V secolo a.C. lo storico greco Erodoto parlava di mare Eritreo, aggettivo che in greco significa appunto “rosso”, secondo una leggenda l’origine del nome sarebbe invece collegata ad un mitico re chiamato Erithros. Da un punto di vista scientifico il termine potrebbe riferirsi alla colorazione rossa delle acque provocata in particolari condizioni dall’eccezionale proliferazione di una alga unicellulare, il Trischodesmium erythraeum. In realtà è più probabile che il termine “rosso” fosse utilizzato, già dai navigatori greci o fenici, in riferimento alla tonalità cromatica delle coste, formate in gran parte da rocce rese rossastre, soprattutto a certe ore del giorno, dall’elevato contenuto di ossidi di ferro.
Qualunque sia l’origine del nome, siamo tutti d’accordo nell’affermare che il Mar Rosso è straordinario sotto innumerevoli punti di vista; per me e per molti subacquei, soprattutto italiani ed europei, il Mar Rosso è sinonimo di immersioni subacquee emozionanti, coloratissime, ricche di vita e di sorprese, il simbolo incontrastato del reef per eccellenza, con barriere coralline e giardini di corallo popolati da una fauna marina di straordinaria bellezza, acque trasparenti e calde, coralli meravigliosi e sole tropicale tutto l’anno. Proprio per la sua ricchezza faunistica e la bellezza dei suoi fondali è stato definito dagli arabi “il giardino di Allah”. In tempi più recenti il comandante Cousteau, pioniere delle immersioni subacquee, nel 1955 fece qui la sua prima grande spedizione scientifica con la nave Calypso, e definì il Mar Rosso “il corridoio delle meraviglie” (tra poco scopriremo perché…).
Il Mar Rosso si sviluppa lungo una sezione settentrionale della massiccia faglia che separa la placca tettonica africana da quella asiatica, chiamata “great rift valley”, che si estende dalla valle del Giordano, attraversa il Mar Morto e prosegue per migliaia di km fino ad arrivare in Mozambico. Il mare occupa circa due mila km di questa enorme fenditura, comunicante con l’Oceano Indiano.
I primi subacquei europei cominciarono ad arrivare regolarmente sulle coste del Mar Rosso, in particolar modo nella penisola del Sinai, già agli inizi degli anni ‘70, ma il turismo subacqueo ebbe il suo primo vero boom negli anni ‘80. Gli anni ‘90 hanno visto una vera e propria esplosione del turismo nel Mar Rosso, con la costruzione delle prime imponenti strutture alberghiere, e alcuni paesi della penisola arabica, prima inaccessibili, stanno recentemente aprendo le porte a questo tipo di turismo. Negli ultimi anni il turismo globale è cambiato ulteriormente, contemporaneamente alla diffusione delle vacanze last minute e dei voli low cost, ma anche allo sviluppo del turismo di massa: negli ultimi anni sono arrivati in Mar Rosso moltissimi turisti dell’Est Europa, russi e polacchi in primis…Inoltre, soprattutto per noi italiani, raggiungere Sharm el Sheikh o Marsa Alam è abbastanza facile, oltre ad essere vicino all’Italia e relativamente economico.
Io sono stato la prima volta in Mar Rosso nel 2001, la settimana di quel tragico 11 settembre 2001: ero a Sharm el Sheikh in vacanza da solo, una settimana tutta per me: a fine settembre avrei cominciato a lavorare per una famosa società di revisione contabile. Ancora non facevo immersioni subacquee: mi sarebbe stata sufficiente una settimana di sole e mare in un posto tropicale, a poche ore di volo da casa. Non era la prima volta che viaggiavo da solo: l’anno prima ero stato nella Repubblica Dominicana, e in seguito sono tornato in vacanza da solo anche a Marsa Alam e poi Sharm, sempre in villaggio turistico. La vita in villaggio non ti permette di entrare in pieno contatto con la popolazione locale e con il posto in cui ti trovi, tante volte non capisci neanche dove ti trovi (ad esempio lo stile di un villaggio turistico in Tunisia può non essere molto diverso da quello in Messico o in Egitto, per quanto siano tre Paesi completamente diversi uno dall’altro – soprattutto per chi rimane rinchiuso in villaggio, fa il bagno in piscina e mangia solo cucina italiana o internazionale – per poi lamentarsi che nel menù non c’erano gli spaghetti alla carbonara o che la carne era troppo cotta), ma in genere, soprattutto per chi ha solo una settimana a disposizione, è la soluzione ideale: nei villaggi turistici c’è generalmente la formula all inclusive, assistenza continua da parte del tour operator, e praticamente qualsiasi comfort a disposizione.
Bisogna poi distinguere tra viaggio e vacanza, due concetti completamente diversi: una vacanza può essere prenotata last minute in pochissimo tempo, soprattutto da chi cerca relax e tranquillità; per organizzare un viaggio invece ci vuole molto tempo, bisogna documentarsi, raccogliere informazioni e recensioni, conoscere la popolazione locale, il paese, le usanze, i costumi, ecc; un viaggio richiede impegno, e a volte può anche essere stancante; bisogna organizzare trasporti, voli aerei, spostamenti, implica capacità di adattamento e di resistenza, e in molti casi non è per tutti.
A me è sempre piaciuto viaggiare da solo, mi sono sempre sentito autonomo e indipendente, senza vincoli, senza orari. Inoltre, quando sei da solo conosci un sacco di persone, ti muovi molto più liberamente, fai più amicizie, e ti permette di “svegliarti” e di arrangiarti, un’esperienza che serve a chiunque: devi stare attento a qualsiasi cosa, già dal momento in cui prenoti il biglietto in agenzia, non puoi delegare niente al tuo compagno di viaggio, perché il tuo compagno di viaggio, a volte il migliore che ci sia, sei proprio tu. Purtroppo può essere più costoso: tante volte il “supplemento singola” è troppo elevato (in certe località e in certi periodi dell’anno, invece, il viaggiatore single è incentivato, e vengono organizzate addirittura settimane per singles). Ma soprattutto, quando sei da solo, non hai nessuno con cui vivere i momenti più belli con le persone che vorresti, e in una vacanza di momenti belli ce ne sono tantissimi: non puoi condividere un tramonto, una passeggiata in riva al mare in un posto da favola, una cena a base di pesce in uno di quei posti che vedi solo in cartolina. E quando torni a casa, le foto scattate non rendono mai giustizia di quello che hai vissuto, per quanto minuziose e precise siano le tue descrizioni, una foto rimane una foto, non è più la realtà che hai vissuto: quella realtà rimane solo per te.
Durante quella vacanza a Sharm è successo l’imprevedibile: a metà settimana il crollo delle Twin Towers ha impietrito il mondo, e anche lì, in un posto di villeggiatura dove ogni momento dovrebbe essere spensierato e all’insegna del relax, tutto si è fermato. Non si vedevano più aerei passare sopra al già molto trafficato aeroporto internazionale di Sharm el Sheikh, il villaggio si è svuotato rapidamente, tanti avevano raggiunto il Cairo per prendere il primo aereo per tornare a casa, altri rimanevano in camera per vedere i continui aggiornamenti del telegiornale, ma di sicuro non c’era più voglia di festeggiare e divertirsi; neanche gli animatori giravano più per la spiaggia. Oltretutto eravamo in una zona abbastanza “calda”, vicino al Medio Oriente. Ricordo che stranamente non avevo paura, nonostante la preoccupazione generale della gente, anche perché ero all’interno del villaggio, relativamente al sicuro, ma trovarmi in un momento così drammatico e in un posto lontano da casa, non era il massimo. Quel giorno ha veramente cambiato la Storia.
Dal 2003, l’anno in cui ho cominciato a fare immersioni subacquee sono stato in Mar Rosso tutti gli anni; sotto molti aspetti è il posto di vacanza ideale: vicino, economico, facile da raggiungere; inoltre, il bel tempo è una certezza e le immersioni subacquee sono stupende. Ad ogni ora del giorno e in ogni tratto di costa ci sono colori del mare stupendi, di ogni tonalità di azzurro e blu; ogni laguna, ogni insenatura e ogni baia regalano un paesaggio diverso, per quanto simile. Alcuni tratti di mare assomigliano a certe isolate spiaggette caraibiche, in altri posti sembra quasi di essere in Sardegna, ma i fondali sono ovunque meravigliosi.
Il Mar Rosso però non è solo sinonimo di paradiso subacqueo: vi si affacciano diverse nazioni, ognuna delle quali caratterizzata da una varietà di gruppi etnici e religiosi; vi si mescolano popoli e culture completamente diverse tra di loro e soprattutto dalla nostra, con caratteristiche storiche, geografiche e topografiche uniche, per quanto sia circondato da terre all’apparenza molto simili: una stretta striscia di deserto pianeggiante, contornato da catene di montagne aride, rocciose, bruciate dal sole: un panorama aspro, a tratti lunare, ma di una straordinaria bellezza: immense vallate si estendono dalla costa fino ad incontrare oasi verdi all’interno. Il paesaggio non è quello tropicale: qui non c’è vegetazione lussureggiante, foreste vergini, piantagioni di frutti, paesaggi rigogliosi: per apprezzare veramente il Mar Rosso bisogna amare il mare, i suoi colori, i fondali, e la fauna, ma bisogna saper apprezzare anche il deserto: il deserto è forte, sopporta, vive in silenzio, sopravvive con poco, e quel poco gli basta.
Ammirare il paesaggio desertico dà sensazioni indescrivibili ad un attento osservatore: assume tutte le tonalità di colori ad ogni ora del giorno e in ogni centimetro di entroterra: a tratti ci sono colline, montagnole, catene montuose, pianure sterminate. Quello che si prova soprattutto è un enorme senso di pace e tranquillità, a volte anche solitudine e malinconia, in genere di silenzio assoluto; solo il rumore del vento – che a volte sembra un suono, altre un lamento, altre ancora una musica – interrompe la staticità del panorama. Ogni tanto vedi qualche cane; spesso, soprattutto all’interno dei parchi protetti e delle riserve, ci sono mandrie di dromedari liberi, altre volte capre; quasi ovunque piccoli arbusti seccati dal sole, con le fronde modellate dal vento; troppo spesso ci sono immondizie, bottigliette di plastica, lattine, carte e sacchetti; generalmente comunque risalta la quasi assenza di inquinamento atmosferico, luminoso e acustico. Dall’alba al tramonto i colori delle montagne rocciose assumono sfumature e tonalità che vanno dall’azzurro al grigio, al colore antracite, fino al nero, dal tabacco al marrone scuro, altre volte passano dal rosa chiaro fino al rossastro; spesso una sottile foschia rendere più etereo il paesaggio, altre volte i colori sono più intensi e carichi, ma sempre assolutamente espressivi.
La barriera corallina merita una minima spiegazione tecnico scientifica per essere compresa, in quanto trattasi di un complesso ecosistema, coloratissimo, ricco e vitale, nel quale coesistono diversi tipi di esseri viventi, ognuno con una precisa funzione; essa, infatti, è il risultato dell’attività costruttrice di miliardi di organismi animali chiamati polipi corallini. Le formazioni madreporiche che ne risultano, apparse nella loro forma attuale circa 200 milioni di anni fa, hanno conosciuto fasi di enorme sviluppo o di quasi sparizione col variare delle condizioni climatiche del pianeta. I polipi corallini, per svilupparsi e proliferare, hanno bisogno infatti di specifiche condizioni climatiche (tra le quali è di fondamentale importanza la temperatura, che deve oscillare tra i 20 e i 30 gradi circa).
Per poter costruire una barriera questi organismi devono essere associati a particolari alghe unicellulari (zooxantelle), che necessitano di una grande quantità di luce solare per attivare il processo di fotosintesi, con il quale il calcio, contenuto nell’acqua di mare, viene fissato in una struttura rigida che circonda il polipo. Per questo motivo le zooxantelle prediligono le acque limpide e poco profonde, ed è per questo che i colori e i coralli più belli si trovano a basse profondità. I coralli associati alle zooxantelle sono definiti costruttori o madrepore, mentre quelli privi di zooxantelle sono i coralli molli o alcionacei.
L’opera dei coralli costruttori è coadiuvata altresì dall’azione di elementi consolidatori che producono o trattengono particelle calcaree: idrozoi, spugne, foraminiferi, e alghe che svolgono un’azione cementante. Ci sono poi organismi come i molluschi, gli echinodermi, e i coralli molli che agglomerano particelle che altrimenti andrebbero disperse e che contribuiscono alla costruzione del reef corallino con i propri scheletri calcarei.
Diversi fattori contribuiscono allo sviluppo delle barriere coralline: profondità, correnti, moto ondoso, illuminazione. Da un punto di vista morfologico, esse possono essere distinte in tre tipi principali:
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Reef a frangente
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Reef a barriera
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Atolli
I reef caratteristici del Mar Rosso sono i classici tipi a frangente: le barriere a frangente costeggiano la riva e si sviluppano verso il largo; può essere presente una laguna interna, che può estendersi anche per un centinaio di metri, ed essere fronteggiata da torrioni madreporici che si erigono dal fondo fino alla superficie del mare.
Una evoluzione di questa struttura è rappresentata dai reef a barriera, che si vengono a formare nelle località in cui la piattaforma continentale si allontana dalla terraferma pur continuando a presentare le caratteristiche necessarie per lo sviluppo delle colonie madreporiche; in questi casi le dimensioni della laguna possono arrivare a qualche miglio. Gli esempi più noti di questo tipo di reef a pianoro sono nella Grande Barriera Australiana, in Papua Nuova Guinea e ai Caraibi.
L’atollo corallino risultante dalla scomparsa di un’isola vulcanica, invece, è un altro tipo di sviluppo del reef; il tipico esempio è dato dalle isole Maldive e dagli atolli Polinesiani.
Le favorevoli condizioni climatiche che permettono la crescita dei polpi corallini si trovano tutte riunite qui in Mar Rosso, che ha acque limpide e calde e non riceve alcun apporto di acqua di origine fluviale, né scarichi industriali, essendo circondato in massima parte da zone desertiche, ed è sottoposto ad un notevole irraggiamento solare. La salinità media è del 41 per mille, valore nettamente superiore a quello di tutti gli altri mari. Il Mar Rosso raggiunse il suo livello attuale circa 5000 anni fa, quindi le sue barriere coralline sono relativamente giovani, anche se, comunque, sono fondate su reef molto più vecchi, formatisi durante precedenti periodi interglaciali.
Il Mar Rosso è caratterizzato da un imponente sviluppo della barriera madreporica, che si estende su una superficie totale di circa 18 mila km quadrati. La superficie delle barriere coralline situate nella parte egiziana di questo mare è di ben 3800 km quadrati, e ad oggi risulta interamente protetta dal governo egiziano che, fin dal 1983, ha istituito parchi nazionali per conservare un ecosistema unico al mondo. Il Mar Rosso presenta una varietà infinita di coralli e di altri elementi viventi, gorgonie, coralli duri e coralli molli, acropore, spugne, anemoni, e alghe dai colori sfavillanti contribuiscono alla varietà di forme e colori tipici del Mar Rosso. Dalla mia esperienza posso dire che finora non ho trovato ancora nessun posto con fondali così stupendi, in rapporto ad un insieme di condizioni come la visibilità, la temperatura dell’acqua, la trasparenza e la limpidezza del mare, la ricchezza faunistica. Oltre 1200 specie di pesci e 25 specie di madrepore e coralli molli vivono in questo splendido giardino sommerso. Le barriere del Mar Rosso sono fondamentalmente in buono stato, e non sono state toccate dal fenomeno del rialzo termico delle acque oceaniche, avvenuto nel 1998, che ha portato al danneggiamento di gran parte dei reef maldiviani.
Le barriere coralline di tutto il mondo sono potenzialmente a rischio, a causa di diversi fattori: alcune naturali (come l’aumento della temperatura delle acque degli oceani e la maggiore influenza di correnti calde periodiche come il Nino), altre legate alla presenza e all’attività dell’uomo (ad esempio la pesca indiscriminata, lo sviluppo turistico incontrollato, gli scarichi industriali…), che hanno come risultato la morte dei polipi corallini e il conseguente sbiancamento delle madrepore.
Il nostro impegno alla salvaguardia di questo meraviglioso mondo deve essere un obiettivo di primaria importanza: ognuno di noi, ospite di questo coloratissimo mare, può contribuire con gesti molto semplici, ad esempio non lasciare immondizie, tipo carte, sacchetti di plastica, bottigliette,.. (magari raccogliendo quelle lasciate da altri), non toccare i coralli ed evitare di danneggiarli con pinne e scarpette, non toccare pesci e animali, non dar da mangiare ai pesci: in poche parole, lasciamo tutto come si trova in natura.
3. Gli abitanti della barriera corallina
Come detto sopra, uno dei principali oggetti d’interesse del Mar Rosso è la spettacolare varietà della sua fauna marina: nella barriera corallina vivono numerose specie di pesci che si cibano principalmente di polpi corallini, alghe e piccoli crostacei. Tra le specie più piccole ci sono i blennidi, le castagnole e in particolare gli anthias, i comunissimi pesci rossi, fonte di straordinario colore per tutta la barriera corallina: sono pesci molto visibili, nuotano in gruppo attorno alle madrepore, hanno colori vivaci che vanno dall’arancione al rosa. Hanno una particolarità: ogni colonia è costituita da molte femmine e da un solo maschio dominante, il quale ha colori più accesi; quando muore il maschio dominante, la femmina più vecchia prende il suo posto, cambiando di sesso. A me piace tantissimo il contrasto del loro colore rosso arancione con il giallo carico del corallo di fuoco e il blu intenso del mare, che fa da sfondo ad una fotografia subacquea ricca di colore e di vita.
Leggermente più grandi sono le damigelle, i pesci cardinali, i vari tipi di pesci farfalla e una grande varietà di labridi di tutte le forme, dimensioni e colori. Ancora più grandi, pesci pappagallo dai colori incredibili si mescolano con pesci angelo e con pesci balestra di diverse famiglie, tra le quali il bellissimo balestra blu e l’imponente balestra titano. Moltissime varietà di cernie si nascondono in caverne e fenditure della roccia, dove ama rintanarsi anche la murena gigante, mentre grandi banchi di pesci tropicali perlustrano costantemente il reef: azzannatori, fucilieri, pesci chirurgo e pesci unicorno di tutti i tipi, assieme ai grossi visitatori pelagici; altri simpatici abitanti della barriera corallina sono i curiosi pesci trombetta, i pesci palla e i pesci scatola, i pesci coccodrillo, che riposano sul fondale sabbioso, e altri ancora; lungo il reef troviamo poi i maestosi pesci napoleone e banchi di barracuda.
La barriera corallina non è solo dimora di pesci: le tartarughe ad esempio sono rettili, e in Mar Rosso se ne contano cinque specie, ma le due più importanti sono la tartaruga verde e la tartaruga a scaglie. La prima è caratterizzata da un becco arrotondato e dimensioni notevoli (sono stati trovati esemplari il cui carapace misurava 140 cm e il peso superava i 350 kg), ed è erbivora. Nei fondali di Marsa Abo Dabbab, qui nei dintorni di Marsa Alam, vive una famiglia di tartarughe verdi giganti che bruca sul fondale, ormai indisturbate e abituate dalla presenza del subacqueo e dello snorkelista. La seconda è la specie più diffusa, è più piccola (il carapace non supera i 90 cm), ha il becco più appuntito e si ciba di spugne e alcionacei. Gli avvistamenti sono molto frequenti, ma per quanto ci si raccomandi di non toccarle c’è sempre qualcuno che non rinuncia alla tentazione di accarezzarle come se fossero dei cagnolini, senza considerare che toccare il loro carapace può essere per questi simpatici animali molto nocivo, fonte di trasmissione di virus o di indebolimento del loro sistema immunitario (e dopo ci si chiede come mai certi animali o pesci sono a rischio estinzione!)
Nel Mar Rosso poi è estremamente facile incontrare i delfini; qui vivono quattro specie di questi splendidi mammiferi, di cui due, Tursiops e Stenella, sono molto comuni. I tursiopi, qui presenti nella varietà truncatus aduncus, sono di grandi dimensioni: possono raggiungere una lunghezza di 2,5 metri e vivono solitari o in piccoli gruppi. Le stenelle (stenella longirostris) sono più piccole e hanno il muso allungato; vivono in banchi numerosi che possono anche superare i 200 individui. Una popolazione di stenelle risiede permanente a Shaab Samadai (chiamato comunemente Dolphin House), un reef situato a qualche miglia dal porto di Marsa Alam. L’incontro con i delfini è sempre un’esperienza emozionante: è indescrivibile la gioia delle persone che accompagniamo in escursione mentre raccontano: “abbiamo fatto il bagno con i delfini!”: alcuni hanno letteralmente le lacrime agli occhi.
Un altro animale caratteristico di Marsa Alam è il dugongo, un grande mammifero appartenente all’ordine dei sirenidi (dalla sua caratteristica silhouette sembra sia nato il mito della donna sirena), ormai veramente a rischio estinzione. Il dugongo vive in baie poco profonde, con fondo sabbioso ricoperto da folti tappeti di un particolare tipo di alga (alofila) che costituisce il cibo di questi timidi e inoffensivi giganti (ne mangia circa 50 kg al giorno), la cui lunghezza può superare i 2 metri e il peso i 300 kg. Qui a Marsa Alam c’è una spiaggia attrezzata, nota come “Dugongo Bay” (la stessa baia delle tartarughe giganti di cui sopra), ma l’avvistamento non è assolutamente garantito: anche se una stima ufficiale non è attendibile, ormai sembra che se ne contino veramente pochi esemplari. Ho avuto la fortuna di trovarlo durante un’immersione: per una manciata di minuti mi sono trovato vicino a questo un simpaticissimo gigante buono, che mangiava indisturbato sul fondale, per poi vederlo nuotare verso la superficie dell’acqua a respirare e poi sparire nel blu, ma nel frattempo avevo scattato un bel po’ di fotografie e fatto un paio di filmati.
Le mante sono delle razze di tipo pelagico che vivono in mare aperto; il loro capo è caratterizzato dalla presenza di due grandi pinne cefaliche la cui funzione è quella di convogliare verso la bocca il plancton di cui si nutrono, oltre a facilitare i cambiamenti di direzione. Le aquile di mare sono nettamente più piccole delle mante e la loro apertura alare non supera i 2,5 metri. Avvistamenti di mante e aquile di mare sono possibili in reef esterni, a qualche miglio dalla costa, come ad esempio Elphistone.
In Mar Rosso vivono circa quaranta di specie di squali, ma quelle più comuni sono una quindicina, tra cui lo squalo a pinne bianche, lo squalo grigio di barriera, lo squalo leopardo, lo squalo martello e lo squalo nutrice. Gli squali non possiedono vescica natatoria e per variare il loro assetto utilizzano il fegato, che può raggiungere dimensioni enormi, fino ad un quarto della massa totale dell’animale. Hanno una muscolatura possente e un’idrodinamicità perfetta: nuotano ad una velocità media di 5-10 km all’ora, ma quando attaccano possono raggiungere anche i 6-100 km all’ora. I denti sono disposti in file parallele e si rinnovano durante tutta la loro vita. Gi squali hanno una vista acuta, un odorato estremamente sviluppato e la capacita di individuare i campi elettrici emessi da potenziali prede, grazie a particolari recettori chiamati Ampolle di Lorenzini. Possibilità di avvistamenti in molte immersioni, soprattutto ad Elphistone, ma tanti passaggi di squaletti pinna bianca avvengono anche in prossimità della barriera corallina vicino a riva.
“Ah, io non chiederei d’essere un gabbiano, né un delfino; mi accontenterei d’essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a scherzare in quell’acqua.” Era Elsa Morante ne L’isola di Arturo..e come si fa a non essere d’accordo?
In questo terzo articolo mi sono soffermato sulla descrizione del luogo in cui mi trovo, per rendere più chiara l’idea di quanto contento sia del mio nuovo posto di lavoro; vivere a stretto contatto con il mare, il deserto, la gente dà emozioni molto forti e intense. Sto già pensando a descrivere in particolar modo la zona di Marsa Alam, le escursioni via mare e via terra, le uscite che guido come istruttore subacqueo, come divemaster e a volte come guida snorkeling, le giornate in barca, le immersioni, le mie giornate…Qui a Marsa Alam la zona costiera si è sviluppata molto rapidamente negli ultimi anni, ma tra un insediamento alberghiero ed un altro corrono ancora chilometri di spiagge incontaminate e di piccole baie inesplorate, assieme a fondali incantati. Venitemi a trovare…
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