Autore: Leda Masi
Kungkungan Bay Resort – Lembeh Strait – North Sulawesi
“Terminata la creazione, Dio si trovò con un secchio pieno di esserini buffi e strampalati che Gli erano avanzati. Non sapendo che farne, li gettò alla rinfusa nello stretto di Lembeh.”
Questa è la spiegazione che Steve, dive manager del Kungkungan Resort, dà della straordinaria biodiversità che caratterizza le acque di questo stretto di mare che separa il North Sulawesi dall’isola di Lembeh.
Una splendida settimana di immersioni in queste ricchissime acque, in compagnia di pochi altri subacquei provenienti da ogni angolo del mondo, accompagnati e sapientemente guidati da divemasters locali estremamente competenti, disponibili e preparati; incontri con animali rari e inconsueti, spesso dall’aspetto “alieno”, sempre bellissimi e interessanti, reef vivi e ricchissimi. Questo può essere il semplice riassunto della vacanza. Ma c’è di più, molto di più, da dire.
Procediamo con ordine.
Il Resort: sufficientemente distante dal paese di Bitung, centro portuale e commerciale del Nord Sulawesi, immerso in un bellissimo giardino tropicale molto curato, ha pochi bungalows tutti affacciati sul mare, molto confortevoli, spaziosi e pulitissimi. Non sono dotati di aria condizionata (almeno gli standard) ma di ventilatore a pale, comunque sufficiente, in quanto la zona è sempre abbastanza ventilata e non ci sono eccessivi problemi di caldo.
Lo spazio comune è direttamente sul mare, e ospita il ristorante e la sala comune, dove ci si può riunire la sera per chiacchierare, leggere e consultare i molti libri e riviste a disposizione degli ospiti, usare un pc o navigare in internet (a pagamento), guardare la televisione, o semplicemente rilassarsi e godersi la brezza e il chiaro di luna.
Normalmente non faccio molto caso al cibo, mi accontento di solito che mi diano da mangiare e non chiedo cosa sto mangiando; a fine giornata ho una fame tale che non faccio domande. In questo caso invece è d’obbligo menzionare anche il ristorante: decisamente di qualità. Cena alla carta tutte le sere, con vasta scelta fra piatti asiatici, occidentali e messicani, tutti perfetti, perfino la pasta, che di solito all’estero evito come la peste. A pranzo i primi giorni ancora alla carta, poi (quando gli ospiti sono un pochino aumentati) a buffet, ma con la possibilità di ordinare comunque ciò che si desidera. Non ci sono orari stabiliti per i pasti, si mangia quando si ha tempo, il che ovviamente è ottimo per chi vuole sfruttare appieno la giornata di immersioni. Insomma, alla fine ho mangiato più di quanto volessi!
Il diving: decisamente il fiore all’occhiello del resort. Situato di fronte al molo, a un passo dal mare, è dotato di due strutture coperte per i briefing, la vestizione e l’asciugatura delle mute e, dettaglio non trascurabile, per fare merenda al ritorno dalle immersioni; le vasche per il risciacquo dell’attrezzatura sono vicine e sempre pulite, c’è anche la doccia calda. Un occhio particolare ai fotografi, che qui sono numerosi: una vasca contenente “holy water” (sempre secondo la definizione di Steve), dedicata esclusivamente alle macchine fotografiche, e una sala dove si possono ricaricare le batterie, eseguire piccoli lavoretti di manutenzione, cambiare la pellicola e altro, dotata di prese sia americane che europee, aria compressa, piccoli attrezzi sempre utili. Ogni fotografo ha a propria disposizione una cesta per le attrezzature fotografiche; prima dell’immersione la cesta contenente l’attrezzatura viene riposta nella vasca, giusto per un check pre-immersione, e la si ritrova in barca alla partenza. In barca le macchine fotografiche non corrono alcun rischio, ognuna nella sua cestina e guardate a vista dal personale. A fine immersione le ceste vengono riportate nella vasca, senza rischi di confusioni, collisioni e incidenti vari. Il tutto, a quanto pare, è ben collaudato e rodato.
Le barche: sono cinque, tutte con tendalino e perfettamente attrezzate per la subacquea, con comoda scaletta per la risalita. Non grandissime, anche perché la filosofia del diving è: massimo quattro subacquei per ogni guida. Detto per inciso, noi siamo stati particolarmente fortunati e abbiamo sempre avuto una guida per noi due soli.
Lo staff: sia il personale del resort che lo staff del diving sono sempre disponibili e attenti alle esigenze del cliente, sempre gentilissimi, con il caldo sorriso che caratterizza questo popolo cordiale e ospitale. Non c’è nessuno che parli italiano, ma l’inglese è parlato da tutti, più o meno bene, e se qualche volta non si riesce a capirsi non è un problema, c’è un assortimento enorme di lingue a cui ricorrere!
Una menzione speciale meritano le guide subacquee: perfetta conoscenza dell’ambiente in cui operano, grande sensibilità ambientale, disponibilità e gentilezza, una pazienza invidiabile, specialmente con i fotografi, razza notoriamente “pesantina”. Queste le caratteristiche principali di questi ragazzi. Mi piacerebbe ricordare tutti i loro nomi, ma devo limitarmi a quelli che ho frequentato di più: Ade, che mi ha accompagnato nella maggior parte delle immersioni, felice quanto me se riusciva a scovare l’animale che avevo chiesto di poter vedere, Franky, giovane ed entusiasta, preparatissimo e prodigo di consigli, Tamrin, Darkus, la cui pazienza a Batus Angus mai dimenticherò (immersione pianificata di 40’ diventata misteriosamente di più di un’ora…), e poi Robin, un vero biologo senza laurea (magari invece ce l’ha…).
Grazie a loro, al loro lavoro, abbiamo potuto godere appieno le immersioni particolarissime di questa zona, mai uguali, mai noiose; ogni volta si esce dall’acqua con il sorriso un po’ ebete che caratterizza i subacquei di tutto il mondo, un sorriso che significa “ho visto qualcosa di speciale, qualcosa che ricorderò per sempre”; e lo stesso sorriso si vede spesso sul viso di queste guide, che, pur facendolo per mestiere, evidentemente traggono soddisfazione dal sorriso dei loro clienti, dal proprio lavoro. È una sensazione bellissima, ve lo garantisco, sapere che queste persone che vi accompagnano non sono dei semplici “custodi”, ma godono essi stessi del lavoro che fanno e della vostra soddisfazione.
A questo punto parliamo un po’ di immersioni.
La maggioranza delle immersioni in zona sono le cosiddette “muck dives”, immersioni a profondità modesta, su fondali sabbiosi o al massimo di “frantume”. Vi vedo già storcere il naso…. Sabbia? Profondità modeste? Scarsa visibilità?
Se però riusciamo a superare i nostri pregiudizi le immersioni nello stretto ci sapranno regalare incontri entusiasmanti ed emozioni uniche.
L’ambiente: la costa “continentale”, quella del Sulawesi, per intenderci, è costituita per lo più da sabbia vulcanica nera. In questo ambiente, molto particolare, prosperano specie che altrove è impossibile o raro incontrare; basta un pochino di pazienza e gli incontri non mancano. La costa dell’isola di Lembeh, al contrario, è costituita da sabbie bianchissime, tipicamente tropicali, con splendide pareti e secche, acqua chiara e limpida. Due universi diversi, separati da un muro invisibile.
Questa è la mappa con tutti i punti di immersione:
Qualche immersione, a caso, dal logbook:
Jahir: profondità max. 19.5 mt, 65 minuti. Una splendida muck dive, durante la quale abbiamo avuto il piacere di vedere molti frogfish di diversi colori e specie, scorfani diversi, due mantis shrimps, pesce diavolo, pesce civetta, ghost pipefish, pesci foglia e cacatoa, la seppia flamboyant, moltissimi nudibranchi…
Magic crack: profondità max. 28 mt, 65 minuti. Sulla sabbia appena sotto l’ormeggio tre specie diverse di cavallucci marini, poi le rinomurene, sia nera che blu, ancora mantis e nudibranchi, polpetti annidati dentro fondi di bottiglia…
Notevole anche l’immersione sull’House reef, partenza da riva, sulla destra del molo. Da qui si prosegue per un breve tratto a nuoto e si arriva sulla punta che separa la baietta del resort da Nudi’s fall; anche qui profondità massima 25 mt. La particolarità di questa immersione, già bellissima in sé, è una grande gorgonia gialla, fittamente colonizzata da pigmy seahorse gialli, veramente piccolissimi e carini.
Sulla stessa gorgonia trovano rifugio altre minuscole e perfettamente mimetizzate specie: un granchietto aracnide praticamente invisibile, gamberetti e pesciolini. Rientrando alla base si incontrano gli immancabili nudibranchi e i frogfish, una Echidna nebulosa piccolina fra i massi, un piccolo relittino tutto incrostato e, proprio sotto il molo, una enorme gorgonia rossa con tanti pesci rasoio che la hanno eletta a loro rifugio.
Retak Larry: immersione ripetuta più volte, alla disperata ricerca del mimic octopus e del “wonderpus”. La nostra pazienza, e la perseveranza di Ade, la nostra guida, sono state alla fine ricompensate: un bellissimo wonderpus ha dato spettacolo per noi sulla nera sabbia vulcanica, per una decina di minuti prima di ritirarsi “in camerino” sotto la sabbia.
I pigmy seahorse, i minuscoli cavallucci pigmei, fanno le primedonne in molte immersioni, come Nudi’s fall, Kapal Indah, Angel windows… sono deliziosamente invisibili, e quando finalmente l’occhio li distingue dalla gorgonia su cui vivono l’emozione è fortissima.
Molto bello il relitto affondato a Kapal Indah: poggia su un fondale di circa 27 mt, in assetto di navigazione, forse è stato affondato apposta. Completamente ricoperto da coralli duri e molli, coralli a frusta, spugne, sotto la fiancata ripara una grande gorgonia che ospita, indovinate un po’? cavallucci pigmei! Sulle strutture del ponte superiore tutto è ricoperto da colorati coralli, che creano suggestive quinte fra le quali i pesci si muovono oppure scompaiono sfruttando l’immobilità e il mimetismo estremo. Avrei volentieri continuato l’esplorazione del relitto, ma l’Aladin faceva i suoi suonino di fuori curva e questo è un argomento decisivo per le guide del resort. Se serve ti tirano fuori dall’acqua per le orecchie. Niente deco!
A Teluk Kembahu, ad una profondità di ben 18 mt ho potuto osservare e fotografare il pesce scorpione di Ambon,
veramente bellissimo, con le sue appendici frontali lunghissime e frastagliate, una mantis si è messa in posa per le foto con grande pazienza e professionalità.
Un’immersione indimenticabile è Batu Angus: 12 metri di profondità, al crepuscolo, su una distesa di corallo frantumato e rocce. Nei numerosi anfratti vivono decine di pesci mandarino, e timidamente si affacciano al calar della sera per procurarsi il cibo, corteggiare le femmine, accoppiarsi e stabilire le gerarchie. L’immersione si svolge tutta sul sito, ci si posiziona in un punto, si stabilisce un assetto neutro e si aspetta che i mandarin inizino il loro show. E quando lo spettacolo inizia è veramente gratificante: dapprima pochi timidi esemplari, poi, via via che si fa più scuro, ne escono sempre di più, splendidi nelle loro livree coloratissime, i maschi con la pinna dorsale estesa per far colpo sulle piccole femminucce e intimidire i rivali. Abbiamo assistito estasiati al corteggiamento, molto romantico al chiaro di luna, all’accoppiamento, repentino e fuggevole, alle lotte fra i maschi più grossi.
Emozionante, bellissima immersione. Dopo un’ora che è sembrata brevissima, si risale in barca con ancora negli occhi lo splendore appena visto, accolti con premura dall’equipaggio pronto con il tè caldo e gli asciugamani asciutti.
E queste sono solo alcune delle tante bellissime immersioni effettuate, i punti di immersione sono una trentina, io ne ho visti circa la metà, colmerò la lacuna la prossima volta che riuscirò ad andare fin lì.
Insomma, che altro dire? immersioni perfette in un ambiente incantevole, compagnia piacevole e servizi accuratissimi.Cosa volere di più?
Io ci torno!
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