Autore: Paolo Eugenio Gabri
Rangiroa – Tiputa Pass
prof. Max: 43,8 mt
prof media: 16,1 mt
tempo tot: 46 min.
deco: 2 min a 3 mt
temperatura min acqua: 30,4°
Immersione secondo Paolo (in arte Rejetto)
Scendiamo in acqua ad un centinaio di metri dal reef esterno (siamo tre subacquei più una guida) ed a circa un chilometro dall’entrata della pass. L’azzurro dell’oceano ci accoglie. Nessuna sosta in superficie, i gav sono già sgonfi. Il tempo di controllare che non entri acqua nella custodia della macchina fotografica, accendere il flash e di sistemare le staffe che lo
sguardo coglie dei movimenti sotto di me.
Inizio a contare: uno, due, tre, quattro… a venticinque mi fermo. Sono pinna nera, pinna bianca e grigi, con un paio di “silver tip” di contorno… per fortuna ho l’obiettivo giusto… inizio a scattare… e lentamente affondo nel blù sempre più intenso.
La visibilità non è eccezionale per questo posto : forse una trentina di metri. La corrente che entra nella laguna porta con sè molto plancton e mi spinge verso l’imbocco della pass.
-10 mt, – 15 mt, -20 mt. e incomincio a scorgere sotto di me il reef.
Il corallo sboccia a tratti e brulica di vita, sopra, intorno, sotto e di fianco: pesci farfalla, angeli, pappagalli, chirurghi, labridi, tordi,
damigelle, sergenti, cernie, castagnole, scoiattoli, soldati, azzannatori.
Potrei andare avanti ancora per righe e righe, ma la mia attenzione era attratta da quelli “grossi”…
Nel blu intravediamo un delfino. Anche gli squali se ne accorgono, anzi meglio, noi ce ne siamo accorti perchè gli squali sono partiti a razzo verso di lui che è prontamente scappato. Peccato troppo lontano per una foto…
Sono combattuto: devo stare vicino al reef per fotografare o è meglio se mi allontano un pò per avere gli squali più vicino? Decide l’oceano e fra me ed il reef arriva un branco di barracuda (sono quelli grandi: Sphyraena barracuda). Non li posso mancare… smetto di respirare, per non spaventarli, muovo la custodia della macchina sperando di attirarli con qualche luccichio. Sono in mezzo a loro, mi guardano indifferenti e lentamente sfilano via….
Guardo nel blù, chissa cosa ancora potrei vedere…
Scendo e continuo a scattare… carangidi, azzannatori rossi e squali.
Guardo il computer: – 30 mt. e sotto di me si apre la pass. Sono sul lato sinistro: il colpo d’occhio è impressionante. Sagome scure appoggiate sulla sabbia bianca, circondate da branchi di altri pesci. Vorrei poter raccontare che erano martelli, invece erano solo grossi nutrice che pascolavano sulla sabbia.
All’improvviso mentre guardo, un movimento attrae la mia attenzione: un tonno in caccia è entrato in un branco di quelli che credo fossero piccoli barracuda (forse forsteri o acutipinnis). Dall’alto ho visto il tonno (più grosso) entrare come una freccia nel branco ed il branco dividersi in decine di piccole schegge che sono quasi esplose verso l’esterno.
Sono sul fondo (- 43 mt), dietro di me il reef che sale verso la superficie, alla mia destra il relitto di un carrello portabarche (chissà come è finito lì?), davanti a me un nutrice che mi guarda curioso e poi si sposta, un pò più in la un grosso “Napoleonfish” sta mangiando qualcosa in mezzo al corallo. Non mi considera, continua a salire e a scendere, con la bocca morde e spacca qualcosa… Il resto sono squali, spugne, coralli. Lentamente salgo su.
Il declivio non è ripido e in mezzo a coralli ed alle spugne trovo il tempo per vedere due nudibranchi: Phyllidia varicosa e Pteraeolidia ianthina. Il primo blù intenso con dei pois bianchi puntinati di giallo in rilievo ed il secondo di un blu violetto pallido. Sembrano quasi scusarsi di non essere più grossi per permettermi almeno una foto.
La luce aumenta (- 20 mt, – 15 mt, -10 mt) ma lo spettacolo non è finito.
Prima due aquile di mare lentamente mi volano di fianco (Aetobatis narinari) e si fanno fare il ritratto. Poi trascinato dalla corrente mi sposto verso la destra della pass dove dovrei fare una sosta. A – 5 mt sono sopra un tappeto di coralli e dietro le mie spalle si vedono i gorghi della corrente che esce dalla pass. In mezzo a questi giocano piccoli carangidi (Trachinotus bailoni) ma il sesto senso mi chiama e mi volto…
Lentamente lungo una spaccatura sta volando una manta… Accidenti sono troppo lontano… Mi avvicino, l’Aladin urla (la sonda segnala troppo sforzo controcorrente). La manta quasi avesse ascoltato la mia preghiera, decide di tornare indietro e con pochi colpi d’ala si alza dal corallo e si volta…
C’è l’ho, è nell’obbiettivo. Scatto, scatto, scatto…
L’immersione è finita. Ho fatto fuori 186 bar d’aria (bombola da 15 litri a 220 bar) e 36 diapo.
Lo so, crescendo i veri fotografi subacquei cercano i nudibranchi e non gli squali…. E adesso vorrei tornare lì.
Per essere onesto e per ingraziarmi la mia (allora) neo-moglie (tutto fa brodo!) che me lo ha esplicitamente richiesto riporterò qui la descrizione di un’altra immersione a Rangiroa dal suo punto di vista.
Per evitare spiacevoli malintesi, voglio segnalare che sebbene non sia una sub-fanatica come me, ha il suo bravo brevetto avanzato ed un buon numero di immersioni.
Il punto di vista di Teti, sua moglie
“28/4/2002 I° immersione a Rangiroa h.15,30 (l’immersione più difficile della mia vita)
Non è che avessi una gran voglia; in un paradiso così non capisco perchè bisogna complicarsi la giornata andando sott’acqua!
Nel briefing l’istruttore aveva esclamato : “It’s a easy dive. A lot of shark but a few corrent.”
Secondo me, però, costui non conosce la vergogna: l’immersione, nella pass dall’oceano verso la laguna è stata tutta in corrente.
Corrente con la C maiuscola, di quella che se ti fermi attaccandoti ai coralli sventoli come la bandiera nazionale ai mondiali di calcio.
Siamo scesi nel blu, comunque senza grandi problemi ed abbiamo, nonostante la corrente, raggiunto il posto dove “sono di casa gli squali”.
Io ne ho contati trenta perchè dopo sono andata in panico: dovunque ti giravi vedevi squali, abbastanza nervosi (per forza siamo andati a rompere a casa loro con del finto pesce per esca. Avevano ragione ad essere adirati!).
Passato il momento di panico ho proseguito lungo la parete insieme a tutto il gruppo. La nostra guida, forse impietosita, mi ha dato la mano per tutta l’immersione. Non ho capito se per la paura di perdermi o per il timore che decidessi di tornare sù.
Vicino alla laguna, oltre a miriadi di altri pesci (che dopo tutti quegli squali non consideri neanche), in una corrente dove solo la donna-cannone non avrebbe avuto problemi, ecco la manta, elegante, snob ed enorme (circa 4 metri) che nuota controcorrente (per forza… lei ha le ali!).
Subito dopo vedo un’altro squalo, questa volta grosso almeno tre metri, un napoleone enorme, una murena, una tartaruga ed un pesce trombetta che dopo tutti gli altri mi sembra un barbone della Stazione Centrale! Tutto questo nella mia prima immersione a Rangiroa; per i dettagli tecnici, consultate il mio log-book (cfr nota del redattore: profondità max. 37,2 mt – durata 39
minuti).
Dopo tutta questa fatica, ho chiesto a Paolo (mio marito) che era sceso con la macchina fotografica: “Mi hai fatto qualche foto in mezzo agli squali?”
“Come potevo, amore” mi ha risposto “ho montato il 105 mm. come mi hai detto tu, per fotografare i pesci pagliaccio!”
Dovrò imparare a stare zitta, per le prossime immersioni!
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