Nel mese di agosto, le balene beluga (Delphinapterus leucas) si riuniscono naturalmente nel Mar Bianco. Un tempo erano mammiferi comuni in molte zone artiche europee, americane e canadesi, ma negli ultimi secoli sono stati decimati. Nel Mar Bianco, la quantità di balene bianche (circa 1.500 mammiferi) è rimasta abbastanza costante come conseguenza della carenza di persone residenti, dovuta alle azioni di pulizia etnica ordinate da Stalin negli anni ’30 del secolo scorso a danno dei finlandesi abitanti la Carelia.
Nel 2006, i biologi marini del delfinario di Utrishsky del dipartimento di San Pietroburgo hanno avviato un progetto scientifico e costruito una zona confinata naturale in Mar Bianco, ove accolgono alcuni beluga. Uno degli obiettivi del progetto era quello di costruire una nursery, per l’allevamento di questi cetacei, in modo da ridurre il numero di balene bianche catturate allo stato selvatico con lo scopo di essere vendute ai delfinari. Non è disponibile alcuna ricerca o pubblicazione sull’esito di tale progetto e, finora, non è nato alcun beluga nella nursery.
Un secondo obiettivo era di realizzare un luogo di accoglienza per i cetacei polari rifiutati dai delfinari di tutto il tutto il mondo, e fornire un luogo temporaneo per la riabilitazione in ambiente natura-le. Questo secondo fine è stato pienamente raggiunto.
La piscina naturale nella quale sono i beluga si trova in una baia vicino al villaggio Nilmaguba. Gli ospiti del locale centro immersioni Arctic Circle possono facilmente entrare in contatto con i cetacei e nuotare con loro. La piscina naturale è delimitata da grandi reti, come se fosse una grande vasca di acqua-coltura.
Essere in acqua con un mammifero marino è diverso da qualsiasi altra esperienza subacquea. Quando le balene ci avvicinano e nuotano al nostro fianco, ci guardano proprio negli occhi. Ovviamente non possiamo intuire cosa pensano, ma a volte sono molto curiose. Si girano a guardarci di nuovo, e sembra che stiano cercando di capire ciò che noi siamo e da dove veniamo. Possiamo percepire che stanno pensando ed alcune possono essere molto curiose. Le grandi balene percepiscono bene lo spazio che noi occupiamo e riescono a non colpirci nonostante si avvicinino ad un palmo dai nostri corpi.
I beluga sono cetacei molto sociali e sono forse i più chiacchieroni di tutte le balene. Utilizzano un linguaggio diversificato di clic, suoni, grugniti e fischi; il loro repertorio di suoni non teme rivali, cosicché talvolta sono chiamati “canarini del mare”. Nell’antichità, le misteriose melodie dei beluga hanno dato origine ai racconti dei pescatori che narravano di sirene. Ancora oggi questo misterioso cacciatore artico continua a stregare gli scienziati.
In anni recenti, la tecnologia ci ha permesso di visitare regioni della Terra a cui non apparteniamo. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica inoltre, anche la regione russa della Carelia sta lentamente aprendo i suoi confini a pochi turisti stranieri. Questo mondo congelato richiede a tutti i suoi abitanti seri adattamenti ai suoi estremi, nonché una vivace creatività per sopravvivere.
La regione è ancora abitata da leggendarie popolazioni di Pomori, pescatori e cacciatori – e di Sami e Komi, gli asceti erranti della tundra.
Nel recente passato, non è stato soltanto un luogo di isolato e selvaggio romanticismo. Le Isole Solovetski (spesso chiamato arcipelago Solovki) che sorgono vicino alla baia di Onega, conobbero le atrocità del primo campo di lavoro/campo di concentramento sovietico (Gulag), ove furono rinchiuse migliaia di persone nel monastero ortodosso. Nel 1921, durante il periodo leninista, Solovki era un centro di detenzione, dove furono chiusi molti importanti oppositori politici e dissidenti anticomunisti. Dal 1923 al 1939, divenne uno dei più temuti Gulag in Unione Sovietica per la particolare durezza del regime carcerario e per l’umiliazione costante dei prigionieri attraverso un regime che calpestava i diritti umani più elementari. Il premio Nobel Aleksandr Solzhenitsyn ne descrisse il totale isolamento nel celebre saggio Arcipelago Gulag: “Questa era l’idea alla base di Solovki. Era un luogo senza alcun legame con il resto del mondo per metà anno. Un urlo proveniente da qui sarebbe mai stato sentito da nessuno”.
Articolo completo pubblicato su ScubaZone Magazine n.4.
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