Realizzazione di un progetto del gruppo 7/70
Divers team 1:
Emanuele Loglisci (Wolf), Roberto Strgar (Hammer), Andrea Fattore(Faktor).
Divers Photo Team:
Denise Brusoni(Puma), Giuseppe D’Urso(Giupry), Enrico Bortolotti (the Mechanic)
Team support:
Tiziana Tagliaferro
Cenni storici (rif. Tratto da un articolo di Oscar Corna e Fulvio Finazzi):
L’aeroporto di Bron (Francia) passò sotto il controllo tedesco durante la notte da 26 a 27 novembre 1942 e venne destinato a sede della Quarta Scuola di Radionavigazione (appartenente alla Terza Flottiglia Aerea tedesca); i giovani studenti venivano addestrati per diventare operatori radio degli squadroni da bombardamento della Luftwaffe sui Focke Wulf 58 C “Weihe”
Il Focke Wulf 58 C “Weihe” era un aereo polivalente in quanto era stato progettato per poter assolvere diversi compiti tra i quali il trasporto merce, il trasporto feriti ed aereo scuola.
Era lungo 14m, aveva un’apertura alare di 21m, era motorizzato con due Argus AS V-8 da 240Cv che gli permettevano di raggiungere i 280Km/h; aveva un’autonomia di circa 1.600Km.
Il Focke Wulf 58 C del Lago di Bourget decollò da Bron alle ore 13:15 di martedì 30 marzo 1943 con quattro uomini a bordo. Si diresse verso le Alpi, sorvolò la città di Châtillon Chindrieux e dopo circa 40 minuti di volo si accinse a ritornare alla base sorvolando il lago in direzione nord-sud.
Quello era l’ultimo giorno di insegnamento di uno studente e vi era l’usanza (non autorizzata) di eseguire un volo radente sopra il lago.
Sebbene questa manovra non fosse consentita, il pilota istruttore, Ernst Chronz, fece picchiare il proprio aereo.
Per qualche ragione sconosciuta (forse per l’effetto “specchio” che non consente di stimare correttamente le distanze) l’aereo colpì la superficie dell’acqua e si inabissò.
Nell’incidente perirono il pilota, Ernst Chronz, ed uno studente (il caporale Kurt Becker). Il 2 ° studente, Rudolph Schiere, ed il radio-operatore, caporale Otto Steinbach, scamparono miracolosamente sia all’incidente sia all’ipotermia dovuta alle gelide acque del lago (in quel periodo dell’anno, la temperatura dell’acqua non supera i 3°C).
L’idea e L’organizzazione
Nel 2016 nasce così 7/70 CCR Team, un gruppo di amici con la passione per il ‘ferro’ e la voglia di fare esplorazioni, una compagnia che, quando esce da un’immersione si racconta, si confronta e cosi accresce l’esperienza. E, dalle chiacchiere post tuffo, nasce l’idea di andare a visitare questo aereo nelle gelide acque di Bourget du Lac.
2017 Riusciamo dopo mille peripezie, telefonate, mail, ad avere un imbarco.
Il diving: Plongée Com’Aix, ci conferma la data del 29 ottobre come disponibile. L’imbarco viene fissato da Port de Plaisance de Chindrieux, al nord del lago di Bourget. Il porticciolo è a 5 minuti dal “gavitello”.
Era più di un anno che ci sognavamo questa immersione, abbiamo visto e rivisto foto e video, fissato i punti da vedere, studiato l’aereo la grandezza, la collocazione dei singoli elementi. Abbiamo pianificato i gas, la strategia di deco con i compagni, i bailout e come utilizzarli, esaminato le attrezzature di ognuno, controlli pre immersione, risoluzione di eventuali incidenti e procedure di emergenza del diving. Nulla è lasciato al caso da nessuno. La sera precedente abbiamo discusso su come gestirci, per poter portare in superfice qualche immagine. Il Team è stato diviso in due agevolando i fotografi. All’interno del Gruppo ognuno ha delle funzioni specifiche, con l’obbiettivo di raggiungere un risultato comune. Questo tuffo doveva essere di supporto a chi faceva le foto, le difficoltà erano date dalla facilità di sospensione sul fondo, il freddo e la lunga deco.
L’immersione sul Foke Wulf 58 C:
Dopo un breve spostamento in barca, si intravede un boetta bianca, il barcaiolo si fissa, mettono dei fusti a rinforzo, calano le barre della stazione, mettono i bailout in linea… Appena entriamo in acqua, ci accolgono i 16 gradi freschi dell’acqua di lago, ultimi controlli, il primo team scende, Enrico (video), Denise e Beppe (foto), poi: Roberto, Andrea ed Emanuele.
La discesa è nel “latte”, visibilità zero fino a 50 metri, per fortuna ci alleniamo nei laghi e siamo abituati a queste situazioni, abbiamo già fatto dei tuffi profondi a Lecco e sul Maggiore, Garda. La cima scorre e il buio ci avvolge all’improvviso, vediamo le torce e i fari dei fotografi, siamo a 75 metri. All’improvviso compare la coda illuminata dai fari, -90m, eccolo! Un colpo al cuore, alla gola, all’improvviso ci sembra di tornare bambini ed entrare nel negozio dei giocattoli. Iniziamo le riprese e partono i lampi dei flash, effettuiamo il check della PPo2, stagna, gav, sacchi contropolmone, ci stabilizziamo e nel frattempo roteiamo intorno alla coda. Le emozioni si susseguono con una velocità incredibile, arriviamo e vediamo quella svastica che simboleggia un’epoca lontana che ha segnato i nostri nonni. Anche se non si dovrebbe, qualcuno, come un bambino tocca la coda, pur con i guanti stagni si percepisce che è fatta di tessuto… “Argh… Questi volavano con gli aerei di tela”!!! (…Si lo sappiamo, era trattata ed era incerata, l’acqua e il tempo l’hanno ammorbidita). Ma non c’è tempo, l’ala ci chiama, la percorriamo quasi con il fiatone, il susseguirsi delle sotto strutture metalliche perfettamente allineate, si alterna a lembi di tessuto che sembrano pronti per essere piegati in un cassetto. Scorriamo l’ala nella passeggiata, intravedendo i carrelli, uno ancora chiuso nel suo vano a scomparsa e l’altro sul fondo, come se qualcuno si fosse dimenticato di incollarlo su questo grande modellino. Giriamo intorno all’ala e rientriamo verso la fusoliera dalla parte dell’estradosso si intravede la croce di identificazione, ci sono ancora le scritte dei seriali, non sappiamo a quanto avessimo le pulsazioni, l’emozione è alle stelle. Risaliamo la fusoliera, bisogna lasciare spazio ai fotografi, vediamo però che il cockpit e il punto di attacco dell’aereo nel fango è libero, ci fiondiamo. Intravediamo sotto il muso una bottatrice, da un lato ci chiediamo cosa ci faccia li, dall’altro siamo troppo presi dal FW58. La cabina di comando è il punto più basso dell’aereo, siamo a 108 metri, non avvertiamo e non percepiamo se fa freddo, credo che in quei momenti il sangue fosse molto “agitato”. Siamo all’undicesimo minuto circa, il cockpit è li con un po’ di polvere, i sedili, la regolazione dei motori, le leve… Siamo in un tripudio di emozioni, ma ci ricordiamo che stiamo facendo un’immersione tecnica, controlli e check generale: tempo, profondità PPo2, gas.
Riprendiamo quota per vedere gli interni, attraverso la struttura reticolare, il tempo scorre ed è tiranno… Dobbiamo fare le foto di rito, ripieghiamo nella zona alta e incontriamo Denise con la sua illuminazione a giorno, ci scatta due foto, cerchiamo ancora qualche scatto a qualche particolare, è il ventesimo, potremmo stare li ancora, ma pensiamo al freddo della deco, controllo generale e risalita. Chi fa questo genere di immersioni sa cosa significa questo momento. È il momento più toccante, il momento dei saluti, il momento del… “aspettami ti prego, tornerò a trovarti”. Vorremmo portarlo con noi, ci sforziamo e imponiamo che non saranno due minuti a cambiare la situazione. “Quel “giocattolo”, deve restare li, perché è proprio perché sta li che ci piace tanto”.
La deco scorre serena, tra pacche sulla spalla e contro-pugni di approvazione. La consapevolezza di essere riusciti pure essendo dei semplici subacquei sportivi a fare qualcosa per noi impegnativa. Un gruppo coeso, amici, compagni di qualcosa che porteremo nel cuore per tutta la vita. All’uscita quando Lionel ci vede tutti in barca, tira fuori del Patè per tutti, qualcuno declina l’invito e lo coccola con dei cookies al cioccolato, tea caldo e… parte l’epopea dei ricordi.
È un tuffo da fare una volta nella vita, chi ama i relitti, non se ne pentirà.
Ci piace riportare una frase che ho preso da un film “dive into unknow”: “Se mi devi chiedere perchè vado la… probabilmente non capirai neppure la risposta. È difficile spiegarlo a qualcuno che non conosce questo sport, il motivo perchè andiamo in posti così ostili per gli umani. Non importa quanto difficilmente cerco di articolare o spiegare la cosa, non riuscirai mai a capire perchè devo andare la”