Autore testo: Marco Conti
Autori foto: Marco Conti e Stefano Paganelli
Eccoci qui davanti alle vetrine del Dive Planet a montare l’attrezzatura e controllare che i nostri manometri indichino che la bombola sia piena per iniziare questa nuova immersione che ci porterà nelle acque dell’Adriatico in direzione Paguro e qui vi chiederete cosa è il Paguro…beh, se fino ad ora non lo conoscete avete perso una meravigliosa immersione immersi nella storia e nella flora e fauna dell’Adriatico. Piattaforma da perforazione metanifera varata nel 1963 a Porto Corsini (Ravenna).
Era un impianto di perforazione capace di spostamenti da una zona all’altra dell’Adriatico a mezzo di rimorchiatori. Giunto sul sito di perforazione, tralicci di sostegno con cassoni terminali che venivano riempiti d’acqua si adagiavano sul fondo mentre lo scafo si sollevava a poco più di 10 metri dalla superficie del mare. Il Paguro poteva operare su fondali fino a 60 mt. Nel Settembre 1965 mentre perforava il pozzo PC7, mediante il quale si intendeva raggiungere un giacimento a 2900 mt di profondità, la trivella intaccò un secondo giacimento, contenente gas ad alta pressione, che innescò una reazione a catena. Nonostante l’attivazione delle misure di sicurezza, le pareti del pozzo cedettero sotto la spinta del gas. La piattaforma fu investita da un incendio improvviso e davastante, e quando le pareti del pozzo implosero crearono un’eruzione incontrollabile. L’incidente costò la vita a tre tecnici dell’Agip. L’enorme esplosione creò un cratere enorme e che porto il fondo circostante da – 27 mt fino a – 33 mt. E da quel 1965 il Paguro iniziò la propria metamorfosi e sulle sue strutture, martoriate da quel tragico evento e teatro di morte, è pian piano esplosa una nuova Vita, quella stupenda e magica Vita che Dio ha voluto abitasse i fondali marini e che ci affascina ogni qualvolta ci immergiamo.
Siamo tutti pronti, abbiamo caricato già tutta l’attrezzatura sul gommone che ci porterà al Paguro?beh allora è il momento dove cpt Steve suona la campana e ci illustri i piani di immersione con il consueto briefing esaustivo e completo su norme, comportanti e soste di sicurezza ma dando anche informazioni ai fotografi subacquei dove trovare scorci particolari ed interessanti dove riempire di foto la propria memoria della fotocamera digitale. E siamo pronti per partire, accendiamo i motori del gommone, alziamo il volume della radio che ci allieta con le sue note colorate e partiamo alla volta dell’immersione al Paguro; dopo una quarantina di minuti siamo sul luogo dell’immersione e siamo pronti per immergerci. Pur essendo molto al largo, la trasparenza delle acque è molto variabile: la visibilità può passare da poche decine di centimetri fino a un massimo di 15/18 metri. E’ sempre presente una corrente Nord-Sud, che risente notevolmente delle escursioni di marea. Con la buona stagione la temperatura superficiale è in media di 22 gradi, mentre oltre i 18 metri oscilla sui 16 (attenzione però ai “tagli”: più di una volta si sono registrate temperature fra i 10 ed i 12 gradi).
Sul “Paguro” e’ possibile ammirare miriadi di pesci di ogni genere, già a partire dalla superficie dove si incontrano sovente le meduse cassiopea, la più grossa del mediterraneo, poi scendendo da enormi branchi di pesce azzurro, boghe, sgombri, sarde, palamiti, cefali in amore, spigole, branzini a diversi branchi di corvine da 30-40 unità, a gruppi di ricciole e tantissime ed e’ capitato anche qualche delfino a caccia di tutto questo cibo. Sulle strutture coperte di mitili e ostriche si trovano facilmente granseole anche molto grosse, che soprattutto in notturna si vedono amoreggiare o deporre le loro uova, granchi facchini e miriadi di bavose grandi e piccole di diversi colori, ricci di mare nonché alcuni tipi di nudibranchi.
Nelle tane, di cui il relitto e’ ricchissimo data l’enorme mole, si trovano grossi astici, aragoste e galatee, tantissimi gronghi di ogni taglia che sono felici di prendere una cozza dalle mani dei sub e farsi fotografare. Qui il tempo passa in fretta ed il manometro già ormai ci segnala l’obbligo di ritornare in superficie, non prima di aver eseguito la nostra sosta di sicurezza a 5 metri. Indugio ancora un poco sott’acqua e mi rendo conto che non riesco a staccarmi da quel luogo magico che ormai ha lasciato un segno indelebile dentro di me. Sopra, sulla barca, sarà una sensazione diversa, penso, ma lì nell’acqua riesco ancora a sentire un contatto ideale con ciò che ho lasciato là sotto.
Arrivederci “Paguro”, penso mentre riemergo sotto il sole tiepido e tolgo l’erogatore dalla bocca. Sono quasi in un altro mondo, e solo le voci dei compagni che mi chiedono com’è andata mi fanno ritornare in questo mondo. Più tardi, mentre il gommone sfreccia veloce verso la costa romagnola, sono ancora con gli occhi chiusi a rivedere il film del mio “Paguro”. Ad un tratto sento le grida dei compagni e mi risveglio quasi di colpo…i grattacieli della riviera romagnola mi riportano alla realtà…
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