Autore: Cesare Balzi
Sabato, 10 luglio – Baia dell’Orso, il relitto della motonave Rosandra
DA ORIKUM ALLA BAIA DELL’ORSO
La sveglia è alle 4, oggi è l’ultimo giorno disponibile per fare immersione e in serata abbiamo il traghetto da Durazzo che nella notte ci riporterà in Italia. Alle 5 lasciamo la Marina di Orikum per dirigere verso la Baia dell’Orso.
Dista 19 miglia dal nostro punto di partenza. Dieci miglia a nord sino a Punta Linguetta e poi altri nove in direzione sud, per girare tutt’intorno alla penisola del Karaburun. Oltre due ore di navigazione ci separano dall’obiettivo odierno, infatti, in programma è l’ambizioso intento di fare l’ultima immersione in trimix sul relitto del Rosandra, recentemente localizzato da un equipe di archeologi albanesi e statunitensi.
LA STORIA
Era un piroscafo misto, di stazza pari a 8.034 tls. Costruito nel 1921 e appartenente alla Società di Navigazione Lloyd Triestino con sede a Trieste. Iscritta al Compartimento Marittimo di Trieste n°415. Non requisita dalla Regia Marina, nè iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, fu silurata dal sommergibile britannico Tactician alle ore 16,10 del 14 giugno 1943, nel punto ad 8 miglia a ponente di Porto Palermo. La nave navigava con rotta 305° alla distanza dalla costa di circa 0,7 miglia, veniva colpita al centro a sinistra. Gli altri siluri in costa esplodevano.
Il sommergibile prima lanciò 4 siluri e quindi osservò il risultato, poi, sembrandogli la nave arenata lanciò un altro singolo siluro per finire il piroscafo. Affondò alle ore 00,35 del giorno successivo nelle vicinanze della Valle dell’Orso, mentre era in corso il tentativo di rimorchiarla a Valona.
L’IMMERSIONE
Arriviamo così sul luogo dell’affondamento intorno alle 7.30, il sole ha da poco superato le cime più alte della penisola e ci offre luce mattutina sulla costa. Il mare si è placato e oggi non ci pone ostacoli. L’area in cui ci troviamo è indicata sulla carta dei relitti, alla cui stesura contribuii, riportata in homepage del sito dell’Agenzia Nazionale del Turismo e con il nome del relitto vi è riportato con una breve descrizione della nave. Insieme alla Regina Margherita, nave ospedale Po, Re Umberto, Ct Intrepido ed ai piroscafi Stampalia, Luciano, Rovigno, il relitto del Rosandra era nelle mie mire dal 2005, anno in cui iniziai le immersioni in questa baia.
Mi sono sempre dedicato alle immersioni all’interno della baia, ponendomi come limite massimo Punta Linguetta. «Michele ed Alessandro – penso tra me – oggi sono la giusta compagnia per condividere questo momento». Indossate le mute, non perdiamo tempo per cercarlo con l’ecoscandaglio, poiché troppo adiacente alla costa come riportato nella foto del Side Scan Sonar recentemente pubblicata e quindi facilmente confondibile con la roccia. Tuttavia le coordinate cartografiche del relitto sono riportate all’interno del rapporto di affondamento di un testo dell’Ufficio Storico della Marina Militare con tutta la descrizione della fasi del siluramento e dell’affondamento e, dopo la pubblicazione della foto con SSS, la posizione del relitto rispetto alla costa ora è nota a tutti. Dopo aver preso tutti i riferimenti con la bussola verso terra, saltiamo in acqua direttamente sulla verticale del punto geografico. Sotto di noi 40 metri di acqua cristallina. Scendiamo in un blu intenso, la migliore visibilità incontrata sino ad ora. Ci teniamo sulla batimetrica dei 30/35 metri ad una distanza l’uno dall’altro di oltre 20/25 metri. Come sostenuto da Igli di Blu Sub Tirana che ci ha preceduto nelle ricerche, sulla batimetrica dei 30/35 metri il relitto non c’è. E le sue supposizioni trovano conferma poiché, interpretando la foto, tra la costa e la prora c’è un vuoto di sabbia. Quindi, trascorsi una decina di minuti, scendiamo ancora di quota portandoci a -45 metri, fino a quando Ale inizia a fare dei segnali luminosi con la torcia. Sono lontano oltre 30 metri, e tra me e lui vi è Michele, il segnale è chiaro: «L’ha trovato!». Ci aspetta euforico vicino all’ancora di dritta, posizionata nella sua sede. Affaticato ma felice, li raggiungo e in pochi attimi lascio a prora un segno del nostro passaggio, la bandiera con raffigurato il leone di San Marco. Un pensiero doveroso alle vittime dell’affondamento e inizio a percorrere prima la fiancata del relitto, poi la coperta posta in verticale rispetto al fondo. E’ appoggiato come sapevamo con il lato sinistro sul fondo, con la prora perfettamente intatta. Le gru di prora, gli argani, tutto è ancora al suo posto. Incontriamo il primo traliccio, rivestito di spugne color giallo acceso che risaltano in un contesto di colore blu intenso. Dietro il primo traliccio, si intravede già il secondo, e dietro ancora la plancia. Paolo Valenti, presidente dell’Associazione Marinara Aldebaran di Trieste, quando anni fa gli esposi l’idea di cercare il Rosandra mi disse: «Sarà facile identificarlo, navi con quei quattro tralicci, ne hanno costruite solo quattro, il Rosandra e le sue tre gemelle!». Percorrere tutto i 130 metri di un relitto di oltre 8.000 tonnellate è cosa ardua alla prima immersione, così decidiamo di comune accordo, respirando una miscela trimix 18/40 di fermarci sulla plancia, quando siamo poco oltre i 60 metri. Invertiamo la rotta dando uno sguardo sul fondo di 80 metri, senza intravedere la fine della nave. Risaliamo così sino ai 43 metri della prora dove è posizionata la nostra bandiera. Lasciamo il relitto con grande entusiasmo e soddisfazione, attraversando con la bussola lo spazio con fondale sabbioso fino a quando appare davanti a noi la parete. Deep stop, cambio gas ai 21 metri con EAN50, ultima tappa a 6 metri con ossigeno, tutto avviene in sicurezza stando a ridosso della parete all’interno della Baia dell’Orso. Dopo 80 minuti siamo fuori. Rientriamo a Orikum per l’ora di pranzo, giusto il tempo di risciacquare le attrezzature, ordinare le auto e partire alla volta di Durazzo dove ci attende il traghetto che ci riporterà a casa. Un breve filmato dell’immersione sul Rosandra del 10 luglio 2010 girato da Michele Favaron di Acquelibere Padova:
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