Autore testo: Pierpaolo Montali
Autore foto: Mario Spagnoletti
Autori spedizione: Styled Team Explorer
Quando decidiamo di andar in Francia a far l’immersione sul relitto del France, di cui abbiamo sentito tanto parlare, nevica da far spavento.
Giorgio, Mario,Umberto, Giovanni ed io ci mettiamo in viaggio sul furgone a nove posti del primo.
Questa piccola spedizione subacquea segna un passo nella mia storia: è quella costitutiva del piccolo gruppetto di volonterosi sommozzatori appassionati che sfocerà poi nell’attuale Styled Team Explorer.
Philippe del Club Sovoie Plongée di Bourget du Lac ci aspetta a bordo lago per le dieci circa ad Annecy le Vieux.
Nevica forte e persino in autostrada occorre andar piano facendo attenzione ai camion che procedono lenti e barcollanti. Per incanto all’uscita sembra una giornata qualsiasi: non nevica affatto, fa freddo, ma si viaggia come se dall’altra parte nulla fosse stato. Le Alpi stanno letteralmente dividendo in due la potente perturbazione.
Finalmente arriviamo dopo un viaggio tribolato.
Philippe è ancora lì che sta chiacchierando con un amico taxista di Annecy ed ha ricaricato la piccola imbarcazione sul carrello parlando in attesa noi arrivassimo. In pochi attimi le fugaci presentazioni: entrambi dimostrano una comprensione del nostro ritardo che ha dello speciale.
Ci prepariamo quindi e sistemiamo anche le nostre attrezzature; mentre Philippe rimette in acqua la la sua leggera ed agile imbarcazione.
Ore dodici, lasciamo la minuscola banchina e navighiamo circa 10 minuti sotto un cielo livido. Viene lanciata l’ancora direttamente sul punto in cui c’è il relitto, che non è pedagnato.
Acqua nera, da lago; freddo intenso: all’esterno circa sei gradi centigradi, in acqua sono e rimarranno sino al termine quattro, ma è novembre ed è normale a queste latitudini.
Umberto è in semistagna; dobbiamo tutelarlo: abbiamo pianificato ventidue minuti di fondo per lui, salvo suo segnale differente e trenta per chi non lo seguirà verso la superficie. Quattro circuiti aperti, uno chiuso, il mio.
Il nostro obiettivo si trova al largo del lussuoso Hotel Imperial Palace.
Il France una nave da trasporto passeggeri con ruota a pale di 47,5 metri di lunghezza per 12 di larghezza, costruita a Zurigo dalla Società Escher Wyss ed assemblata dal cantiere di La Puya di Annecy, divenne celebre sin dal suo varo, il 13 maggio del 1909, presso gli hangar della Compagnia dei Vapori del Lago.
L’imbarcazione era dotata di un motore a vapore da 350 cavalli, in grado di sviluppare una velocità di 23 km/h, azionante due ruote a pale e poteva imbarcare sino a 700 persone.
Aveva un grande salone, un altro per fumare e due accoglienti sale coperte.
All’epoca la città andava aprendosi al turismo massivo, con l’arrivo di clienti sin dagli Stati Uniti d’America, che potevano usufruire anche della teleferica del Mont Veyrier, a partire dal 1934, oltre che compiere una gita in barca serale lungo i bordi del lago.
Durante il giorno il battello assolveva alla duplice necessità del trasporto comune locale: per cui si potevano veder caricati animali o derrate che dovevano traghettare da una parte all’altra del lago il martedì, che era giorno di mercato.
Il negozio di erbe sul quai Perrière assicurava un servizio di messaggerie per i trasportati, che, la domenica, caricavano invece le biciclette sul France per le gite lungo gli argini.
Lo specchio d’acqua infatti, in corrispondenza della cittadina di Annecy, è definito dai locali Il Grande Lago, con i suoi 10 km di lunghezza e con il punto più largo che dista, da sponda a sponda, tre chilometri e mezzo, con profondità massima che raggiunge gli 80 metri circa.
Ventisette chilometri quadrati complessivi di acqua dolce ed una cornice di montagne straordinaria punteggiata tutta intorno agevolavano l’intenzione di compiere una gita su quella che era nata come una barca per il tempo libero di chi allora poteva permettersi una vacanza in Alta Savoia.
L’imbarcazione divenne così familiare per i cittadini, una sorta di monumento galleggiante cittadino, indissolubile dal tessuto sociale, che ne faceva persino tollerarne gli enormi consumi: 20.000 litri d’acqua consumati in vapore e una tonnellata di olio ad ogni giro di lago.
La guerra del 1940 spense quasi del tutto le uscite dell’imbarcazione e, con grande tristezza dei locali, essa venne addirittura trasformata in una prigione galleggiante dopo un rastrellamento della milizia in città operato nel marzo del ’44.
Dopo la guerra riprese il trasporto turistico sul lago, ma purtroppo i tempi ormai erano cambiati: tecnicamente superato, il battello a vapore si rivelò ben presto troppo grande per i flussi dei suoi ricchi turisti, che ormai preferivano le gite con il mezzo di trasporto che avrebbe poi dilagato nell’immaginario collettivo consumistico: l’automobile.
Nel 1962, la Compagnia dei Battelli a Vapore del Lago di Annecy ne annunciava così il disarmo, ma, poiché il France era entrato, come detto, nel cuore e nell’immaginario collettivo, immediatamente si sollevò una sorta di protesta popolare culminata nella costituzione di un Comitato di Difesa del France.
Venne sollecitata l’amministrazione comunale, ma questa rifiutò di sostenere le spese necessarie per trasformare il vecchio battello in un ristorante galleggiante o in una sorta di imbarcadero; si ottenne tuttavia la promessa che, se si fosse trovato un acquirente, l’imbarcazione non sarebbe stata mandata in demolizione. Venne anche lanciata una pubblica sottoscrizione ed al termine sarebbe stato M. Bruel, proprietario della Società dei Bateaux-mouches di Parigi a trovare la soluzione d’acquisto ed a divenirne il nuovo proprietario.
Il France fu portato in cantiere nautico per più di un anno ed al temine del lavoro si poteva dire che avesse ricevuto in dono una seconda giovinezza in una sorta di stile inizio secolo.
Era infatti equipaggiato di cabine con doccia, di un tavolo da biliardo sottocoperta e di poltrone in vimini sul ponte.
Dal 1965 dunque il vecchio battello a pale rimase ancorato al largo ed immobilizzato dalla perdita del suo certificato di navigazione. Il suo proprietario tuttavia organizzò illegalmente l’ultimo giro del lago il 27 maggio del 1965, trasformandolo in una sorta di trionfo rievocativo. Per l’occasione vennero addirittura richiamate in servizio alcune persone facenti parte del personale di bordo e di terra della vecchia Compagnia dei Vapori del Lago.
Poi nuovamente il suo fermo.
Per anni quindi fu utilizzato per banchetti di gala, ricevimenti e serate di caffè-teatro, oltre che per riunioni. La proprietà ogni tanto lo metteva in moto, sul perno della vecchia àncora, quasi a rinnovare i fasti e le luci di una Annecy di inizio secolo per i presenti.
Sabato 13 marzo 1971 però fu un brutto mattino: gli abitanti della città non lo videro più a galla.
La notizia ben presto si diffuse sin dalle prime ora dell’alba, dopo che i più mattinieri se ne erano accorti uscendo di casa.
Il France era sparito nel lago, lasciando a galla solo qualche rottame ed un piccolo gommone parzialmente gonfio con delle insegne.
La Gendarmeria Nazionale ed il Direttore del Servizio di Navigazione del Lago furono rapidamente sul posto con i sommozzatori, ma restavano da chiarire le ragioni del naufragio: qualcuno parlò di attentato, altri di cedimento strutturale a causa del freddo e delle vecchie strutture mai del tutto e perfettamente revisionate, altri ancora di ingresso dell’acqua attraverso una saracinesca sotto la linea di galleggiamento. Le differenti ipotesi fecero ricorso anche alla fantasia, ma nessuno riuscì mai a fornire una ragione certa del naufragio del France.
Ci siamo dobbiamo tuffarci. Finalmente ha inizio la discesa nell’oscurità.
L’acqua del lago è nera e il nostro unico riferimento nella discesa è la cima d’ancoraggio che viene consigliato tenere a mano. Il freddo è sempre più intenso e pungente, all’esterno circa sei gradi centigradi, in acqua sono e rimarranno sino al termine quattro.
Mi vien in mente di proporre a Philippe (ove possibile) la solida sistemazione di un pedagno fisso, onde evitare che la ripetuta caduta di àncore finisca per creare danni irreversibili all’imbarcazione ed ai suoi ponti di sopracoperta.
Sul fondo è buio completo e senza i nostri validi sistemi di illuminazione sarebbe del tutto inutile andarci.
Date la profondità e la temperatura dell’acqua abbiamo scelto di utilizzare miscele ternarie leggere.
La visita inizia con la circumnavigazione delle strutture esterne del battello appoggiato su un fondo limaccioso di 42 metri circa in assetto di navigazione. Si vede così subito il ponte di comando con la timoneria senza la classica ruota dentata, già asportata purtroppo. Si scende poi quasi istintivamente sul lato di dritta ove c’è ancora il segno della scritta “FRANCE” (asportata anche quella) sotto una bella decorazione a ventaglio. Si notano subito gli oblò con i vetri intatti fissati negli appositi alloggiamenti.
L’interno è penetrabile esclusivamente da parte di sommozzatori esperti e attrezzati dall’ingresso del vestibolo attraverso cui è possibile arrivare sino alla sala macchine e a quella del tavolo da biliardo, dopo essere passati davanti alle toilettes quasi perfettamente intatte, come potessero ancora essere utilizzate.
È molto importante fare attenzione a questi ambienti chiusi, per chi effettui l’immersione in circuito aperto, poiché dal soffitto potrebbe staccarsi una pioggia di detriti organici causata dalle bolle espirate , riducendo così molto la visibilità.
Attenzione a questo ambiente, poiché sul fondo della sala da biliardo risulta ostruito dal crollo del soffitto, corrispondente al cedimento strutturale dello scafo dopo l’affondamento.
Dal ponte inferiore si giunge, tramite lo scalone centrale, ormai senza più il suo originale mancorrente, sino a quello superiore, ove si apre la seconda sala, che è vuota.
Si possono altresì vedere, con un minimo di destrezza subacquea, la stanzetta con una branda ed un mobile postale per i messaggi cartacei, ancora presenti in sito.
L’immersione da novembre a febbraio è caratterizzata dalla presenza del Salmerino Alpino, un pesce di acqua dolce dal corpo fusiforme, simile alla Trota, dei principali laghi alpini, abituato alla profondità (30/70 mt) e che in quel periodo va in frega. Le dimensioni variano dai 30 ai 50 cm ed il colore variabile a seconda del tempo e degli habitat.
Il tuffo rievoca scenari da belle époque da primo novecento.
Mi sento di consigliarla però a sommozzatori esperti di lago e ben equipaggiati; in estate essa è presa letteralmente d’assalto dai subacquei locali ed accedere a bordo lago può essere impresa ardua.
Un grazie particolare a Philippe per la paziente attesa ed a Javier per il supporto tecnico.
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