La ruspa una Fiat Allis, diventò un relitto del lago Maggiore, zona Verbano, un giorno nel lontano anni 80, quando il proprietario sistemando un accesso del terreno del vecchio scivolo a ridosso della casa, cedette improvvisamente il ciglio. Fece in tempo a gettarsi dalla ruspa al volo prima di vederla scivolare nel lago sottostante.
La cercarono con l’aiuto di amici subacquei a circa trenta metri, ma non trovarono nulla.
Negli anni a seguire anche Davide Dal Molin, un giorno decise di fare una scooterata dalla spiaggia delle 4 arcate, sino al punto sottostante a ridosso della casa. Non si sa ad oggi chi l’ha trovata per primo, ma Davide quel giorno seguendo le coordinate dell’episodio di molti anni prima, si trovò a fare un tuffo sulla ruspa a circa 42 metri. Tornò in seguito con gli amici per documentarla. Cosi il relitto della Ruspa è diventato oggetto di immersione e di immagini di fotografi subacquei, sino a qualche mese fa, quando Davide scopri che la ruspa non si trovava più sul pianoro dei 42 metri .
Certamente le piogge torrenziali e le alluvioni dei mesi autunnali del 2019, hanno fatto straripare fiumi e torrenti trascinando fango e terreno nel lago con violenza e forza.
Questo ha agevolato lo smottamento di varie zone del lago dove il peso del fango e terreno trascinati dalla forza dell’acqua, hanno sradicato alberi e trascinato pesantemente tutto quanto lungo le pareti, tra cui la ruspa adagiata sul piccolo pianoro.
Il luogo da cui i subacquei si sono sempre immersi per andare a vedere la ruspa, è a ridosso di un torrentello che, in piena, riversa le sue acque direttamente nel lago trascinando i detriti dalla montagna.
Non è difficile credere che la forza inerte del materiale trascinato dall’acqua, ha appesantito il piccolo pianoro su cui era adagiata la ruspa, facendolo cedere.
Della storia della ruspa, ancora oggi si possono trovare notizie di giornali locali pubblicati negli anni passati.
Quando la sveglia suona alle cinque della domenica mattina, a volte ci si chiede: ma chi me lo fa fare?. Sto qui a poltrire o vado a tuffarmi in acqua con gli amici?
La risposta è un buon caffè e pronti via. Lungo la strada che conduce verso il lago maggiore, il pallido sole regala un senso di tepore. E’ il 22 dicembre 2019. Dalla pianura sale una leggera nebbia. I prati sono ricoperti di brina ghiacciata e i raggi di sole filtrano rapidi tra i rami degli alberi sciogliendo la nebbia sino a farla sparire.
L’immersione di oggi è dedicata alla ricerca della Ruspa, sparita dal pianoro in cui si trovava a circa 42 metri con l’alluvione del mese scorso a fine ottobre 2019. L’immersione è pianificata entro i 90 metri, sul fondale a ridosso della parete. L’obbiettivo è ritrovarla!.
Il luogo dell’appuntamento è all’interno della galleria che da Laveno, conduce alle Quattro Arcate, successivamente battezzato a livello spartano Punta Granelli, in memoria di due cugini Bruno Granelli e Pietro Marone, che persero la vita nel lontano 1930.
L’idea di cercarla è nata da Davide Del Molin, un giorno a pranzo al Chiosco Scuba & Beach situato all’interno del parcheggio delle 4 Arcate.
“Andiamo a cercarla “ ha esordito Davide. Detto fatto, si crea all’istante il gruppo di amici. Entusiasmo e adrenalina sono ciò che animano i subacquei. E allora pronti via verso l’avventura!
Il gruppo subacqueo di oggi è formato da Davide Dal Molina, Andrea Fattore, Emanuele Loglisci ed io.
Il piccolo piazzale situato a metà galleria del tratto che collega Laveno a Castelveccana, permette di parcheggiare le auto e preparare l’attrezzatura necessaria per l’immersione. Bisogna trasportare tutto il materiale lungo il sentiero a strapiombo sul lago a ridosso della galleria. Ci vuole circa un ora per trasportare i rebreather, gli scooter e le stage di tutti. In fondo al ripido sentiero a strapiombo, si trova una scala di acciaio che agevola l’ultimo tratto sino alle rocce difronte all’entrata in acqua. Qualche benefattore ha pensato ai subacquei e ha costruito e sistemato questa scala di ferro che per anni ha agevolato il tuffo!
E’ Annibale dal Molin che si occupa di preparare la stazione in acqua dove agganciare tutte le stage dei subacquei . Il suo aiuto è fondamentale!
Emanuele Andrea e Davide, dopo l’immersone torneranno con lo scooter sino alla spiaggia delle 4 Arcate, come aveva già fatto in passato Davide. Io scelgo di risalire da dove entrerò, temo di non reggere il freddo, poiché il tragitto previsto di rientro è di circa 40 minuti. L immersione è programmata entro i 90/100 metri per la ricerca della ruspa. Run tim totale circa due ore.
Terminato il trasporto dell’attrezzatura, Davide, Andrea e Emanuele portano l’auto al piazzale delle 4 Arcate, si vestono con le mute e tornano accompagnati da Annibale.
Io risalirò dallo stesso punto e ci sarà Roberto Guabello ad aiutarmi all’uscita dall’acqua.
immersione alla ruspa
Entriamo in acqua, aggancio stage, scooter e macchina fotografica.
Grande Annibale! Ha preparato una stazione perfetta .
Scivoliamo sott’acqua lungo la parete. Seguo Andrea, non conosco il luogo dove era adagiata la ruspa.
L’acqua già dai primi metri si presenta torbida e opaca. Peccato, però non è fredda. A 18 metri c’è solo nero e fango non vedo nemmeno la mia mano. Proseguo con lo scoter seguendo la sagoma di Andrea. Trenta metri, il nulla. Scivolo ancora più verso i 40. Nulla, mi fermo. Ho perso le luci dei compagni. Proseguo lentamente scendendo trasversalmente sperando di ritrovarli.
A 45 metri mi fermo e aspetto. Persi.
L acqua a questa quota non è per niente fredda. Decido di proseguire ancora, ma l’acqua è torbida. Quando si schiarisce davanti a me c’è solo nero. Aspetto altri cinque minuti. Sono al 12 minuto. Spero in un segnale .. nulla. Sigh, cerco la sospensione creata dal loro passaggio, ma nulla. Ora sono certamente scesi. Proseguo ancora, forse li ho persi in discesa nel torbido superando il punto … Ritorno, cero nel nero le luci dei compagni. Nulla. Torno sulla traiettoria dei 40 metri, ma non riesco a trovare traccia del luogo dove era adagiata la ruspa. Come mi aveva spiegato Andrea , dovrebbero esserci i resti di una cima bianca e qualche pezzo di lamiera. Nulla.
Addio foto, addio tuffo con gli amici. Al ventesimo minuto riprendo il tragitto del rientro seguendo le leggera sospensione creata dal mio passaggio .
Intanto nel nero.
“Dopo aver aspettato Cristina per dieci minuti, persa entro i trenta metri, decidiamo di proseguire. Anche se abbiamo i rebreather il tempo è importante, ci aspetta un tuffo impegnativo. C’è ancora la 500 a trentacinque metri. L’acqua torbida migliora dopo i sessanta metri. Da qui in poi l’acqua scura si fa cristallina e il lago mostra tutta la sua potenza emotiva. Scendiamo in verticale. A circa settanta metri nel nero appare una sagoma strana. E’ li è lei, è la ruspa.
Ci avviciniamo veloci con gli scoter. Eccola! Siamo a 80 metri. Davide e Emanuele filmano con le Ago pro. E’ integra con la benna totalmente aperta, ed è appoggiata su un fianco. Si intravedono i possenti cingoli! Bellissima spicca nel nero con i suoi colori accesi sotto l’effetto deinostri fari. Un ammasso di ferro giallo che ci emoziona non solo per la sua integrità. Solo al pensiero di averla ritrovata, abbiamo appagato la fatica e il piacere di tutto questo. Ah Cristina cosa ti sei persa!
Certo ora non è più a quota appetibile a tutti, ed è un pò come se fosse ora la prima immersione sulla ruspa. C’è il desiderio, l’avventura, la scoperta del luogo, la gioia della perlustrazione e il grande piacere di avercela fatta!
Giochiamo un pò con la sua immagine, riprendendola nei suoi particolari, poi decidiamo di proseguire sino sul fondo giusto per non lasciare nulla di non fatto. La parete si interrompe a circa 90 metri. L’acqua nera è trasparentissima. Il tempo è scaduto dobbiamo rientrare. Iniziamo la risalita e alla quota dei 50 metri dirigiamo verso la spiaggia delle 4 Arcate. Ci aspetta tutto il tragitto e la lunga decompressione. Siamo soddisfatti e anche se ho tagliato un guanto stagno e mi sto allagando la stagna, tutto sommato l’adrenalina mi aiuta a non avere troppo freddo”
Risalgo triste e sconsolata seguendo il leggero fango chiaro sollevato dalle mie pinneggiate. Gioco un pò con lo scooter, ma il tuffo è andato. Ripercorro il tragitto sino alla cima a circa 18 metri. Riemergo nel silenzio totale del lago. Roberto sarà in arrivo, intanto mi tolgo le stage, aggancio lo scooter e la macchina fotografica alla cima di Annibale ed esco dall’acqua.
Il primo viaggio lungo la salita ripida lo faccio con il rebreather in spalla, mentre in quel momento arriva Roberto. Io sono in anticipo. La risalita con l’attrezzatura è la parte più difficoltosa, come sempre! Grazie a Roberto risparmio qualche viaggio. Forse la prossima volta vado anche io con lo scooter!
Ora ciò che conta è il tempo che manca alla risalita dei compagni. Recuperata tutta la mia attrezzatura andiamo alla spiaggia delle 4 Arcate. Annibale li sta già aspettando.
Erano le undici e dieci quando ci siamo immersi. Verso le 13, 15 piccole bolle si intravedono nell’acqua. Sono arrivati! Alle 13,30 escono uno ad uno.
Sorridono ! Evvai!!
Annibale li aiuta a togliere le stage e recuperare gli scooter.
Lo sguardo di tutti è stanco ma felice. Poche parole: “Si l’abbiamo trovata a 80 metri!”
Grandi belli e soddisfatti!! I complimenti di tutti sono supermeritati!
Ora la ruspa ha una nuova batimetrica, aspetta i subacquei per nuovi tuffi e nuove emozioni.
Grazie alla tenacia di Davide dal Molin e agli amici subacquei, ora c’è un nuovo obbiettivo per immergersi al lago Maggiore.
Organizzazione Davide dal Molin e Annibale dal Molin
Foto di Giuseppe D’urso- e Silvano Barboni
I ringraziamenti a Davide e Annibale dal Molin