La tecnologia dei materiali e della loro lavorazione ha fatto passi da gigante nei filati e nei tessuti che da essi vengono confezionati.
Ricordo ancora, ragazzo del liceo, quelle magliette termiche che indossava il mio compagno di banco e l’aria pesante che si diffondeva prepotente. Era quasi impossibile che la pelle traspirasse correttamente.
I moderni filati in polipropilene e poliammide creano un tessuto innovativo, leggero, isolante e traspirante grazie alla loro sezione cava e alla capacità di trasportare verso l’esterno l’umidità, evitando ristagni indesiderati.
Questo principio è trasversale a tutti gli sport che impegnano il praticante in sessioni dove rimanere asciutti, anche in presenza di abbondante sudorazione, è fondamentale per il comfort e quindi per la prestazione.
Nella subacquea questa caratteristica assume una rilevante importanza soprattutto nelle immersioni con muta stagna dove il comfort termico è assicurato non solo dall’isolamento del sottomuta, quella sorta di pigiamone integrale che isola il corpo dal contatto diretto con il trilaminato o il neoprene, ma anche dall’intimo tecnico rappresentato da legging e maglia elasticizzati che, indossati sulla pelle nuda, contribuiscono a tenerla asciutta anche in assenza di ventilazione esterna.
Il vantaggio più apprezzato è sicuramente quello di non percepire gli effetti del raffreddamento a causa della sudorazione e della impossibilità che il tessuto possa asciugarsi perché chiuso all’interno della muta stagna anche durante le immersioni più impegnative.
Ma non tutti i tessuti sono uguali. Tanto maggiore sarà la qualità del filato tecnico, tanto più piacevole sarà la sensazione di asciutto e di comfort durante la permanenza in acqua.
Ecco perché la classica t-shirt in cotone è da evitare come anche tutti quei tessuti economici che si limitano ad impregnarsi senza trasportare l’umidità verso l’esterno.