Autore: Gianluca Mirto
Relitto “ delle catene “ (detto Scuderoni o P.fo HERCULES)
RICERCA STORICA
Il P.fo HERCULES fu ordinato alla W.G. Armstrong, Mitchell & Co. e varato nel 1886 . come P.fo CARLO R.
Venne acquistato da Carlo Raggio & C. di Genova e completato nel 1887.
Nave da carico di 94 m di lunghezza per 11,8 di larghezza, con una stazza lorda di 2674 t.
Motorizzazioni Wallsend Slipway-Wallsend a triplice espansione.
Venne utilizzato sia come nave da carico sia come nave passeggeri, potendo ospitare anche 1800 persone, principalmente emigranti senza troppe pretese di alloggio.
I suoi viaggi percorrevano le vie del mare che portavano emigranti italiani nel Sud America, Brasile e Argentina le mete principali.
Durante uno di questi viaggi , patito da Napoli con 1400 emigranti si verificarono a bordo dei casi di colera .
Nel tentativo di attracco nel porto di Rio de Janeiro, le autorità sanitarie Brasiliane negarono la libera pratica, vietando lo sbarco dei passeggeri e l’attracco della nave, inviandola al lazzaretto dell’ Ilha Grande”
La nave respinta nel rientro ebbe la perdita di 227 persone che diventarono 500 terminata la quarantena all’ Isola dell’ Asinara in Sardegna.
Una delle piu’ gravi perdite della storia della navigazione Italiana.
Nel 1897 cambia nome in HERCULES, acquistato dalla S.A. Commerciale Italiana di Navigazione di Genova.
Nel 1911 viene requisito per essere utilizzata come nave di appoggio per i dirigibili P2 e P3, durante le operazioni militari in Libia.
Il 23. 5.1916 viene affondato dal smg. tedesco U 39 tra Ventimiglia e Capo Corso a 70 miglia da Genova.
Questa informazione potrebbe già da sola porre dubbi sul fatto che il relitto possa essere quello del P.fo HERCULES.
La fonte è attendibile e viene citata sul Lloyd Register , sui registri del RINA, nonché sullo Spindler.
Il fondale a 70 miglia a sw di Genova è di oltre 1000 m di profondità.
Il relitto esplorato si trova tra 105 a 115 m di profondità a sole 2,5 m dalla costa.
ESPLORAZIONE DEL RELITTO
Relitto delle catene. (detto Scuderoni o P.fo HERCULES)
Si presenta in assetto di navigazione, orientato verso Nord Ovest, mancante
della parte anteriore al cassero centrale, un terzo di scafo circa.
Questa porzione di relitto non è ancora stata individuata e sarà tra gli
obbiettivi del GERS del 2005, quale normale prosecuzione del lavoro iniziato nel 2004.
Il relitto poggia al limite di una profonda scarpata che degrada velocemente sino a 150-160 m di profondità.
La poppa,quasi sospesa sul ciglio (fig.37), a – 115 m, lo espone spesso a correnti generate dalla particolare conformazione del fondo.
Da informazioni reperite dai pescatori locali e dopo varie ricerche con scandaglio,
abbiamo stimato che la prua possa essere sul fondo della "fossa" o appoggiata al
versante meno ripido.
La parte esplorata è in buone condizioni.
Presenta una spaccatura sulla murata di sinistra molto spettacolare che la percorre tutta fino ad arrivare al fondo a -110 m.
Questa è senza dubbio una conseguenza dovuta alla mancanza di appoggio a poppa e all’urto contro il fondale durante l’affondamento.
Una grossa rete a strascico purtroppo fascia quasi completamente la parte
anteriore e moltissime lenze e tramagli (reti da pesca) sono presenti
dappertutto, costituendo un serio pericolo, in considerazione del fatto che la zona generalmente ha scarse condizioni di visibilità.
A poppa troviamo timone ed elica (-115 m) a quattro pale ancora in posizione, salendo in coperta (- 103 m ) il meccanismo di manovra d’emergenza (caratteristico su navi con timoneria a catena) e le varie attrezzature di coperta.
Scendendo al piano inferiore si entra nella prima stiva, trovata vuota e dove è stato documentato il tunnel posto a protezione dell’asse elica.
Adiacente a questa vi è la seconda stiva, con un carico di grosse catene(fig.33) navali di vario calibro, purtroppo i camminamenti laterali hanno ceduto precludendo in parte la possibilità di accesso.
L’albero di carico e il picco sono crollati nella stiva sottostante, alla base del primo, ancora saldamente fissati in coperta, ci sono i verricelli di manovra.
Sulla parte poppiera del cassero centrale, si intravede quello che sembra un salone (si vede una scala diretta al piano superiore) ma le cattive condizioni del relitto in questo punto, precludono ogni possibilità di accesso inoltre le altre aperture sono troppo strette per il tipo di attrezzatura utilizzata (6/8 bombole).
Tutta la parte superiore, essendo in legno (ponte e plancia) è scomparsa, consentendo la vista dei locali sottostanti, come anche la sala macchine, dove possiamo solo sbirciare attraverso l’osteriggio superiore.
Lo studio delle immagini permetterà di capire se esistono punti di ingresso alternativi per consentire la penetrazione in sala macchine, locale che in genere dà sempre qualche indicazione sulla identità di un relitto.
All’interno delle stive, sono state individuate particolari forme di vita batteriche dette “RUSTICLE” (fig.35)” o “RUSTITI”presenti su relitti profondi.
Queste particolari forme di vita sono la principale causa della degradazione dei relitti ferrosi, in pratica si cibano del “ferro” del relitto attraverso meccanismi enzimatici dissolvendolo e utilizzandolo come cibo.
Il famoso “TITANIC(fig.34)” ha numerosissime di queste “RUSTICLE”, facilmente identificabili perché molto somiglianti a stalattiti colore rosso ruggine.
Il CNR- Istituto per la corrosione dei Metalli è stato informato presentando dettagliato rapporto sulle “RUSTICLE” presenti.
Sono allo studio eventuali progetti per il monitoraggio ed il campionamento di queste singolari forme di vita.
Proseguendo l’esplorazione troviamo il fumaiolo spezzato e rovesciato.
Visibile anche lo scivolo di carico del carbone e altre strutture quali le gruette di ammaino delle lance, dove di solito viene legato il nostro segnale.
Siamo alla fine,una enorme rete a strascico avvolge buona parte del relitto che rimane.
Termina bruscamente in un caos di lamiere spezzate e contorte, probabile effetto dell’ esplosione del siluro o della mina che la colpirono.
Pur essendo la misurazione delle dimensioni del relitto uno degli obbiettivi primari, non è stato possibile portarlo a termine per le pessime condizioni di immersione nel periodo prescelto per l’operazione.
IDENTIFICAZIONE DEL RELITTO
Relitto delle catene. (detto Scuderoni o P.fo HERCULES)
Lo studio delle immagini video effettuate durante l’esplorazione e comparate all’ immagine del P.fo HERCULES hanno rimosso ogni successivo dubbio sulla possibilità che si tratti di quel piroscafo.
Nessuno degli elementi identificativi della fotografia della nave concorda con le immagini del relitto, timone, castello di poppa e centrale, osteriggi di macchine, nulla.
Pur non potendone avere l’assoluta certezza, escluderemmo che questo relitto possa essere il P.fo HERCULES.
Anche in questo caso è stato effettuato un accurato studio delle navi affondate nello specchio acqueo interessato, solo una nave è risultata avere caratteristiche simili al relitto in esame, il P.fo NINA.
Si ringrazia Gianluca Mirto per la gentile concessione di questa pubblicazione.
Per maggiori informazioni visitate: Relitti.it
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