Autore: Gianluca Mirto
RAPPORTO FINALE ESPLORAZIONE RELITTI GOLFO DI GENOVA
ESTATE 2004 – Per maggiori informazioni visitate: Relitti.it.
Lo specchio di mare prospiciente il porto di Genova(Fig.1)
è caratterizzato dalla presenza di un notevole numero di relitti navali sommersi
Molti sono stati esplorati ed alcuni identificati.
Tale riconoscimento, per alcuni casi, non è ancora certo.
In quest’ottica si è costituito un gruppo di lavoro il G.E.R.S. Gruppo Esplorativo Relitti Sommersi con il supporto del sito web Relitti.it.
A coordinare le operazioni di esplorazione è stato chiamato Massimo Bondone, noto nel mondo delle immersioni su relitti per la sua determinazione ed esperienza.
L’obbiettivo da raggiungere è stato quello di documentare con immagini video 3 di questi relitti, rispettivamente a 80, 103 e 115 metri di profondità, allo scopo di ottenere le informazioni necessarie per identificare in maniera scientifica le navi affondate.
All’ epoca dell’ inizio delle attività, i relitti venivano generalmente indicati come:
• Nino Padre/ Relitto dell’Artiglio (A)
• “Cigliano “ (B)
• “Scuderoni” / Hercules. (C)
L’attribuzione di questi nomi è talvolta di fantasia e legata ad affondamenti che spesso non hanno nulla a che vedere con i relitti in oggetto.
Come sempre un aiuto fondamentale è dato dai pescatori locali.
In particolare da Gianni “Noè” Arecchi , componente di una famiglia di pescatori calabresi a Genova dal dopoguerra , scopritore del relitto medioevale al largo di Voltri, e da Renzo Merlo, noto pescatore dilettante della zona.
Nel periodo compreso tra Maggio e Ottobre 2004 sono state effettuate:
• 4 immersioni a 65 (50-70) m di allenamento sulla HAVEN
• 4 immersioni a 80 (70-80) m sul relitto definito momentaneamente “ della paraffina”( detto P.fo NINO PADRE)
• 4 immersioni a 103 (95-103) m sul relitto definito momentaneamente “ 103 ”(detto CIGLIANO)
• 8 immersioni a 115 (98-115) m sul relitto definito momentaneamente “ delle catene “(detto Scuderoni o P.fo HERCULES)
per un totale di oltre 3000 minuti di immersione e con tempi di permanenza di 400 minuti oltre 100 metri di profondità.
Sono stati consumati: 300 m3 circa di gas (Elio – Ossigeno – Aria ).
Sono state effettuate: 6 ore di riprese subacquee di cui 3 tra 100 e 115 m di profondità.
Le riprese sono inedite e ritraggono relitti praticamente inesplorati.
“Relitto della paraffina” detto “P.fo NINO PADRE”
RICERCA STORICA
Il P.fo NINO PADRE fu costruito nel 1913 a Sunderland (GB) per la Century Shipping Co Ltd. di Londra.
4538 tonnellate di stazza lorda ed una lunghezza di 111 metri
Imbarcava una macchina a vapore a triplice espansione della Dikinson-Sunderland 7305hp
Varato come ELVASTON fu utilizzata sin dal suo completamento come nave da carico.
Nel 1917 fu venduta alla Società Veneziana di Navigazione a Vapore di Venezia, che ne cambiò il nome in P.fo LEPANTO, utilizzandola sino a 1933, anno in cui fu venduta ai “FRATELLI GAVARONE” armatori genovesi.
Rinominata, “ NINO PADRE”, venne requisita dai tedeschi il 9 Settembre 1943 passando sotto il loro controllo.
Troviamo tracce dei suoi trasporti di carbone in molti porti italiani tra cui Cagliari e Genova.
Venne affondato nella primavera del 1944 porto di Genova.
Fu recuperata e riportata in superficie per poi essere nuovamente riaffondata all’imboccatura del porto, ad opera dei tedeschi, quale sbarramento difensivo,del varco di levante.
La ricerca storica e documentale riguardante le informazioni della nave ha portato elementi tali da ritenere improbabile che il relitto in posizione A della Fig. 1 sia quello del P.fo NINO PADRE.
Le motivazioni sono:
Uno degli elementi che determina tale esclusione è costituito da atti custoditi presso l’Ufficio Storico della Marina e riportati in un articolo sulla RIVISTA MARITTIMA edita dallo stesso ufficio i cui autori sono E. BAGNASCO e A. RASTELLI.
La pubblicazione del 1993 riguarda gli oltre 900 relitti di navi militari e civili oggetto di affondamento, all’interno del porto di Genova, durante la Seconda Guerra Mondiale .
Molti di questi relitti furono utilizzati come sbarramento difensivo del porto
Il P.fo NINO PADRE, risulta in questo elenco, e nel documento viene individuato al punto 9 (Fig. 10 e 11) presso l’imboccatura di levante del porto di Genova.
Difficile pensare che, in un periodo di scarsità di ferro, in cui si raccoglieva anche il più piccolo rottame, una nave affondata nel porto di Genova, venisse riportata in superficie con costi elevati per poi essere eventualmente trainata ed affondata nuovamente fuori del porto.
Non solo, ma affondandola su un fondale di 80 metri circa i costi del recupero sarebbero stati notevolmente superiori. Il relitto appare come “lavorato” dai palombari che ne hanno recuperato il metallo dove possibile, se fosse il P.fo NINO PADRE per quale ragione non lo avrebbero fatto direttamente in porto ? Recuperandone lo stesso ferro, ottone e materiale delle stive che molto più agevolmente avrebbero potuto rimuovere in pochi metri d’acqua ed in porto !
Risulta quindi poco credibile attribuire a questo relitto il nome del P.fo NINO PADRE.
A tutt’ oggi non si hanno elementi sufficienti per una identificazione certa.
L’esplorazione del relitto è stata effettuata in diverse immersioni, finalizzandola ogni volta ad uno scopo preciso, dimensioni, riprese video, prelievo campioni del carico.
In particolare sono stati prelevati campioni dalle stive di un materiale in lastre, pani e balle.
Portato ad un laboratorio chimico per tentarne l’ identificazione di cosa si trattasse, è risultato essere un idrocarburo solidificato.
Successive analisi e purificazioni del campione hanno portato ad identificare il materiale come di origine sintetica e per la precisione “PARAFFINA”.
La “paraffina” è un miscuglio di idrocarburi solidi caratterizzati da una elevata inerzia agli agenti chimici.
Formata da idrocarburi saturi ad alto peso molecolare, detti paraffinici. La sua prima e più importante utilizzazione riguarda la fabbricazione delle candele ( anche queste presenti nelle stive).
Raffinata è bianca, leggermente traslucida, insapore e inodore, untuosa al tatto.
Per la sua insolubilità in acqua e per la resistenza agli agenti chimici, trova impiego nella fabbricazione di imballaggi impermeabili, di cere per pavimenti e per mobili, di articoli da toletta, ecc., oltre che nella fabbricazione dei cerini, nell’industria tessile e in farmaci.
Un elemento importante, per fini scientifici , è stato vedere come la paraffina mantenga inalterata la sua stabilità e natura dopo oltre 50 anni in acqua di mare.
Un test simile non è certo comune , la stabilità in un ambiente ostile come quello marino, rendono questo test unico nel suo genere confermando la prerogativa tipica dei “paraffinici”.
Da notare come pochissime forme di vita abbiano “colonizzato” la paraffina, tra queste le “onnipresenti” ostriche.
Sono in corso di definizione progetti di studio del materiale sia con l’Università di Genova che con il CNR.
ESPLORAZIONE DEL RELITTO
“Relitto della paraffina” detto “P.fo NINO PADRE”
Relitto conosciuto dai locali come "dell’ "ARTIGLIO", in quanto fu teatro di una operazione di recupero del carico da parte della So.Ri.Ma., nota compagnia armatrice del famoso Artiglio, protagonista di recuperi marittimi all’avanguardia per l’epoca.
Non abbiamo notizie certe circa questo recupero ad opera dei palombari della So.Ri.Ma.
E’ stata contatta l’ Associazione “ARTIGLIO” di Viareggio composta dagli “eredi” naturali dei famosi palombari, nel tentativo di individuare l’elenco dei recuperi effettuati, ma ad oggi questo documento non è disponibile.
La poppa è mancante e non ne abbiamo notizia, con tutta probabilità l’esplosione l’ha completamente distrutta.
Il fondale è perfettamente piano ed eventuali resti sparsi sarebbero facilmente individuabili.
A causa del massiccio lavoro di demolizione lo scafo si presenta come un “guscio vuoto”. Partendo da prua rimane solo il piano dove si trovavano i verricelli salpa ancore, recuperati insieme all’attrezzatura di ormeggio della nave.
Piano di coperta, cassero centrale e l’intera macchina sono stati demoliti e/o recuperati.
Troviamo verso poppa una porzione di coperta e una stiva ancora con il carico, come descritto in altra parte del rapporto, questo consiste in paraffina sotto varie forme (rotoli, lastre e candele),i primi sono sul fondo. le ultime galleggiano attaccate al piano di coperta.
La forza dell’esplosione ha letteralmente "strappato" in due la nave, a poppa estrema grosse travi in ferro si elevano verticali,a testimonianza di quanto accaduto ed è possibile vedere la sezione della nave come in un disegno tecnico.
Una esplorazione con side scan sonar ha segnalato dei rottami ad alcune decine di metri di distanza,troppo poco elevati per essere battuti dal nostro scandaglio.
Se le condizioni di visibilità lo permetteranno abbiamo in programma una ricerca anche di questi possibili obbiettivi, mai come in questo caso dobbiamo considerare tutte le possibilità.
Per fortuna la profondità è minore,circa 70/80 m e questo compensa la sospensione sempre presente, dovuta anche alla relativa vicinanza alla costa e alla foce del torrente Polcevera.
CONCLUSIONE
L’ esplorazione del relitto ha permesso poter affermare che non si tratta del P.fo NINO PADRE.
Lo studio degli elenchi delle navi affondate nella zona è in corso ma non ha ancora permesso di evidenziare un possibile candidato tra la rosa dei nomi.
Il relitto momentaneamente è stato “ribattezzato “ come “della PARAFFINA”, vista la notevole quantità di questo materiale ancora nelle stive.
Le linee di scafo e della prua indicano una nave di vecchia fattura, probabilmente fine 800 o primi del 900, anche se attualmente sono solo supposizioni.
Si ringrazia Gianluca Mirto per la gentile concessione di questa pubblicazione.
Per maggiori informazioni visitate: Relitti.it
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