Segnalato per la prima volta a Cipro nel 2012, il pesce leone in Mediterraneo (Pterois miles) deve essere considerato ormai una specie residente. A distanza di soli 8 anni la sua presenza è stata segnalata in molti stati dell’Europa meridionale, inclusa l’Italia.
Senza dubbio è una specie scomoda, che, per la sua dieta da carnivoro generalista, che mangia di tutto, anche specie importanti per la nostra economia, potrebbe avere effetti ecologici pesanti.
Eradicarlo è impensabile, secondo il team internazionale di scienziati che lo ha studiato recentemente, condotto tra gli altri dalle Università di Cipro e Plymouth (il lavoro è pubblicato sul Journal of Fish Biology). Al più si può pensare di gestirlo, mitigandone gli effetti negativi. Impressiona la velocità con cui si è adattato a un ambiente ostile, riproducendosi ed esercitando un impatto crescente sulle comunità locali. Impatto potenzialmente catastrofico, come quello che ha avuto nell’Atlantico Occidentale.
Il pesce leone in Mediterraneo
Gli scienziati hanno esaminato a individui lunghi tra 8 e 37 cm, di età compresa tra 0,5 e 4 anni, la varietà testimonia a favore di una popolazione ormai saldamente radicata. Nei pesci leone la femmina è più grande, può essere fecondata da più maschi e produrre milioni di uova.
Rispetto alla popolazione di origine, nell’oceano Indiano, i pesci leone di Cipro crescono più in fretta e formano grandi aggregazioni. La loro stagione riproduttiva ha un picco di attività in corrispondenza con il periodo estivo, caldo, anche se si riproducono un po’ durante tutto l’anno.
In conclusione, lo studio sottolinea una volta di più la necessità di misure di stretto controllo di biosicurezza nel canale di Suez, via preferenziale per molte specie aliene. Il pesce leone in Mediterraneo è solo uno dei molti “clandestini“.