Gli squali sono tra le creature più affascinanti che abitano il mondo marino, apparsi sulla terra in un lontano passato, da milioni di anni la loro presenza sostiene e regola gli ecosistemi marini.
Un glorioso passato non riflette purtroppo un presente luminoso. Secondo la IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) un terzo delle specie è minacciato di estinzione a livello globale, e il bacino del Mar Mediterraneo è dichiarato come una delle aree con la più alta percentuale di specie in pericolo: quasi due specie di squali su tre sono state dichiarate a rischio di estinzione locale.
Può un animale come lo squalo, tratteggiato come un forte e temibile predatore, davvero estinguersi? Può un grosso squalo sparire senza lasciare (quasi) traccia? Un esempio è quello che ci riporta un recente studio sulla presenza dello squalo toro (Carcharias taurus) nel Mar Mediterraneo, condotto grazie alla collaborazione tra il Dipartimento di Scienze della vita e dell’Ambiente (DiSVA) dell’Università Politecnica delle Marche e l’Acquario di Cattolica, struttura fin dalla sua fondazione attiva nella sensibilizzazione sulla conservazione degli squali nel Mar Mediterraneo e nel mondo.
Lo squalo toro è un grosso squalo che predilige ambienti costieri e attualmente non abbiamo notizia della sua presenza nell’area del Mar Mediterraneo: l’ultima cattura risale al 2008 e negli ultimi 50 anni è stata segnalata solo otto volte. Eppure, la specie è stata descritta per la prima volta proprio nel Mar Mediterraneo dall’eccentrico naturalista Constantine Samuel Rafinesque nei primi decenni del 1800, durante il suo soggiorno a Palermo. Sempre a Palermo, nella seconda metà dell’Ottocento, lo zoologo Pietro Doderlein dopo aver acquisito la cattedra universitaria di zoologia ed anatomia comparata, inizia una raccolta sistematica di campioni dalla fauna locale, tuttora conservati nel museo che porta il suo nome. Tra di essi, secondo le note dello stesso autore, sono stati catalogati diversi esemplari di squali toro, tra cui esemplari molto giovani. Tra le sue note riporta: “L’attuale specie di squalo [lo squalo toro] si è resa alquanto più frequente negli ultimi tempi … appare per lo più in autunno e primavera”. Nello stesso periodo, la specie è avvistata da diverse campagne naturalistiche nelle coste mediterranee del Nord Africa, aggregazioni di esemplari sono segnalate in Spagna, e la cattura di alcuni esemplari è riportata dalle coste croate del Mare Adriatico. Dopodiché, nel Novecento le segnalazioni si fanno via via più rade, fino a cessare del tutto.
Squali nel Mar Mediterraneo
Non stupisce che lo squalo toro possa essere una specie attualmente scomparsa dall’area del Mar Mediterraneo: tra i grossi squali è una delle specie più vulnerabili all’impatto dell’uomo sull’ambiente marino. Si tratta infatti di un animale che tende a formare aggregazioni di numerosi individui in aree limitate, a profondità generalmente comprese tra i 20 e i 40 metri. La selezione di questi habitat è guidata da ragioni legate alla presenza di prede e alla riproduzione, e studi condotti in Sud Africa e Australia (dove tuttora sono presenti popolazioni della specie) mostrano un’alta fedeltà a tali siti, tanto che sono diventati mete molto popolari per il turismo subacqueo (tra le più note, le immersioni ad Aliwal Shoal in Sud Africa e Port Stephens in Australia). Se per i subacquei questa caratteristica della specie è una manna che consente di osservare in natura ed in gran numero questo bellissimo animale, dall’altro lato lo rende altamente vulnerabile alla pesca costiera, caratteristica che potrebbe aver generato il declino della popolazione delle specie nel Mar Mediterraneo.
Purtroppo, si tratta di una storia che non riguarda solo lo squalo toro, altre specie di squali potrebbero aver subito, o potrebbero andare incontro presto, allo stesso destino. Un concetto relativamente recente in ecologia è quello delle “shifting baselines”: la percezione che abbiamo della natura è limitata all’arco temporale di osservazione a cui possiamo accedere, ma il nostro punto iniziale di osservazione potrebbe essere quello di una situazione già compromessa. Potremmo semplicemente considerare, cioè, il Mar Mediterraneo un mare senza abbondanza di grossi squali predatori semplicemente perché la loro presenza è declinata prima che ce ne potessimo rendere conto.