Autore: Leda Masi
Considerato quanto detto poc’anzi sul comportamento della luce in
acqua, e soprattutto sull’assorbimento, è facile intuire che l’uso del flash sia
spesso assolutamente indispensabile in fotosub, per restituire tutti i colori
che sono andati persi.
Ma il flash non serve solo a fare luce quando non ce n’è, serve anche a
schiarire le ombre troppo chiuse, ammorbidire l’immagine, a dare
tridimensionalità ai soggetti, nelle riprese in luce mista a illuminare un
soggetto con un’angolazione diversa da quella della luce naturale, nelle riprese
in controluce per rendere riconoscibile quella che altrimenti sarebbe solo una
sagoma scura, praticamente indispensabile nella macrofotografia.
Naturalmente anche la luce del flash risente dei fenomeni della diffusione e
dell’assorbimento, per cui la luce che arriva sul soggetto è inversamente
proporzionale alla distanza flash/soggetto. Risulta quindi sempre utile ridurre
la distanza e la quantità d’acqua fra il soggetto e il flash.
La potenza di un flash viene espressa con il NUMERO GUIDA, che rappresenta il
diaframma da impostare con la pellicola a 100 ISO e il soggetto a 1 mt di
distanza, per ottenere una corretta esposizione. In pratica, per ottenere il
diaframma da impostare, conoscendo il NG del nostro flash dovremo dividere il NG
per la distanza a cui si trova il nostro soggetto. A volte invece del NG
troveremo espressa la potenza in w/s. Per la macrofotografia si può considerare
sufficiente una potenza di 50w/s. Sul mercato si trovano modelli che consentono
di impostare manualmente la potenza del lampo.
Caratteristica importante per un flash è quella di poter funzionare in TTL, e di
essere facilmente orientabile.
Sul mercato i modelli offerti sono numerosissimi, la scelta non è semplice.
Fattori da tenere presenti nella scelta sono quindi: numero guida, (più è alto e
più mi consentirà diaframmi chiusi), temperatura colore, durata delle batterie,
tempi di ricarica del lampo, funzionamento TTL, angolo di copertura (deve essere
almeno di 80-90°). Esistono sul mercato dei diffusori per ampliare l’angolo di
copertura, ma riducono sensibilmente il numero guida.
Molto utile è anche l’impiego di un secondo flash come “servoâ€?, munito cioè di
una fotocellula che fa scattare il lampo quando colpita dalla luce del flash
primario. Questo consente di avere un’illuminazione più completa, schiarire
ombre troppo dure lasciate dal primo flash, senza avere un secondo cavetto di
connessione con la macchina. Il servo flash può essere anche utilizzato dal
compagno di immersione per angolazioni di luce difficilmente ottenibili da soli.
Nell’utilizzo del flash è molto importante tenere presente l’effetto di
riflessione della sospensione. Quando le particelle in sospensione vengono
colpite dal lampo, riflettono la luce e la rinviano in macchina. Il risultato è
un fastidioso effetto neve. Per ovviare all’inconveniente è necessario angolare
il flash in modo che il suo asse formi con l’asse dell’obiettivo un angolo
compreso fra i 45 e i 90°. Se la distanza del soggetto è superiore al metro,
tale angolo è difficile da ottenere, motivo per cui il flash viene montato su
una staffa che lo tiene a 40/50 cm dalla macchina.
Se la luce ambiente è elevata e si vuole comunque utilizzare il flash per
schiarire le ombre, è opportuno impostare tempo e diaframma come se ci fosse
solo la luce ambiente, per evitare sovraesposizioni e doppie immagini.
Ogni fotocamera ha un suo tempo di sincronizzazione con il flash, cioè un tempo
di esposizione che consente di esporre correttamente tutto il fotogramma. Di ciò
è opportuno tenere conto nella scelta dei diaframmi (e quindi dei tempi): con
tempi più veloci del tempo di sincronizzazione si rischia di avere solo una
parte del fotogramma illuminato. I tempi di sincronizzazione sono in genere
variabili fra 1/60 e 1/125.
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