Raccontare il mare non è facile, raccontarlo a un subacqueo ancora meno. Detto questo, proviamo a stilare la classifica dei 5 libri sul mare che, secondo me, lo raccontano meglio.
Ho voluto fare un gioco, e vorrei che lo leggeste con questo spirito.
Mettiamola così: sono i 5 libri che io mi porterei su un isola deserta, senza pretese di conoscere tutta la letteratura mondiale né di volervi convincere della bontà delle mie scelte. Sono romanzi che sottolineano il rapporto tra il personaggio umano e il mondo sommerso. e che lo fanno mettendo in evidenza i diversi comportamenti, le diverse regole, a cui è necessario adattarsi, o perdere.
Mi piacerebbe accendere una discussione costruttiva. Avete voglia di fare la vostra top five, o di segnalarmi qualche opera letteraria che voi amate, e che può essermi sfuggita? Mi piacerebbe tra 6 mesi dover aggiornare completamente la classifica per accogliere i vostri consigli, o pubblicare una classifica con i libri più votati dai lettori di Scubaportal.
Ecco la mia classifica internazionale (include scrittori di 5 paesi e 3 continenti diversi).
Libri sul mare, 1° posto: Ernest Hemingway, 1956, Il vecchio e il mare.
“Pesce” disse “ti voglio bene e ti rispetto molto. Ma ti avrò ammazzato prima che finisca questa giornata”.
Al primo posto metto il vecchio Hem. La storia del vecchio pescatore Santiago che, dopo immani fatiche per catturare un grosso marlin, lo perde per gli attacchi degli squali, si svolge tutta alla superficie dell’acqua, e quello che sta sotto è solo raccontato e deformato dalle percezioni di chi sta di sopra. Ma il tutto è reso in modo eccezionale dallo stile secco e essenziale di Hemingway (non lo scopro io). Impareggiabile il rapporto tra la Natura, spietata perché segue delle leggi morali tutte sue, e il pescatore cubano che si sforza di comprendere e di accettare le forze superiori che non può contrastare.
2° posto: Richard Flanagan, 2001, La vita sommersa di Gould.
Adesso vivo in perfetta solitudine. Noi pesci teniamo compagnia, è vero, ma i nostri pensieri sono solo nostri & pressoché incomunicabili. I nostri pensieri si infittiscono & ci comprendiamo con una totale profondità che solo chi non è gravato dalla parola & dalle sue complicazioni può capire.
Pochi conoscono questo autore tasmaniano, più noto forse per aver partecipato come sceneggiatore al film Australia. La vita sommersa di Gould è la storia di un galeotto rinchiuso in Tasmania, una singolarissima figura di artista che si mantiene a galla disegnando pesci, e rivive nelle illustrazioni del suo libro a distanza di molti anni. All’inizio Gould detesta le creature mollicce e maleodoranti, ma progressivamente ne sarà rapito in un complicatissimo scambio di personalità a 3-4 elementi, che non racconto per non guastare del tutto la sorpresa a chi lo volesse leggere. Un mare popolato da pesci con virtù e vizi molto umani, ma che comunque di solito guardano distaccati i nostri affanni.
3° posto: Frank Schätzing, 2005, Il quinto giorno.
L’oceano è diventato consapevole di se stesso.
Al terzo posto metto un best seller che definisco fantascientifico nel senso più profondo del termine. L’autore parte da solide basi scientifiche, elaborando una teoria di pura fantasia ma che andando avanti nella lettura riesce convincente, oltre che avvincente. Il tutto in un mondo in cui il Mare, arrivato al punto di non ritorno, si ribella all’umanità che lo ha profanato per secoli e gli scatena addosso le sue creature, che sembrano obbedire a un piano intelligente e mirato a scrollarsi di dosso il bipede invadente. Sembrano solo? Anche in questo caso, non svelo il finale a beneficio di chi non lo avesse letto.
4° posto: Stefano D’Arrigo, 1975, Horcynus orca.
Ma sul verdone, a parte il fatto che è verdone, non c’è proprio niente da dire. Sopra, sotto per lo scill’e cariddi, solo con la sua ombra, fa il suo mestiere e si vede, non finge il contrario, non se la nasconde l’intenzione con cui viene.
Stefano D’Arrigo ha scritto un libro di oltre 1000 pagine, con un linguaggio di sua invenzione, pieno di parole prese al dialetto siciliano, volutamente prolisso e spesso ripetitivo. Il viaggio di ritorno di un marinaio da Napoli, dove sbarca in occasione dell’armistizio dell’8/9/1943, all’Isola delle Femmine, casa sua, si snoda attraverso incontri con avventurieri e prostitute, che acquistano grazie anche al linguaggio una dimensione mitica, diventa una nuova Odissea. A tutto ciò fa da sfondo un mare i cui abitanti, squali, pesci e cetacei, si inseriscono nelle vicende quotidiane dei pescatori entrando a far parte di una moderna, affascinante mitologia.
5° posto: James Ballard, 1962, Il mondo sommerso.
“Come sta la dolce madre grigia di tutti noi?” “È come sentirsi a casa. Ho quasi toccato il fondo.”
Al quinto posto un romanzo di fantascienza del primo Ballard, che si svolge in un futuro sconvolto da un cambiamento climatico (toh, in un libro degli anni ’60), che ha reso inabitabile tutta la fascia tropicale e ha mandato sott’acqua tutte le più importanti metropoli europee. Lo scienziato Robert Kerans si muove a Londra, tra paludi e mangrovieti, coccodrilli e quello che resta dei palazzi semisommersi. Il mare, già padrone del campo, diventa come una specie di liquido amniotico che a poco a poco si impadronisce della mente dei protagonisti facendone regredire la morale verso livelli inferiori dell’evoluzione.
Io ho detto la mia, ecco i miei libri sul mare. Mi scuso per chi ho dimenticato o trascurato. Mi rendo conto che mancano all’appello autori della stazza di Joseph Conrad e Herman Melville (tanto per fare due nomi), ma ripeto che questo corrisponde alla mia scelta del tutto personale. A voi la parola, usate lo spazio sotto per inserire i vostri commenti. Criticate le mie scelte se volete, ma comunicatemi le vostre.
Complimenti, ne hai beccati quattro che non ho letto e mi hai incuriosito. E di brutto, soprattutto con Ballard, che conoscevo per altri versi. Tranne il vecchio e il mare, gli altri non li ho letti. Anzi: ho provato a leggere D’Arrigo, ma non c’è stato verso di macinare 1200 pagine di un Ulisse after Joyce scritte con lo stile del Finnegans Wake in mezzosiculo, ho avuto paura.
Resto solidale con Naipaul:
“Vorrei una prosa trasparente, non voglio che il lettore inciampi su di me; voglio che lui veda attraverso le mie parole ciò che sto descrivendo. Non voglio che lui dica “Oh, santo cielo, com’è scritto bene!”: sarebbe un fallimento.”
Ecco, questo è il mio genere.
Quindi sostituirei D’Arrigo con Charles Paolini, in ‘Avventure Sotto I Mari’ bello grezzo e diretto, da subacqueo a subacqueo.
cheers
Purtroppo non conosco Flanagan (curiosita’ che soddisfero’ al piu’ presto, grazier per la dritta), ma concordo pienamente con gli altri 4, soprattutto Il quinto giorno…. leggendolo si sente quasi il mare gridare “vendetta!”
Io comunque, da subacquea, aggiungerei anche 20.000 leghe sotto i mari, per lasciare spazio alla fantasia e a quante cose NON sono possibili sott’acqua, e almeno un Clive Cussler dei primi tempi – Dirk Pitt sara’ anche un po’ il James Bond subacqueo, ma e’ un buon subacqueo, e si leggono tutto d’un fiato.