Oggi la subacquea per le persone con disabilità è una stupenda realtà.
Subacquei appassionati lasciano a terra la sedia a rotelle, o altri ausili, per volare senza peso nelle meraviglie del mondo sommerso e vivere appieno le emozioni e i piaceri dell’immersione.
Avvolti dal mare, lasciando spazio alla dolce spinta d’Archimede, si ritrovano libertà perdute. Sott’acqua, sottratti alle leggi della gravità, il gap di prestazione fra persone disabili e normodotati si riduce.
La subacquea, affascinante attività, è spesso praticata in scenari marini ricchi di bellezza, dove la cooperazione fra i compagni di immersione, immediata e spontanea, facilita la nascita di vera integrazione, di nuove amicizie, apporta una serie di benefici psico-fisici e rafforza la propria autostima creando nuove prospettive.
Le migliaia di subacquei disabili brevettati HSA nel mondo, fin dagli anni Ottanta, hanno dimostrato che, seguendo un buon corso di addestramento, l’attività subacquea può essere praticata in sicurezza.
UN PO’ DI STORIA
In Italia le attività subacquee per le persone con disabilità fisiche e sensoriali, di cui si ha notizia, risalgono agli inizi degli anni Settanta. Si trattava di esperienze individuali, isolate, caratterizzate da tecniche e metodi didattici del tutto personali e che non raggiungevano lo scopo di una formazione completa e sicura.
Sono iniziative che nascono ad hoc, di solito per esigenze specifiche, non coordinate tra loro e spesso legate all’affetto per un amico o per un parente. I pochi istruttori che si cimentavano in questo percorso, pur essendo già esperti, trovavano davanti a sé parecchi ostacoli: le attrezzature inadeguate, l’ottenimento delle idoneità mediche, la definizione delle responsabilità personali e il reperimento delle coperture assicurative ma, soprattutto, la forte componente di scetticismo tra la gente in genere e anche tra la popolazione dei subacquei. Molti, infatti, consideravano questo sport eccessivamente rischioso e nell’immaginario collettivo il subacqueo era visto come un superuomo, legato a tutta una serie di valori e riferimenti con i propri riti e le proprie abitudini.
Queste modalità di approccio esprimevano una cultura dell’accesso all’attività molto selettiva che escludeva le persone con disabilità.
Va considerato, inoltre, che il sistema di insegnamento delle agenzie didattiche italiane ed estere, allora come oggi, era pensato per le persone non disabili e quindi non adatto a garantire nel suo insieme la sicurezza necessaria a una persona con disabilità durante l’attività subacquea. In Italia, questo insieme di concezioni e definizioni protratte nel tempo hanno finito per creare molte resistenze, contrapposizioni e ostacoli nel far comprendere a tutti che una persona con disabilità anche rilevanti, come un paraplegico, un tetraplegico o un non vedente, poteva immergersi in sicurezza.
All’estero, però qualcosa “bolliva in pentola” già da un po’ di tempo. In California, per merito di HSA (Handicapped Scuba Association), nascono le prime e più significative esperienze nella subacquea per le persone con disabilità. Nel 1975, alcuni personaggi che sarebbero stati poi tra i fondatori di HSA USA, in collaborazione con l’Università di Irvine in California, condussero alcune fondamentali ricerche ed esperienze di integrazione tra subacquei con vari tipi di disabilità fisica o sensoriale, persone non vedenti e subacquei normodotati. Queste e altre esperienze gettarono le basi per la successiva fondazione di HSA USA nel 1981 per merito di James A. F. Gatacre, attuale presidente del board of directors di HSA International. Tra i primi sostenitori di HSA ci fu la Cousteau Society che favorì lo sviluppo di diverse e importanti collaborazioni a livello internazionale. Pioneer and Leader in scuba for disabled
Queste esperienze furono recepite, attraverso un intenso interscambio e una proficua collaborazione, da alcuni gruppi italiani sparsi sul territorio, che già operavano in questo settore dell’attività subacquea.
Le prime iniziative, sia in Italia che all’estero, furono condotte pioneristicamente e ottennero un grande e importante risultato: dimostrarono la fattibilità dell’impresa e dimostrarono che, nonostante le tante difficoltà incontrate, l’attività subacquea poteva essere, come è diventata, un obiettivo concretamente raggiungibile anche per le persone con disabilità.
Aldo Torti, attuale presidente di HSA Italia e allora promotore del gruppo di Milano, con alle spalle già molti anni di attività nella formazione subacquea, nel nuoto e nell’acquaticità anche per le persone con disabilità, fermamente convinto della bontà del progetto, comprese che era necessario dare a questo libero movimento forza, consistenza, credibilità e sicurezza. Fonda in Italia, unitamente a diversi amici, verso la fine degli anni Ottanta, l‘Associazione Nazionale Attività Subacquee e Natatorie per Disabili, la prima organizzazione che si occupava di diffondere la subacquea per le persone con disabilità. Un’organizzazione che da subito i fondatori hanno voluto funzionale, diretta, snella e non appesantita da sovrastrutture burocratiche, che permettesse sempre di mettere al centro dell’azione l’individuo con la sua personalità, creando e promuovendo le condizioni per accogliere e accrescere il desiderio di partecipazione, non frenando gli entusiasmi e la gioia di fare, operando per la crescita in un contesto sicuro del movimento subacquea e disabilità.
L’associazione, fra le prime ONLUS in Italia, ottiene diversi riconoscimenti e accoglie al suo interno la nascita e lo sviluppo dell’agenzia italiana di HSA (Handicapped Scuba Association International), diffusasi negli USA e in molti altri paesi nel mondo.
Si consolida così anche in Italia un’organizzazione dedicata alla subacquea per le persone con disabilità, con prestigiosi programmi didattici e standard specifici, elaborati nei primi anni Ottanta dall’HSA National Advisory Board in collaborazione con UMS – Undersea Medical Society, CNCA – Council for National Cooperation in Aquatics, OWU – OurWorld Underwater e con la partecipazione attiva delle maggiori agenzie didattiche americane di allora e dei loro responsabili del training.
Tutto questo ha portato alla formulazione e alla creazione di un sistema di insegnamento mirato per la formazione subacquea di persone con disabilità, caratterizzato da procedure attente a recepire le esigenze personali e di sicurezza degli allievi disabili, dei loro istruttorie e guide.
Gli standard e i programmi didattici HSA hanno fatto la storia nel mondo della subacquea. Questi standard sono accuratamente definiti per permettere di insegnare con gradualità e di valutare attentamente le prestazioni fisiche degli allievi che partecipano ai corsi e consentono, con una speciale procedura multilevel, creata da HSA, di brevettare subacquei con varie tipologie di disabilità fisica, comprese le persone non vedenti e con disabilità intellettiva. Un sistema didattico collaudato e completo, di qualità, operativo a livello internazionale fin dagli inizi degli anni Ottanta e in linea con le necessità dei subacquei.
Sin dalla sua fondazione, HSA Italia si è impegnata a fondo con grande altruismo nell’organizzazione di eventi, convegni, formazione, gare e ricerca medica scientifica moltiplicando le iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori sui benefici effettivi che la subacquea può avere sulle persone con disabilità.
HSA riceve il plauso in vari contesti e da molti personaggi di spicco del mondo della subacquea che vi aderiscono, dando il loro sostegno. Negli anni ai corsi di formazione e specializzazione HSA hanno partecipato migliaia tra istruttori, guide e subacquei esperti, tutti uniti dalla voglia di accrescere la loro esperienza e la voglia di apprendere le tecniche migliori per insegnare alle persone con disabilità e accompagnarle, con competenza, nel mondo della subacquea. Si è trattato di un impegno considerevole, che ha dato una forte e significativa spinta in Italia ad aprire le porte della partecipazione ai corsi sub di tantissime persone con diversi tipi di disabilità che hanno completato con successo i corsi ottenendo il rilascio del brevetto HSA.
Oggi, dopo oltre 35 anni, grazie all’intenso impegno dei molti tecnici qualificati e sostenitori di HSA, possiamo affermare che la subacquea per le persone con disabilità è una stupenda realtà. HSA, che ne è forza motrice, si configura come un ampio e strutturato movimento internazionale che, come una sorta di volano ormai inarrestabile, continua a creare occasioni di incontro, di inclusione e iniziative di eccellenza a vantaggio delle persone con disabilità.
HSA ha scritto la storia della subacquea per le persone disabili in Italia, fra non poche difficoltà, facendo da apripista… e diventando protagonista di una storia unica! Se quello che appariva impossibile tanti anni fa è oggi una realtà solida e in continua evoluzione è perché c’è qualcosa in noi che va oltre il semplice processo mentale di condivisione di situazioni o di conoscenze e capacità tecniche e didattiche elevate. Questo qualcosa è la nostra capacità di capire che esiste la possibilità di superare avversità e svantaggi anche quando le situazioni sembrano esserci contrarie. Questo vuole dire mettere le proprie capacità ed energie a disposizione degli altri, condividere con loro esperienze, idee e aspirazioni nel segno del progresso di una società civile avanzata.
Questo qualcosa che parte dal cuore si chiama solidarietà ed è un valore sempre presente nelle azioni dei tanti amici, donne e uomini che compongono il movimento di HSA Italia.
Il mare è sempre diverso per ognuno di noi. Nelle emozioni, nelle sensazioni e nella sua immensa grandezza ci accoglie con i nostri pensieri più profondi. Le attività subacquee sono alla portata di tutti e chiunque può viverle in sicurezza in relazione alla propria fisicità ed autonomia.
Di Giuseppina Gazzonis responsabile comunicazione HSA Italia, tratto dal libro Subacquea & Disabilità, 2004 di Aldo Torti, presidente di HSA Italia – Handicapped Scuba Association International