Gli esperti di reef di tutto il mondo stanno chiedendo un’urgente rivalutazione dei nostri limiti per il cambiamento climatico. I reef corallini, che hanno funzionato senza grandi cambiamenti nei passati 24 milioni di anni, si trovano a dover fronteggiare un cambiamento prodotto dall’uomo con una velocità che non ha precedenti nei ritmi naturali, anche superiore alle più nefaste previsioni.
Si parla ormai di Antropocene, a indicare un’era geologica (il presente) in cui l’evoluzione del clima è profondamente influenzata dalle attività umane. E il reef, come tutte le altre biocenosi naturali, ha la possibilità di adattarsi o scomparire.
Il clima terrestre sta cambiando, le alte temperature dei tropici si spostano verso i poli, i coralli in certi casi possono crescere dove prima faceva troppo freddo, e scompariranno dove la temperatura si alza troppo.
Grido di allarme del reef
Che fanno gli scienziati? Lo scenario richiede una risposta fredda (è il caso di dirlo) e lucida, per proteggere i reef e i benefici che forniscono alle popolazioni costiere in termini di cibo, turismo, protezione dall’erosione.
Insomma, anche la scienza deve adattarsi ad un cambiamento che si annuncia più rapido del previsto, deve rivedere le sue teorie classiche e cercare una risposta a domande come: cosa può fare funzionare il reef corallino in questo nuovo scenario climatico, in un mondo dominato dall’uomo?
La risposta alla crisi del nuovo millennio è sulla bocca di tutti: ridurre le emissioni di anidride carbonica. Ma nel frattempo l’obbligo per gli scienziati è di essere creativi e di escogitare qualcosa di nuovo.