Autore: Leo Cataldino
“…la tribù degli uomini nudi, scuri di pelle ma chiari di cuore che vivono semplici in semplicità; è una razza sparsa nel mondo che si riunisce in piccoli gruppi in determinati periodi dell’anno; è una razza anfibia…”
Queste sono le parole di Duilio Marcante che Enzo Majorca (lui dice che si scrive con la “j” profonda…) mi recita mentre dall’aeroporto di Brindisi ci rechiamo a Taranto.
Vi spiego come mai Enzo Majorca e’ in auto con me, Fabrizio Romano ed Eugenio Mongelli in direzione Taranto. I Taranto Divers, club di subacquei di cui sono presidente e di cui Fabrizio Romano e’ Direttore Operativo ed Eugenio Mongelli Socio, chiamati dalla Societa’ BRADLEY Comunicazione ente organizzatore, hanno partecipato all’organizzazione del Palio del Mare 2003. Questa manifestazione si svolge annualmente a Taranto nel mese di luglio e consiste in una serie di regate a remi che si effettuano attorno al perimetro dell’isola della citta’ vecchia. Enzo Majorca, invitato dai Taranto Divers, grazie all’intervento di DEUTSCHE BANK Taranto, e’ stato l’ospite d’onore, l’uomo di mare che avrebbe dovuto premiare gli equipaggi vincitori.
Il maestrale ha fatto rinviare la gara e purtroppo l’intervento di Enzo Majorca al Palio del Mare si e’ limitato a presenziare la serata di gala comunque organizzata. Peccato ma, come lui stesso ha detto, fa parte del gioco: "…ho dovuto rinviare anch’io alcuni tentativi di record per le condizioni del mare!"
Il giorno successivo, su iniziativa dei Taranto Divers, si e’ svolto un incontro sulla subacquea, l’ecosistema marino e la sua salvaguardia. Sono stati due giorni intensi per tutti noi che abbiamo avuto l’onore di affiancare questo straordinario campione e lasciarci catturare dai suoi racconti.
Ci ha parlato del suo innamoramento per il mare
“…Ero rincretinito davanti alla bellezza del mare. Poi mi sono reso conto che il mare non era solo bellezza anche perché ho avuto la possibilità di frequentare i marinai dell’epoca della vela e ho capito che il mare è la scuola migliore per l’uomo.”
dell’inizio con l’apnea
“…In realtà mi interessava conoscere il limite mio stesso perché mi interessava conoscermi. Ho iniziato perché abitavo in una villetta poco a nord di Siracusa, in una splendida campagna piena di fiori, di classica vegetazione mediterranea, fichi d’india, mandorli, e sotto la terrazza di casa mia c’era il mare. L’invito che il mare mi rivolgeva quotidianamente un bel giorno l’ho raccolto. E’ stato grazie all’aiuto di mia madre, toscana, che ho cominciato a raccogliere le telline sul fondo. Ringrazio sempre con la mente mia madre che mi ha insegnato ad amare il mare e mio padre, siracusano per eccellenza, che mi ha insegnato a rispettarlo mettendomi in guardia. Nella famosa (per noi siracusani) contrada di Grottasanta dove abitavo, c’era una piazzetta nella quale la sera ci riunivamo tutti noi ragazzi per scambiarci le esperienze della giornata subacquea. Una sera in questa piazzetta è arrivato su una lambretta un nostro amico medico sventolando un articolo di giornale che riportava che era stato stabilito un record che sarebbe rimasto imbattuto negli anni. I napoletani Falco e Novelli avevano battuto Raimondo Bucher: -41 metri di profondità. La cifra era rilevante per quei tempi ma io sapevo che potevo scendere con una certa facilità, magari non a quelle quote, magari a 20 metri, cioè la dove gli altri si fermavano io proseguivo. Da lì a fare il record il passo è stato brevissimo, mi ero messo in testa di farlo questo record e ce l’ho fatta anche se ho dovuto affrontare enormi difficoltà presso la Federazione per motivi più vari, ma alla fine l’ho spuntata. Tra l’altro, a parer mio, uno dei record più affascinanti è stato proprio quello non ufficiale di Bucher … perché erano lui e la cernia! Bucher era un ufficiale pilota dell’aeronautica militare, medaglia d’argento al valore militare, pescatore subacqueo arrabbiato, nel 1948 in una grotta compresa tra Punta Campanella e Capri a 30 metri di profondità aveva arpionato una cernia e l’aveva presa. Messa in macchina. con due suoi colleghi era andato a bere in un bar del porto di Napoli. Mentre raccontava ai suoi colleghi gli eventi della cattura della cernia un palombaro lo ascoltò, appena sentì parlare reiteratamente di 30 metri, cernia pescata a 30 metri, la testa di rame quale era il palombaro insorse dicendo “no, non può essere, lei a quelle quote in apnea non ci può andare”. Fecero una scommessa, la posta era di 20 mila lire, fu messa in una busta resa assolutamente impermeabile e si immersero. Il palombaro vestito da palombaro, e Bucher con un minuscolo slippino, una maschera e un paio di pinne che andò a strappare la busta contenente le 20 mila lire del palombaro che ha dovuto prendere visione del primo record non ufficiale della storia!”
delle paure
“Non ero tranquillo per niente quando Rossana e Patrizia hanno cominciato l’attivita’ apneistica, allora ho compreso completamente le apprensioni delle quali sono state vittime prima mia madre e poi mia moglie. Le ho comprese proprio mentre aspettavo sul pontone le mie figlie che risalivano dal profondo.”
dei momenti difficili
“I marinai siciliani dicono sempre una frase “Cu mangia fa mullichi”, chi mangia fa molliche… certo momenti difficili capitano, ma il mare è di una liberalità incredibile perché fa ricordare all’uomo i momenti belli. Quelli difficili con un colpo di spugna vanno via.”
e del rapporto con Dio
“Ho un rapporto un po’ strano, credo fermamente in un’entità somma. Che poi sia il dio dei cristiani, il dio dei musulmani, non sto ad analizzare, io ci credo ma non sono un praticante. Per me non c’è la necessità di andare in Chiesa per trovare Dio. Dio me lo posso trovare sott’acqua, anzi sovente me lo trovo sott’acqua più facilmente che sulla terra ferma. Una volta, mi è capitato tanti anni fa, ero sceso con autorespiratore in una secca in mezzo al canale di Sicilia e sui 45 metri di profondità lungo una parete ho visto una fenditura. Ho messo in mezzo la testa e sullo sfondo ho visto due colonne monolitiche, scanalate che non avevano nulla da invidiare alla severità delle colonne dei nostri templi dorici. Mi è venuta la pelle d’oca perché ho pensato a chissà quale misconosciuta tragedia sismica. Con una certa riluttanza mi sono inoltrato tra le tenebre cercando peraltro di fugarle, con scarsi esiti, con la torcia subacquea. Dopo aver pinneggiato per una quindicina di metri gli occhi mi sono andati casualmente al soffitto di questa grotta scorgendo un vero e proprio trionfo di luce. Da allora è diventata veramente il mio tempio. Quando io ho bisogno di trovare Dio me ne vado in questa grotta.”
Grandi lezioni di semplicita’, umanita’ e cultura di un uomo nato e rimasto libero “…non avevo sponsor e indossavo l’equipaggiamento per fare un piacere al caro amico Ferraro…”, che ricorda l’amico e rivale Jacques Mayol che ha scelto pero’ la peggiore maniera per chiudere con la vita, se non altro per coloro che confidavano in lui e che, senza mezzi termini, afferma:
“Stiamo uccidendo il mare !”
Ed e’ vero come e’ anche vera l’affermazione che oggi “le uniche azioni che possono avere qualche risultato sono quelle …alla Greenpeace…” perche’ non esiste volere politico ad un’inversione di tendenza e perche’ ”le associazioni ambientaliste sono troppo molli”.
Qualcuno mi ha detto che i tempi sono cambiati: no, non sono cambiati i tempi, ma sono peggiorati gli uomini perche’ non accettano piu’ la scuola del mare, perche’ non temono piu’ il mare e non temono le conseguenze delle azioni devastanti che stanno commettendo.
Penso di poter parlare per tutti quelli con cui ho condiviso questi momenti d’incontro con Enzo Majorca e, con sufficiente certezza, affermare che qualcosa e’ cambiato dentro di noi.
La subacquea e’ lo sport della maturita’ perche’ la giovinezza puo’ far rischiare troppo ed il rischio e’ la propria vita. Per questo Enzo Majorca ci consiglia di incontrare il mare, non di affrontarlo, e per riuscirci al meglio bisogna diventare semplici ed umili ma, soprattutto, liberi!
Ho proprio incontrato un uomo della tribu’ delle rocce e la mia ambizione ora diventa quella di poter appartenere un giorno a questa tribu’.
Forse ora comprendo di piu’ le parole di Duilio Marcante:
“…Quando sono in fondo al mare io trovo la mia pace lontano dall’umanità invelenita; sotto molti metri d’acqua, nel mondo del silenzio, io posso dimenticare e dimenticarmi. Allora, attraverso il muro d’ombra grigio azzurro che mi circonda, va la via dei miei sogni che non conosce confini. Ho trovato il mio mondo, dove posso dimenticare di essere ancorato alla terra; le persone che si agitano alla superficie sembrano angeli lontani in un cielo azzurro, il rumore di un’elica è come il ronzio di un calabrone nella quiete assoluta della campagna: non ne intacca il silenzio, lo accentua. Laggiù, fantastiche chimere, le illusioni più strane, si affollano alla mia mente: laggiù, nel mondo della pace senza tutela, io sono felice…”
Pubblicato su Mondo Sommerso, www.mondosommerso-online.it
Ringraziamo gli amici del club Taranto Divers per l’intervista di cui trovate la versione integrale sul sito: www.taranto-divers.cjb.net
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