Giappone: la ricerca subacquea di Yasuo Takamatsu: oltre 600 immersioni per ritrovare la moglie dispersa nello tsunami del 2011
Nel mondo dell’esplorazione subacquea, poche storie sono tanto commoventi e incredibili quanto quella di Yasuo Takamatsu, un uomo di 67 anni che ha dedicato oltre un decennio della sua vita a cercare la moglie Yuko, dispersa nello tsunami che colpì il Giappone nel 2011. La sua vicenda, che ha catturato l’attenzione di registi e scrittori, è un esempio di dedizione e amore che va oltre i confini del tempo e delle profondità marine.
Lo Tsunami: l’evento che cambiò tutto
L’11 marzo 2011, il quarto terremoto più potente mai registrato colpì al largo della costa dell’isola principale del Giappone, Honshu, scatenando una serie di tsunami che devastarono gran parte della costa nordorientale. Il bilancio fu tragico: quasi 20.000 persone persero la vita e oltre 2.500 risultarono disperse.
Yuko Takamatsu, 47 anni, lavorava presso la filiale di Onagawa della 77 Bank quando l’onda anomala colpì la città. L’ultimo messaggio che inviò al marito diceva semplicemente: “Stai bene? Voglio tornare a casa”. Queste parole divennero il motore della ricerca instancabile di Yasuo.
La decisione fatale, un errore di valutazione
Il manager della filiale bancaria di Onagawa ricevette un’allerta tsunami che prevedeva onde alte solo 6 metri. Diede quindi l’ordine di evacuare sul tetto dell’edificio, alto circa 10 metri. Purtroppo, l’onda che colpì la banca fu molto più alta del previsto, stimata tra i 15 e i 17 metri. Travolse 12 dei 13 dipendenti, tra cui Yuko.
Una targa commemorativa nel Plaza of Life di Onagawa recita:
“Tredici dipendenti della banca fuggirono sul tetto di un edificio di due piani. Circa 30 minuti dopo, lo tsunami raggiunse il tetto, uccidendo 12 persone e lasciando 8 persone disperse. C’era una collina chiamata Monte Horikiri che poteva essere raggiunta in un minuto di corsa, quindi perché l’ordine di evacuazione fu dato per il tetto invece che per la collina di fronte a noi?”
L’inizio di una ricerca senza fine
Takamatsu iniziò la sua ricerca nel 2013, due anni dopo il disastro. Inizialmente esplorò la terraferma per due anni e mezzo, setacciando rifugi, montagne e obitori. Nel 2013 decise di estendere la sua ricerca al mare, imparando a immergersi con l’aiuto di Masayoshi Takahashi, un istruttore che conduce immersioni volontarie per cercare le vittime dello tsunami.
“Ho cercato tra le macerie i suoi effetti personali. Pensavo che forse sarebbe stata lì”, racconta Takamatsu nel documentario “The Diver” del 2023, diretto da Anderson Wright.
Oltre 600 immersioni di ricerca
Ad oggi, Takamatsu ha completato più di 600 immersioni. Ogni discesa nelle acque fredde e torbide di Onagawa rappresenta una sfida fisica ed emotiva. Nonostante le difficoltà, Takamatsu rimane determinato.
“Mi aspettavo che fosse difficile. E l’ho trovato abbastanza difficile, ma è l’unica cosa che posso fare. Non ho altra scelta che continuare a cercarla. Mi sento più vicino a lei nell’oceano”, afferma nel documentario.
La sua ricerca non si è limitata a Yuko. Takamatsu ha contribuito alla pulizia dei detriti e ha cercato tracce di altre persone disperse. Ha trovato oggetti come album fotografici e vestiti, ma nessuna traccia di sua moglie.
Un amore che sfida il tempo
La storia di Takamatsu e Yuko iniziò nel 1988, quando lei aveva 25 anni e lavorava alla 77 Bank di Onagawa. Lui era un soldato nelle Forze di Autodifesa Terrestre del Giappone. Si innamorarono immediatamente. Takamatsu amava il suo sorriso, la sua modestia e la descriveva come gentile.
“Quando penso che da qualche parte in questo oceano esiste mia moglie… devo andare a trovarla”, dice Takamatsu nel documentario “Nowhere To Go But Everywhere”.
L’impatto sulla comunità della ricerca di Takamatsu
La ricerca di Takamatsu è diventata simbolo della lotta di un’intera comunità per la guarigione e la chiusura. Come lui stesso ha osservato: “La ripresa dei cuori delle persone… richiederà tempo”.
La sua storia ha ispirato libri e film. Il libro “Voglio tornare a casa” è stato adattato in un lungometraggio e selezionato per il Busan International Film Festival nel 2017. Oltre a “The Diver”, la sua vicenda è stata raccontata nel documentario “Nowhere To Go But Everywhere” nel 2022.
Un esempio per tutti i subacquei
La storia di Yasuo Takamatsu offre una prospettiva diversa per la comunità subacquea. Dimostra come le abilità di immersione possano essere utilizzate non solo per l’esplorazione o il piacere, ma anche per scopi profondamente personali e umanitari.
La sua vicenda ci ricorda che il mare, pur nella sua vastità e nei suoi pericoli, può essere un luogo di connessione e di ricerca di significato.
Mentre Takamatsu continua la sua ricerca, la sua storia resta un potente promemoria della forza dell’amore e della determinazione umana, capace di sfidare le profondità dell’oceano e del tempo.