Il test dell’innovativo GAV Rogue inizia quando apro la confezione e ne estraggo i pezzi per assemblarlo. Si tratta di un GAV minimalista ma mi rendo conto immediatamente di alcune caratteristiche uniche che ne faranno un prezioso compagno di immersione.
Spallacci e cinturone ventrale si montano in pochi minuti, il sistema è facile, immediato e intuitivo e dà subito un’idea di robustezza, sebbene il peso sia molto contenuto, di soli 2.2 kg per il GAV intero.
La piastra dorsale è sostituita da uno schienalino morbido preformato, molto confortevole ed efficace nel tenere il GAV in posizione, con l’aiuto di un ottimo cinturone ventrale e di un cinghiolo sternale regolabile.
Ed eccomi sul campo, alle Maldive. Una fascia posteriore con fibbia in acciaio a prova di scemo (quasi impossibile pizzicarsi le dita), dopo la prima regolazione si rivela molto efficiente nel tenere in posizione la bombola di alluminio. La tasca per i pesi è ottimamente posizionata in verticale sulle reni, i pesi si inseriscono facilmente in apposite tasche, che vanno in posizione con uno scatto ben udibile anche col motore della barca acceso e non si muovono più.
Le tasche di serie sono estensibili, non enormi ma possono contenere in uno spazio ragionevole i molti ammennicoli che noi ricercatori amiamo portare con noi. Ne avrò bisogno durante il workshop. Assicuro la custodia fotografica a uno dei due D-ring in acciaio posizionati sugli spallacci, tramite un moschettone, e sono pronto. Per la cronaca, gli spallacci hanno una serie di anelli di aggancio in tela, dove sistemare con dei moschettoni gli attrezzi più piccoli.
L’assetto in acqua è perfetto. Personalmente amo i GAV a gonfiaggio posteriore, apprezzo la posizione che danno al subacqueo, orizzontale con facilità di basculare verso l’alto o verso il basso, azioni che come fotografo compio sovente durante l’immersione. Il sacco posteriore garantisce una capacità di sollevamento di 15 kg, largamente sufficienti per le mie esigenze. Il sistema di elastici ai lati del sacco lo compatta quando, in immersione, è vuoto, riducendone la resistenza idrodinamica, e le improvvise correnti Maldiviane, che arrivano in modo inatteso e cambiano direzione, mi aiutano a verificarlo.
Al ritorno in superficie il GAV gonfio sostiene il sub rimanendo nella giusta posizione, senza scivolare verso l’alto. Sinceramente vedendo il gav fuori dall’acqua pensavo all’opportunità di aggiungere un cosciale, ma il fascione ventrale e la zavorra integrata si rivelano molto efficaci nel tenere il GAV nella giusta posizione, e nell’assicurare il giusto grado di comfort al subacqueo stanco dell’immersione che aspetta il proprio turno di salire in barca.
Conclusioni: un ottimo GAV. La leggerezza e la compattezza ne fanno lo strumento ideale per un viaggio ai tropici, ma a mio giudizio può essere adattissimo anche per l’uso in Mediterraneo, per immersioni ricreative. Il GAV è configurabile aggiungendo accessori optional che consentono di comporlo secondo le necessità e lo stile di ognuno, ma anche nella configurazione di base garantisce un’ottima funzionalità e il giusto comfort.
Fotosub di Luca Saponari.