Autore: Fabio Carnovale
LA PIANIFICAZIONE DELL’IMMERSIONE
L’ideale per la pianificazione di una immersione con la finalità della fotografia è quello di effettuarla in maniera dedicata, in altre parole, se l’attività inizia e finisce con lo scopo di ottenere immagini, sicuramente il risultato sarà facilmente ottenuto.
Ma questo tipo di immersione normalmente costituisce l’eccezione e non certo la regola, normalmente ci affidiamo ai diving locali per effettuare le immersioni dalle quali speriamo di portare a casa qualche bello scatto, e quindi dovremo adattarci all’organizzazione di questi per pianificare la nostra attività. Sicuramente sono da evitare i diving sovraffollati e comunque quelli dove abbiamo la percezione di costituire un fastidio per le guide o gli altri sub. Sarà bene, inoltre, immergersi con subacquei dello stesso livello ed esperienza, in quanto la presenza di elementi inesperti e disordinati fa ulteriormente diminuire le probabilità di trovare condizioni ottimali per effettuare scatti decenti. Queste considerazioni possono sembrare scontate ma spesso è difficile avere questi minimi requisiti. I diving in tutto il mondo comunque aumentano costantemente la loro professionalità e oggigiorno è sempre più facile trovarne di seri dove la nostra esigenza è presa in considerazione nella giusta misura.
Il breafing: spesso se la guida non ha esperienza di fotosub tenderà a collocarci in fondo al gruppo, pensando di "lasciarci tranquilli": niente di più sbagliato, la nostra posizione dovrà essere in testa al gruppo, insieme alla guida stessa, per molteplici motivi. Il primo risiede nel fatto che, fotografando, ci soffermeremo più a lungo intorno agli oggetti di interesse e, se siamo in coda, rischiamo di perdere il contatto con gli altri ed essere costretti a estenuanti "pedalate" per recuperare la posizione. Un altro valido motivo è che gli animali da fotografare tendono a ritrarsi nelle tane o ad andare via alla vista dei mostri emettitori di bolle, e questo non è certo un fattore positivo per la riuscita delle foto. Nella migliore delle ipotesi il nostro soggetto, se ancora presente, sarà avvolto dalla sospensione alzata dagli altri sub.
Arrivando dopo gli altri sub perdiamo molte occasioni a causa della sosopensione alzata e della fuga degli animali.
CRITERI DI SICUREZZA
Non pensiamo che fotografare implichi uno scadimento dei criteri di sicurezza che devono essere osservati in tutte le immersioni; la fotosub è semplicemente una attività in più alla quale badare senza nulla sottrarre a tutte le attenzioni necessarie allo svolgimento dell’attività subacquea. Quindi occhio al manometro, al computer, all’assetto, alla corrente e sopratutto al compagno di immersione. Qui veniamo ad un’altro argomento controverso: che caratteristiche deve avere il nostro "buddy"? E’ chiaro che in molte occasioni non abbiamo la possibilità di effettuare la scelta, ma, potendo sarà bene avere al nostro fianco qualcuno che sia allo stesso tempo esperto… e non fotografo. In effetti questo sembra un controsenso, normalmente le guide tendono a accoppiare i fotografi del gruppo pensando che, avendo esigenze simili, si completeranno a vicenda, ma non è così, e vediamo i perchè: in primis la sicurezza, se entrambi i compagni sono intenti ad un’attività supplementare all’immersione, minore potrà essere l’attenzione che dedicheranno al partner. In secundis si creerà quasi sicuramente un "conflitto di interessi" che si risolverà in competizione o in "cerimonie" (prego, falla tu questa foto! Ma no, vai avanti tu! ed intanto il pesce se n’è andato). Insomma, se abbiamo un compagno affidabile che ci asseconderà nelle nostre esigenze, teniamocelo stretto.
Un’altro aspetto da tenere in considerazione seriamente nella nostra attività è il consumo: dovendo assumere, per ottenere delle inquadrature efficaci, delle posizioni diverse dal semplice "sorvolo" delle creature da immortalare, dovremo muoverci necessariamente più degli altri sub e questo già implica maggior consumo, inoltre la resistenza idrodinamica dell’attrezzatura fotografica fa sì che, se non siamo proprio parchi nell’uso della bombola, questa finirà prima di quella dei nostri compagni di immersione. Per evitare ciò dobbiamo seguire in maniera scrupolosissima tutti gli accorgimenti necessari al risparmio dell’aria: non nuotiamo al di sotto degli altri, non effettuiamo "cavalcate" se non indispensabili, curiamo scrupolosamente l’assetto e così via. Se tutto questo dovesse rivelarsi inefficace… usiamo una bombola più grande, nelle località tropicali in genere si utilizzano i 12 litri, ma qualche 15 non manca mai, così come i diving nostrani oltre ai 15 l normalmente utilizzati, dispongono quasi sempre di alcuni 18.
La visibilità ridotta costituisce un’altro fattore di rischio da tenere in considerazione: normalmente in queste condizioni non si distoglie mai l’occhio dalla guida, che in caso di presenza massiccia di sospensione addirittura farà bene a tenere una luce accesa per permetterci di rimanere in contatto, ma se fotografiamo inevitabilmente dovremo interrompere il contatto visivo e in un attimo… non c’è più nessuno intorno a noi. Spesso anche il buddy, se non vi è affiatamento, inspiegabilmente rimane legato al gruppo e vi assicuro (chi scrive si è trovato più volte in questa situazione) che non è una bella sensazione. Sarà bene quindi pianificare prima il comportamento da tenere, che può variare in base alle esigenze del sito di immersione. Si dovrebbe sempre specificare la procedura da adottare in caso di perdita del gruppo, ma se questo sembra un’utopia nei breafing delle immersioni in condizioni normali, almeno noi fotografi proponiamo l’argomento in caso di immersione in corrente e/o con scarsa visibilità.
E’ facile perdere il contatto col gruppo in caso di scarsa visibiltà quando fotografiamo, il buddy in questo caso è essenziale.
NORME COMPORTAMENTALI
L’attività fotografica non costituisce certo una licenza di distruggere il fondale marino, e questo non solo in ambiente tropicale dove la rottura di un corallo ci farà sentire dei criminali per tutta la vita, ma anche nel "mare nostrum" una miriade di microscopici organismi sarà falcidiata dalle nostre pinne e dalle nostre ginocchia se non porremo attenzione a quello che capita anche al di dietro della nostra macchina fotografica. Spesso dovremo assumere una posizione bassa rispetto ai nostri soggetti da riprendere per avere una inquadratura sullo stesso piano dell’animale (le foto "da sopra" normalmente sono piuttosto banali), e questo comporta che la parte inferiore del nostro corpo vada a finire ancora più in basso vicina od a contatto col fondo, rovinando quello che tocca o rovinandoci noi. Una volta, voltandomi, ho trovato un pesce pietra (vero: la synaceia verrucosa) proprio in mezzo alle gambe! I coralli con la muta shorty poi, sono una goduria… Scherzi a parte, non dimentichiamo che il subacqueo moderno vola, oppure fluttua nell’acqua e non cammina e si poggia come un antico palombaro.
Abbassandoci sul fondo per ottenere inquadrature efficaci rischiamo di rovinare forme di vita…
…o di rovinarci noi con contatti con creature pericolose
Un’altra considerazione importante: gli animali che incontriamo non hanno una concezione avanzata del rapporto tra forme di vita diverse: in altre parole, un sub per loro vuol dire semplicemente: animale più grande=predatore che mi pappa in un boccone. Quindi, per evitare di creare danni ai nostri beneamati animali marini e per evitare danni a noi stessi in caso di reazioni difensive, evitiamo di stimolare più del necessario pesci dotati di aculei, polpi e quant’altro non ha la possibilità di allontanarsi da noi con un rapido guizzo.
Il polpo non sta giocando, cerca solo di salvare la pelle…
STRATEGIE DI AVVICINAMENTO AGLI ANIMALI
Tutti gli animali in natura tendono a non far avvicinare questo strano bipede variamente accessoriato chiamato umano a meno di una distanza di sicurezza variabile da specie a specie. Animali terrestri, uccelli e perfino molti temibili predatori, appena percepiscono che la distanza da un possibile aggressore non è più entro i limiti di prudenza, si allontanano inesorabilmente. Gli animali marini normalmente non fanno eccezione a questa regola. Dunque, se vogliamo ritrarre efficacemente le nostre creature preferite, oltretutto senza utilizzare obiettivi con focali lunghe che come sappiamo non sono adatte alla ripresa nel mezzo liquido, dobbiamo adottare degli accorgimenti:
Muoviamoci lentamente, il sopraggiungere del mostro sbuffante di bolle a velocità elevata non darà il tempo all’animale di valutare il pericolo e, nel dubbio, si allontanerà.
Non inseguiamo il nostro soggetto, nella quasi totalità dei casi i pesci si muovono o sono in grado di nascondersi ad una velocità alla quale non possiamo competere. L’unico modo per avere qualche speranza di inquadrare non di coda i pesci è quello di muoversi "in controtempo" con essi, quando scartano a destra, noi descriveremo un arco a partire dalla sinistra e così via.
Aggirando i pesci si riescono a fotografarli di fronte.
Aggiriamo le nostre "prede" anche sfruttando i massi sul fondo per mascherare il nostro sopraggiungere, se abbiamo la macchina pronta e un po’ di fortuna riusciremo a sfruttare quei pochi secondi che occorrono all’animale per mettersi al riparo, per ottenere il nostro scatto.
Nascondendoci e apparendo al momento opportuno eviteremo di trovarci ad inquadrare gli animali di coda.
Per gli animali più lenti iniziamo a fotografare prima ancora di avere la migliore inquadratura nel mirino, questo ci può dare molteplici vantaggi: intanto possiamo, guardando velocemente nel monitor, verificare la correttezza dei parametri espositivi, poi ci assicurerà qualche immagine magari mediocre che può essere meglio di niente nel caso di un incontro raro, infine, spesso questo comportamento (provare per credere) induce negli animali una sorta di "fiducia" probabilmente indotta dalla lentezza e innocuità del nostro incedere e ci permetterà di accorciare la distanza raggiunta la quale se ne andrà.
Il primo scatto serve per "aggiustare il tiro" e per non avvicinarsi troppo repentinamente all’animale.
La preimpostazione: un accorgimento che ci farà portare a casa una discreta percentuale in più di immagini è la preimpostazione dei valori della macchina: diaframma, tempo, potenza del flash impostati per l’eventuale incontro "al volo": questo normalmente sarà ad una certa distanza, poi, se le condizioni lo permetteranno, incominceremo a chiudere il diaframma ed avvicinarci. Questo sistema è molto utile anche in caso di immersioni in corrente dove saranno i soggetti a scorrere velocemente davanti a noi e non il contario, non avremo quindi tempo per impostare i valori e dovremo riprendere quelli che, trovandosi davanti a noi, saranno adatti alle impostazioni date.
Preimpostando la fotocamera possiamo riprendere animali "al volo".
In conclusione, una efficace pianificazione e una buona strategia di avvicinamento degli animali sono importanti quanto, se non più, di tutte le macchine, gli obiettivi e i megapixel del mondo e non costano nulla, dunque perchè non provare?
Ringraziamo Fabio per questo articolo e vi invitiamo a visitare il sito:
Fabio Carnovale www.fotoevita.net
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