Esplorare il mondo subacqueo ed interagire con la fauna marina è un’esperienza unica e affascinante. Per poter fotografare animali di piccole dimensioni è necessario avvicinarsi, tuttavia è essenziale farlo con rispetto e responsabilità, per non alterare gli equilibri del loro ambiente naturale.
Certo non è cosa facile anche in considerazione che, in genere, i piccoli pesci sono molto timidi e sensibili a qualsiasi variazione; è buona cosa muoversi lentamente e silenziosamente, evitando movimenti bruschi e rumori e osservare il comportamento degli animali marini prima di tentare un approccio. Comprendere le abitudini ed il comportamento degli animali può aiutarci ad interagire con loro in modo responsabile e contribuire al nostro lavoro fotografico. Avvicinarsi alla fauna marina per fotografarla è un’esperienza meravigliosa che richiede rispetto e la comprensione del delicato equilibrio degli ecosistemi marini. Seguendo queste poche indicazioni, è possibile godere di incontri incredibili con gli abitanti del mare senza arrecare danni all’ambiente. Ma … davvero non è facile!
Lontano dalla presunzione di esaurire l’argomento, praticamente infinito, citiamo alcuni esempi relativi al comportamento di alcuni tra i tanti …“Tipi Difficili”, che popolano i fondali del sesto continente.
Garden Eel (Heteroconger hassi): l’approccio silenzioso

Heteroconger hassi è una specie di pesci della famiglia Congridae, è diffusa nell’area Indo-Pacifica e nel Mar Rosso, il suo habitat è il fondale marino sabbioso in prossimità della barriera corallina a profondità comprese tra i 5 e i 50 metri. Spesso vive in colonie composte da centinaia e, a volte, migliaia di individui. E’ preferibile avvicinarsi contro sole e controcorrente e, come per altri “personaggi” piuttosto ostici, per riuscire a fare qualche scatto, oltre ad usare una focale lunga (ottimo il 200 mm. macro), possiamo allungare le braccia e portare in avanti la fotocamera e, in tal modo, guadagnare una cinquantina di centimetri.
Gobide con gambero simbionte: il lavoro di squadra

In mare i fenomeni di simbiosi sono molteplici e variegati. Uno dei più noti è quello tra gobidi e gamberi, dove il ghiozzo fa la guardia sull’uscio di casa e dà l’allarme in caso di pericolo; mentre i gamberi (che in genere sono due), si occupano delle faccende di casa. Eliminano la sabbia e i residui che ingombrano la tana e inoltre “ingegneri del mare” rinforzano con sassolini e pezzi di corallo l’ingresso e soprattutto la sua parte superiore, allo scopo di impedire crolli e frane. Anche in questo caso valgono le medesime regole dell’incontro precedente, se il gobide si sente in pericolo con movimenti a scatto avvisa i gamberi e tutto il “team” rientra immediatamente nella tana. Un consiglio: meglio avvicinarsi di lato e non frontalmente, avremo maggiori possibilità di realizzare qualche scatto interessante.
Gobide biocellato (Signigobius biocellatus): coppie timide e sfuggenti

Signigobius biocellatus è l’unica specie del genere Signigobius ed è diffuso nel Pacifico Occidentale, nelle acque costiere dall’Australia (Grande Barriera Corallina), Indonesia, Papua Nuova Guinea, Filippine, Isole Salomone. Dato il carattere molto timido e schivo e particolarmente sensibile a qualsiasi mutamento dello status quo, per riuscire a riprendere questo bellissimo gobide bisogna sudare le famose sette camice e … qualcuna in più nel caso ci dovessimo cimentare nella ripresa di una coppia.
Predilige fondali sabbiosi o detritici delle lagune e degli atolli, dove scava la propria tana. Caratteristica è la doppia pinna dorsale, dotata di due grossi ocelli neri cerchiati di giallo, da cui deriva il nome biocellatus.
È specie monogama e territoriale. Il momento migliore per poterli osservare/avvicinare è quello delle ore prossime al crepuscolo, quando la luce comincia a calare e quindi il nostro “amico” si sente un po’ più al sicuro ed esce dalla tana, di solito con la “fidanzata”, per nutrirsi di invertebrati che scova nella sabbia e, mentre uno dei due scava sollevando un polverone l’altro fa la guardia e, al minimo segno di pericolo, la coppia sparisce nella tana.
Rhinomuraena quaesita: l’incontro notturno

La Rhinomuraena quaesita è un pesce ermafrodita con il corpo a sezione nastriforme. La livrea giovanile è nera con bordature gialle, col passare del tempo i maschi assumono una colorazione blu elettrico con bocca e pinne di un giallo intenso; le femmine, invecchiando, diventano di colore giallo vivo. E’ un soggetto molto interessante da fotografare sia per la livrea molto colorata, che per la caratteristica morfologia del muso. Nel caso specifico si tratta di un esemplare giovanile, incontrato in acqua libera durante una immersione notturna. Un caso piuttosto fortunato, che si verifica raramente e che pone in evidenza la strana morfologia di questo pesce appartenente alla famiglia Muraenidae.
Blenny snake (Xiphasia setifer): un colpo di fortuna

Xiphasia setifer, davvero uno strano personaggio. Definito anche blenny snake , è una specie di blennide presente nell’Oceano Pacifico occidentale e nell’Oceano Indiano. La struttura corporea di questi pesci è archetipica di tutti gli altri blennioidi; sono dotati di grandi occhi e di grandi pinne dorsali continue. Presentano corpi compressi, allungati e privi di squame. E’ veramente raro incontrare uno di questi pesci che nuota in acqua libera e ancora di piu’ riuscire a fotografarlo. Un solo scatto e il pesce se l’è data a … pinne, scomparendo nella sabbia del fondo. Davvero un colpo di fortuna ma anche ”da maestro”, due secondi per costruire una bella inquadratura ed eseguire lo scatto; una situazione veramente difficile.
Lembeh seadragon (Kyonemichthys rumengani): quasi impossibile da fotografare

Kyonemichthys rumengani è una specie di pesce ago in miniatura originario dell’Oceano Pacifico intorno all’Indonesia; cresce fino a una lunghezza di 2,7 cm. ed è l’unico membro conosciuto del suo genere.
Scoperto per la prima volta in Indonesia, Kyonemichthys rumengani sembra essere diffuso in tutto l’ Indo-Pacifico. Fotografare questo piccolo abitante dei fondali è impresa alquanto ardua. in primis le minuscole dimensioni e la morfologia del corpo rendono difficile l’individuazione e, una volta trovato, non si è nemmeno a metà dell’opera. La cosa più complicata è realizzare una buona inquadratura. In genere, come molti altri Signatidi, lo si trova con la coda arrotolata ad un’alga o a qualche altro appiglio, elementi di disturbo con un soggetto così piccolo e molto difficilmente con il corpo ortogonale all’asse ottico. Ottenere uno scatto in acqua libera, in posizione diagonale e con il corpo parallelo al piano del sensore è quasi un miracolo; occorrono concentrazione, rapidità e una sorta di istinto che si raggiunge soltanto con l’esperienza.
Platax batavianus: lento ma sfuggente

Platax batavianus fu descritto formalmente per la prima volta nel 1831 dallo zoologo francese Georges Cuvier con la sua località tipo indicata come Giacarta. Il nome specifico si riferisce alla località tipo di Batavia , il nome coloniale di Giacarta. Platax batavianus si trova nelle barriere coralline intorno all’Indo-Pacifico e dei reef corallini tropicali, compresa la Grande Barriera Australiana. I giovani e gli adulti hanno una colorazione e una morfologia molto diversa: gli adulti sono argentati con una barra scura attorno all’occhio e una debole sul dorso, hanno pinne marroni e la forma di un ovale. I giovani, di colore marrone a barre bianche verticali, hanno pinne lunghissime e frastagliate che attribuiscono a questi pesci un aspetto davvero splendido. Platax batavianus è una specie solitaria, ma può essere raramente incontrata in coppia o in piccoli gruppi. Pur essendo un pesce all’apparenza tranquilla, avvicinarlo non è affatto semplice; si sposta lentamente ma continuamente e arrivare a tiro fotografico è un’impresa davvero ardua.
Donzella di sabbia (Coris cuvieri): sempre in movimento

Coris cuvieri fa parte della famiglia Labridae, presenta un corpo allungato, compresso ai lati. La colorazione
varia moltissimo durante la vita del pesce, infatti i giovani sono completamente diversi dagli adulti; il loro
corpo è arancione con quattro macchie bianche bordate di nero, due sul dorso, una sulla testa, sopra l’occhio e una sul peduncolo caudale. Coris cuvieri si trova nell’Oceano Indiano e nel Mar Rosso, dalla penisola arabica meridionale lungo la costa orientale dell’Africa fino al Sud Africa a 30° S e ad est fino a Sumatra e Bali. Questo esemplare è stato fotografato nelle acque delle Filippine, zona non citata dalla bibliografia di settore. Riprenderli non è affatto semplice perché sono sempre in movimento frenetico e l’obiettivo fatica prendere il fuoco. Pertanto una ripresa come quella della foto può essere motivo di soddisfazione. In genere per riuscire nell’intento di riprendere questo agitatissimo stadio giovanile, conviene tenerlo sempre nel mirino schiacciando a piccoli colpi il pulsante di scatto, per tenere “allertato” l’autofocus e, al momento opportuno, clic! e la bellissima donzella è nostra.
Pesce falco a muso lungo (Oxycirrhites typus): maestro della fuga

Oxycirrhites typus è il Pesce Falco delle gorgonie e, in genere, vive tra i rami di Subergorgia e Anella, lo si trova anche su antipatari e, come nel caso della foto, tra i rami di Ellissella sp. Preferisce le ripide pendici esterne delle scogliere tra gorgonie e coralli neri ed è specializzato a rendere la vita difficile ai fotografi.
Infatti quando lo abbiamo inquadrato e stiamo per scattare sparisce e, molto spesso va dall’altra parte della gorgonia. Impossibile seguirlo nei suoi spostamenti per cui, quando ne individuiamo uno, ci mettiamo in due fotografi uno da un parte della gorgonia e uno dalla parte opposta e così si riesce a fotografarlo, nonostante i suoi rapidi e continui spostamenti.
Galatea e pesce rampino (Allogalathea elegans, Discotrema crinophila): incontro fortuito

E per finire un vero e proprio colpo di fortuna, senza il quale non sarei mai riuscito a realizzare una foto come questa. Bunaken Marine Park, Manado, Indonesia; immersione notturna e corrente molto forte, una night dive davvero impegnativa. Illumino la parete verso l’alto e vedo che un crinoide si stacca da una gorgonia e scende verso di me, poi trova un precario appiglio sul filo di una lenza perduta da qualche pescatore e si ferma poco sopra la mia testa.
Illumino la scena e rimango incredulo. Il crinoide era bellissimo e in primo piano c’erano una splendida Allogalathea elegans e una Discotrema crinophila, il pesce rampino dei crinoidi, un soggetto che in situazioni normali è praticamente infotografabile; il tutto in una gradevole posizione angolata; scatto senza esitazioni. Mi preparo a fare altri scatti, ma la magia è finita; la corrente ha di nuovo staccato il crinoide dal suo appiglio provvisorio ed ora fluttua a mezz’acqua e si perde lentamente nel buio.
Foto di Claudio Ziraldo & Andrea Pivari
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