In Panama, degli alberi secolari, sommersi in un profondo lago artificiale, vengono recuperati da sommozzatori coraggiosi. Pare che sul mercato mondiale questo legname raggiunga prezzi da capogiro – per le sue particolari proprietà, ma anche per la sua storia.
Alvalo Gonzales infila il coltello nel fodero al polpaccio, poi fissa porta fruste e fruste. Il 44enne, nella sua t-shirt mimetica, ha un corpo allenatissimo, tutto muscoli. “E’ il mestiere che lo esige”, dice Alvalo semplicemente, mette la maschera e si tuffa dalla piattaforma galleggiante nell’acqua oscura del Lago Bayano. Già a un metro di profondità la visibilità e quasi zero. Anche la torcia non serve gran che. Alvalo la porta lo stesso con sé.
Con 353 km2, il Lago Bayano è il secondo per superficie in Panama, formatosi circa 40 anni fa in seguito alla costruzione di uno sbarramento. E da allora che villaggi, colline, prati e boschi sono spariti sott’acqua.
E sono proprio gli alberi di questi boschi sommersi, che interessano Alvalo e la sua squadra. All’incirca 50 diverse specie crescevano una volta nella valle orientale del piccolo Stato dell’America centrale. Allora, quando si è creato il lago artificiale, il legno di questa foresta vergine non aveva un grande valore e così si lasciarono gli alberi dov’erano. Oggi invece il legno tropicale è una materia prima assai ricercata, soprattutto quando proviene da alberi alti e vecchi. Quindi anche se il recupero richiede un enorme dispendio di energia e denaro, ne vale la pena.
Estrarre legname da laghi artificiali non avviene a spese di importanti ecosistemi; anzi, ogni tronco recuperato è uno di meno abbattuto nelle foreste tropicali. Inoltre, una volta fuori dall’acqua, il legno non continua a marcire e di conseguenza si libera meno metano nell’atmosfera. Bisogna tener presente che il quattro percento dei gas ad effetto serra derivano proprio da laghi artificiali, anche se è vero che è soprattutto la decomposizione di fogliame a causarli.
Il legno estratto a laghi artificiali presenta proprietà particolari: essendo rimasto per decenni sott’acqua ha perso la sua tensione e quindi, in caso di variazioni climatiche, si restringe e si gonfia meno di altro legname. Ciò lo rende particolarmente adatto all’utilizzo esterno, così affermano gli scienziati dell’Istituto per l’economia lignea Thünen.
Gli uomini sulla piattaforma galleggiante fanno scendere nell’acqua la motosega idraulica che funziona ad aria compressa. Alvalo l’afferra e sparisce in un attimo nell’oscurità. “Ah, questo è veramente enorme.” Tra gli scricchiolii del sistema di radiocomunicazione la voce di Alvalo sembra arrivare da altri mondi, anche se, per l’ossigeno e per la comunicazione, è collegato con la piattaforma tramite un ombelicale. Segue una cascata di imprecazioni, che però nessuno ci vuole tradurre, perché troppo sporche. Gli uomini ridono. Anche dalla piattaforma si vede la ragione per tutte quelle bestemmie: la punta grigia dell’albero che emerge dall’acqua ha la circonferenza d’un piede d’elefante! “La base del tronco avrà certamente 2 metri di diametro”, dice uno degli uomini con ammirazione. Ma Alvalo deve prima arrivarci. Avanza a tastoni lungo il tronco. Il peso della motosega lo tira giù. A volte scende così per 30 metri prima di toccare il fondo del lago.
L’utilizzo della foresta vergine sommersa
Da ben 3 anni la ditta canadese Coast Eco Timber estrae legname dal Lago Bayano. L’impresa aveva prima una concessione per una parte del Lago Gatun, un lago artificiale creato un secolo fa con la costruzione del Canale di Panama. Il Lago Gatun è il più grande lago in Panama, situato tra Costa Rica e Colombia. Ciò nonostante il potenziale del Lago Bayano supera in gran misura quello del Lago Gatun. La Coast Eco Timber ha il permesso di abbattere alberi in un’aerea di 15’000 ettari. Secondo i calcoli dell’impresa, su questa superficie ci sarebbe legname per un valore di 300 milioni di dollari.
Gli esperti stimano che nei 52’000 laghi artificiali del mondo ci sono 500 milioni di metri cubi di legname, ossia sei volte la quantità annuale prodotta negli USA. Esistono ditte in Canada che lavorano persino con robot subacquei per recuperare gli alberi sommersi. Ma la durezza del legno tropicale e il diametro spesso enorme dei tronchi nel Lago Bayano finora non lo permettono. I sub come Alvalo e i suoi colleghi sono per adesso insostituibili.
Sulla riva del Lago Bayano la Coast Eco Timber ha costruito una stazione di base dove non manca proprio niente. Ogni sera uno specialista controlla e ripara la moderna attrezzatura dei sommozzatori. La mattina, gli uomini partono dalla base in motonavi per raggiungere le otto piattaforme, che vengono rimorchiate ai diversi luoghi d’impiego. La Coast Eco Timber ha cartografato il patrimonio forestale sommerso come se fossero dei boschi normali. Di solito gli alberi vengono abbattuti sistematicamente, parcella dopo parcella. A volte però si scelgono dei singoli esemplari. Quasi 50 uomini lavorano per la ditta canadese sul Lago Bayano. La maggior parte proviene dai villaggi indigeni dei dintorni. Già da bambini hanno imparato ad immergersi in queste acque pescose.
La motonave attraversa una bizzarra foresta di cime d’alberi mozzate e segnate dalle intemperie. Immerso nell’acqua, di solito il legno resta intatto. Per la mancanza di ossigeno, la decomposizione del materiale organico si effettua a rilento; un fatto che permette all’archeologia subacquea di ottenere informazioni su insediamenti, impianti portuali o relitti.
Sopra l’acqua invece vento, sole, pioggia, uccelli, insetti e batteri rendono la vita difficile. La natura ha trasformato le cime degli alberi in vere e proprie sculture. Non solo nella foschia, dopo le forti precipitazioni quotidiane, essi ricordano pali di totem, forconi, mazze da hockey oppure enormi corna di cervo.
Gli uomini sulla piattaforma comunque non hanno tempo per tali osservazioni.
Concentrati aspettano il prossimo segnale di vita di Alvalo. Arriva sotto forma d’uno sgradevole puzzo di decomposizione che sale dall’acqua. Il sommozzatore, arrivando sul fondo del lago, smuove del marciume. Dopo aver girato intorno al tronco, decide di tagliarlo a tre metri dal suolo. “Più giù la mia sega non ce la fa”, si sente dire Alvalo. I primi trucioli appaiono sull’acqua. E’ arrivato il momento del secondo uomo. Catallino Beserra si prepara e si tuffa. Nell’acqua galleggia già un grande contenitore di plastica. Catallino si avvicina pinneggiando, gira la manopola in modo che vi possa entrare l’acqua. Lentamente il contenitore comincia a scendere. Adesso Catallino con una corda lo lega all’albero, poi vi fissa un tubo flessibile tramite il quale fa entrare l’ossigeno nel contenitore, affinché, una volta abbattuto, l’albero non scenda sul fondo del lago, ma salga a galla.
Con un rumore assordante si accende il grande compressore sulla piattaforma. Un airone si stacca dalla riva, nel becco un pesce luccicante. Ci vuole un secondo contenitore. Uno solo non basta. Bisogna far presto. A piedi nudi gli uomini corrono ad avvolgere tubi, girare manopole, controllare la pressione, senza mai perdere il contatto con i colleghi nell’acqua. Sotto il tetto di foglie di palma si trovano moderni compressori e strumenti da controllo. Gli uomini non sbagliano una mossa. I cinque componenti di una squadra si scambiano regolarmente i ruoli, di modo che ognuno di loro sa esattamente cosa sta facendo l’altro e di che cosa ha bisogno.
Poi arriva il momento: dalle acque emerge con forza primordiale un enorme albero. Raggianti di gioia gli uomini si arrampicano sul tronco scivoloso, lo esaminano come se fosse un animale abbattuto. Poi iniziano a tagliar vie i rami con la motosega.
Sui trenta alberi vengono estratti dal Lago Bayano ogni giorno dalle otto squadre. “Vorremmo arrivare a cinquanta tronchi al giorno” dice Alana Husby, seduta a un grande tavolo di legno scuro nello showroom della Coast Eco Timber. Qui nel quartiere commerciale di Panama City, con i suoi grattacieli e le insegne luminose, il Lago Bayano sembra essere lontano. E invece è vicino, o almeno lo è il legname proveniente dai suoi fondali. Entusiasta, la direttrice mostra mobili design, accessori e componenti che vengono usati nella costruzione – tutti prodotti in legno proveniente da laghi artificiali.
Appese alle pareti, le foto di resorts e clubhouses in Canada, California, Tokyo o Panama City. “Diversi architetti di fama mondiale lavorano con il nostro legname.” Alana Husby discende da una famiglia canadese di commercianti in legname, che da 5 generazioni opera nel settore. Tre anni fa, l’ingegnera forestale si è lanciata nel progetto ‘legname sommerso’. Erano le qualità e la singolarità di questo legno, nonché il suo vantaggio ecologico che l’hanno indotta a investire ingenti somme di denaro.
Naturalmente i suoi prodotti hanno il certificato FSC. Nonostante ultimamente si siano levate delle critiche contro l’ente internazionale di certificazione, il marchio assicura il rispetto di alcuni standard in materia di condizioni di lavoro ed ecocompatibilità. Finora esistono solo pochi studi scientifici riguardo alle caratteristiche del “legname sommerso”. Però, provenendo da foreste praticamente intoccate, il legno racconta una storia affascinante. Alvalo e i suoi colleghi lo svegliano dopo un lungo sonno sott’acqua.
Il recupero di alberi sommersi è dispendioso.
I sommozzatori guadagnano sugli 800 dollari al mese, il che non è poco per il Panama. L’attrezzatura a loro disposizione però è molto costosa: tra compressori e apparecchiature per l’immersione, ogni piattaforma dispone di un equipaggiamento di alta tecnologia, il cui valore si aggira intorno agli 80’000 dollari. Alana Husby non vuole svelare quanto costa realmente il recupero dei tronchi. La nostra sfida è di ottenere un prezzo equo, dice Alana Husby, ammettendo che finora non era possibile raggiungere tale obiettivo. La Coast Eco Timber esporta ogni mese da cinque a sei container di prezioso legno tropicale, estratto dal lago artificiale. Il legname meno pregiato finisce sul mercato nazionale, coprendo giusto i costi per il recupero.
Alvalo non si preoccupa. Assieme ai suoi colleghi ritorna alla stazione di base – in un’imbarcazione che una volta serviva da motovedetta all’esercito statunitense in Vietnam. Il potente motore fa vibrare lo scafo, poi, improvvisamente l’imbarcazione s’impenna. Zaini e apparecchiature scivolano. “Abbiamo toccato la cima di un albero che non sporgeva dall’acqua,” ride Alvalo, massaggiandosi i segni lasciati dalla maschera intorno agli occhi. “Capita spesso!” Ma non ha paura nelle acque scure del Lago Bayano? Dopo tutto, ci vivono anche alligatori e serpenti. “Io non li vedo… e loro non vedono me, ” risponde Alvalo. I suoi colleghi ridono. La paura sarebbe una cattiva compagna.
Nella baia un enorme caterpillar, spingendo e tirando, toglie dall’acqua i tronchi. Ogni tanto i cingoli girano a vuoto, gli alberi sono troppo pesanti. Dopo vengono tagliati a pezzi per il trasporto su autocarro. Nell’aria c’è un profumo di legname fresco. Il tramonto tinge di viola il lago e i suoi molti isolotti, che una volta erano cime di montagne. Alvalo segue con lo sguardo uno stormo di cormorani. “Qui c’è lavoro per i prossimi dieci, quindici anni”. Sembra che non abbia nulla in contrario.
Testo originale: Klaus Sieg
Foto: Martin Egbert
per approfondire:
http://ecopalimpsest.com/projects-portfolio/underwater-logging-in-panama/
https://theloupe.io/underwater-logging-in-panamas-bayano-lake-a25796b696e1#.7tstgltof www.youtube.com/watch?v=3hXsIjltLCw