Quando navighiamo in internet o leggiamo una rivista di subacquea vediamo mille angoli di paradiso: lontane isole nel mezzo dell’Oceano, reef misteriosi o fondali fangosi pieni di minuscoli tesori adatti alla macrofotografia.
Pianifichiamo un lungo viaggio, prendiamo la nostra preziosa macchina fotografica, i flash e lo scafandro, e ci mettiamo alla ricerca dello scatto perfetto. D’altronde sarebbe anche ingiusto dire che questo non è il sogno di chiunque faccia immersioni… ma cosa si potrebbe piuttosto dire riguardo ai tuffi ordinari, quelli che facciamo tutti i giorni vicino a casa?
Oggi voglio parlare di uno di questi tuffi. O meglio, voglio descrivere probabilmente uno dei più insignificanti fondali su cui fare immersione.
Perché? Perché non dobbiamo dimenticare che ogni immersione è, o quantomeno avrebbe potuto essere, bella: se facciamo infatti attenzione possiamo trovare ovunque animali interessanti o curiosi comportamenti da osservare. Bella ma soprattutto importante, anche perché è dall’esperienza che traiamo dalle immersioni di tutti i giorni che capiamo il modo di stare sott’acqua e di fare le foto quando saremo poi nei tanto agognati paradisi subacquei che ci avevano fatto sognare.
Spiaggia di Follonica, Mar Tirreno, Italia
Una delle perle del Mar Mediterraneo è il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Nel parco ci sono punti di immersione spettacolari pressoché ovunque, da Montecristo, zona A completamente interdetta, a Giannutri, Gorgona, Pianosa, Giglio ed infine l’Elba, con più di 40 centri immersione e dove quest’anno si è disputato il Campionato Italiano FIPSAS di Fotografia Subacquea.
Dall’Elba, l’isola più grande, se sposti lo sguardo sul continente trovi il Golfo di Follonica. Follonica è una piccola città turistica che in un anno può ospitare fino a mezzo milione di turisti. Originariamente questo golfo era pieno di praterie di Posidonia oceanica. Questa pianta, occorre ricordarlo, ha un importante effetto nursery (ovvero offre riparo agli individui giovanili di moltissime specie) ed è l’ambiente prediletto di moltissimi pesci ed invertebrati.
A seguito dello sviluppo economico, turistico ed urbano degli anni ’60, la prateria tuttavia comincia lentamente a scomparire. L’erosione costiera, anche a causa della cementificazione della zona cuscinetto costituita dal sistema dunale e dalla simultanea e continua rimozione dei cuscini di foglie morte di Posidonia, che si depositano naturalmente sulla spiaggia a protezione dell’arenile, comincia a farsi sempre più importante. Per questa ragione di fronte alla spiaggia sabbiosa venne costruita una barriera artificiale sommersa nel tentativo di fermare la potenza delle onde. Mi accingo così a scrivere goie e dolori delle immersioni fotografiche proprio su queste soffolte.
In superficie è peggio
Quando ci immergiamo sappiamo che la padronanza dell’assetto è cruciale per scattare belle fotografie. Non solo per proteggere delicati coralli o preservare la naturalezza di una scogliera, ma anche per non sollevare sedimenti e limo dal fondo. Immergersi in punti di immersione poco profondi, come questo in cui la profondità non è maggiore di 1,5 metri, è doppiamente importante.
Sappiamo che la pressione aumenta all’aumentare della profondità, ma sappiamo anche che questo aumento non è lineare. Nei primi metri i cambiamenti di pressione sono molto più repentini che se fossimo a 20 o 30 metri di profondità.
Immergersi in acque poco profonde è perciò l’allenamento perfetto per migliorare l’uso dei polmoni e la gestione del ritmo respiratorio. Gestire il respiro, senza trattenerlo, aiuta a gestire anche le nostre emozioni, come l’eccitamento, ed a mantenere perciò la calma quando, durante un viaggio, una strana sagoma o una grande ombra appaiono sopra le nostre teste. Essere sicuri di sé e padroni delle proprie reazioni sott’acqua significa essere pronti a scattare, lucidamente ed in sicurezza, quando ci troviamo di fronte ad una possibilità che capita una sola volta nella vita.
Scattare nella nebbia
Talvolta le condizioni non sono come ce le aspettiamo. Corrente, vento e pioggia possono influenzare profondamente la visibilità e conseguentemente la scelta del nostro equipaggiamento fotografico. Questo punto di immersione si trova alla foce di una fiumara in un golfo sabbioso e pieno di sedimento sottile portato a mare da diversi corsi d’acqua attraverso un esteso sistema di paludi.
Questo significa che dobbiamo utilizzare alcuni accorgimenti per scattare le foto. In primo luogo, lasciare a casa il grandangolo ci può aiutare a fare fotografie nelle quali l’acqua marrone non è il soggetto principale. Inoltre, più vicino andiamo al soggetto più nitida e chiara sarà la nostra fotografia. Per fare questo possiamo usare una lente diottrica che riduce la minima distanza di lavoro della lente (la distanza minima a cui è possibile la corretta messa a fuoco). Infine dobbiamo saper gestire appropriatamente la posizione e la potenza dei flash per evitare di evidenziare proprio ciò che non vorremmo avere nella nostra foto: la sospensione.
Un ultimo trucco che ho imparato è di non fidarsi delle capacità della macchina di mettere automaticamente a fuoco il soggetto. In queste condizioni potrebbe essere meglio utilizzare la messa a fuoco manuale perché altrimenti potrebbe accadere di mettere a fuoco il particolato e non il grosso pesce subito al di là di esso. Per questo essere rapidi nell’utilizzo della messa a fuoco manuale è un’altra importante abilità da sviluppare e padroneggiare.
Notte e giorno, stagionalità e riproduzione
I punti di immersione del nostro circondario ci danno una possibilità che nessun viaggio in un paradiso tropicale può facilmente darci. Possiamo infatti renderci conto di come lo stesso luogo cambi tra la notte ed il giorno, l’estate e l’inverno. Possiamo anche osservare come le forme di vita planctoniche escano allo scoperto durante la notte dai loro rifugi per nuotare nelle acque scure. Possiamo incontrare gli stessi pesci incontrati di giorno dormire e sognare nei loro nidi e svegliarsi la mattina con il primo sole.
Durante diverse immersioni possiamo anche renderci conto dei cambiamenti stagionali, della composizione algale che si modifica a seconda della disponibilità della luce e della temperatura dell’acqua, dei piccoli pesci appena nati che lentamente crescono prima di sparire nelle acque aperte in cerca di luoghi più profondi dove vivere.
Le acque basse sono l’ideale per gli organismi fotosintetici e le forme giovanili, entrambe dipendenti dalle fluttuazioni di temperatura e dalla disponibilità della luce. Osservare questo tipo di ambienti nel tempo ci può quindi dare molta variabilità di soggetti e comportamenti attraverso le stagioni ed attraverso le ore del giorno.
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Un’altra possibilità che la familiarità con un ambiente può darci è l’opportunità di comprendere approfonditamente le relazioni biologiche ed ecologiche tra le diverse ma anche per le singole specie. La possibilità di migliorare le nostre capacità nel cercare ed individuare gli organismi, importante tanto in un ambiente costiero temperato che in una barriera corallina tropicale, è correlata anche alle nostre conoscenze di base.
Trovare qualcosa che stavamo cercando è sicuramente reso più semplice dal sapere cosa e dove cercare. I nostri occhi necessitano di identificare sagome e trame, anche partendo da cose semplici (che sappiamo o presumiamo possano esserci) ed arrivando in seguito a quelle più difficili (che non avremmo mai immaginato avrebbero potuto essere lì). Ciò può condurre alla padronanza di una capacità di osservazione acuta, utilissima tanto in una muck dive tropicale che in una gara fotografica in cui ci sfidiamo nello stesso spazio e tempo con altri concorrenti.
La possibilità di provare
L’allenamento, come abbiamo detto, è importante nella fotografia subacquea. Conoscere la propria macchina fotografica significa anche saper scegliere i settaggi dell’apparecchio velocemente insieme alla posizione e potenza dei flash. Per fare ciò, però, dobbiamo essere in sintonia e conoscere approfonditamente tutto il nostro equipaggiamento. La pratica rende perfetti, ma questo è già assodato in quasi ogni campo.
Nei fatti, necessitiamo tempo per migliorare e sviluppare delle abilità che ci possano distinguere da altri fotografi subacquei, creando il nostro specifico stile. La fotografia abbisogna tanto di capacità di immaginazione creativa che di ottenere effettivamente tali effetti, ed ognuna di queste due cose necessita di tempo per svilupparsi.
Fare fotografie di organismi planctonici, che rende necessario avere la capacità di eseguire microfocus con una profondità di campo spesso millimetrica, vuole anche il suo tempo di attesa e scatto, tentativo dopo tentativo. Per evidenziare la fluorescenza non basta sapere quali animali o alghe ne presentano, ma occorre anche di diverse prove per trovare il giusto bilanciamento tra la potente luce bianca del flash ed il tenue bagliore verde dell’emissione luminosa fluorescente. Snoot, lampi stroboscopici ripetitivi, flash sulla seconda tendina, lenti diottriche aggiuntive, luci staccate dallo scafandro e – perché no? – colorate, sfondi colorati, giochi di bokeh e profondità di campo, doppie esposizioni: tutto ciò richiede un luogo tranquillo dove trovare il soggetto giusto e provare a padroneggiare la tecnica. Quando diventeremo più sicuri, potremo così provare ad aggiungere effetti speciali quando non avremo una seconda opportunità. Saranno allora quelle le foto che, un domani, resteranno impresse nella memoria di chi le guarderà.
Blennidi curiosi
Le scogliere superficiali o le massicciate artificiali come quelle di Follonica sono anche uno degli ambienti prediletti di diverse specie di bavose. Questo curioso animale è un falso amico di ogni fotografo. Aspettano, ti guardano, ed appena sei pronto per inquadrarli, mettere a fuoco e scegliere la composizione giusta… saltano sulla roccia accanto, non così lontano da scomparire ma neppure così vicino da non rendere necessario ricominciare da capo. Allora bisogna guardarsi intorno, muoversi, impostare tutto nuovamente e riprovare a fare un buono scatto.
Essere abili nel capire i segnali degli animali, come la posizione della pinna dorsale, può dare la possibilità di capire quali sono i limiti: quanto possiamo avvicinarci? Stiamo stressando l’animale con la luce dei flash? È spaventato?
Provare a capire la comunicazione corporea ti da non solo uno strumento per conservare un approccio amichevole e rispettoso, ma aiuta anche a rendersi conto di quanto sia possibile avvicinarsi o meno senza spaventare il soggetto e perdere così l’occasione.
Strani incontri
Il detto che “più ti immergi più puoi vedere” è vero. Al giorno d’oggi ci sono un sacco di cambiamenti nell’ambiente. Conseguentemente è possibile fare strani incontri. Non solo grandi seppie nella stagione degli amori o esemplari più piccoli che cercano di camuffarsi tra le alghe morte, grandi pesci in caccia nella notte o polpi nella loro tana. Occasionalmente anche nudibranchi tropicali che provengono dal Mar Rosso possono essere visti. Ovviamente ciò avviene solo quando non hai la macchina fotografica con te. In fondo, quando ti immergi sempre nello stesso posto, uno dovrebbe davvero portarla con sé tutte le volte?
Il mare non è qualcosa che può essere predetto. Dobbiamo essere curiosi ed aperti a nuovi incontri, ogni volta.
Conclusioni
Il punto di immersione che ho descritto non è un bel posto. Se qualcuno vi ci portasse probabilmente rivorreste i soldi indietro.
Tuttavia è sott’acqua ed è un bel posto per scattare fotografie, osservare animali ed alghe e restare sempre allenati. Su questo ho cercato di focalizzarmi nella scrittura dell’articolo: non essere mai insoddisfatti delle immersioni che si fanno, perché se non si riescono a scattare belle foto o non si è riusciti a vedere nulla probabilmente è perché occorre imparare a prestare maggiore attenzione al mondo che ci circonda e continuare a migliorare le nostre capacità fotografiche. Amare il mare in ogni luogo, tanto in un paradiso terrestre che sotto casa, cercando di preservarlo, perché piccole nicchie di bellezza sono dappertutto.
Purtroppo questo posto non esiste più, perché un nuovo carico di rocce vi è stato scaricato sopra per prevenire l’erosione costiera e ha seppellito la vecchia massicciata. Era il mio posto, dove mi allenavo e dove, appena ne avevo la possibilità, ero solito scoprire nuove cose riguardo al mare. Ma ne troverò un altro, sott’acqua, dove potrò osservare ed innamorarmi ogni volta di cose nuove, come può d’altronde fare chiunque vicino a dove abita.