Autore: Associazione Stop Razzie
Nell’ultimo decennio sempre più persone si sono appassionate all’immersione sui relitti: dalle favolose scoperte del comandante Cousteau alle spedizioni di Ballard passando per i libri di Clive Cussler è stato creato il mito romantico dell’esploratore di relitti e del cacciatore di tesori sommersi.
Quando nel 1995 la rivista americana Aquacorps introdusse il neologismo wrecker (“relittaro”), venne portato alla luce, e in qualche modo “sdoganato”, un fenomeno poco conosciuto al vasto pubblico: l’attività di una cerchia di subacquei attrezzati ed esclusivamente dediti alle immersioni sui relitti e al recupero di oggetti più o meno preziosi, in concorrenza fra loro per l’accaparramento di qualsiasi cimelio strappato alle profondità del mare.
Col miglioramento delle attrezzature, con l’utilizzo di miscele respiratorie a base di elio e di tecniche di immersione innovative, sono stati ampliati i limiti tecnici ed operativi dei subacquei, consentendo di esplorare siti prima inaccessibili e di vedere ciò che era precluso.
Ma per alcuni anche di asportare ciò che il mare custodiva.
Relitti recenti
Abbiamo assistito in passato e assistiamo oggi a razzie, ai danni non solo del patrimonio archeologico, che l’UNESCO ha definito “patrimonio culturale sommerso” e che in Italia è tutelato dalle Soprintendenze, ma anche dei relitti recenti, che nell’opinione prevalente sembrano essere cose di nessuno e quindi prive di qualsiasi protezione.
E’ su questi ultimi che poniamo la nostra attenzione affinché vi sia consapevolezza nei subacquei sia ricreativi che avanzati delle ragioni per le quali non si deve asportare nulla.
Ragioni giuridiche
Ci sono anzitutto solidissime ragioni giuridiche.
Per l’ordinamento italiano nessun relitto che si trovi in acque territoriali è privo di proprietario: esso è considerato piuttosto una cosa di cui il proprietario ha perso il possesso ma non la proprietà.
Ed è per questo che il codice della navigazione esclude l’acquisto della proprietà della cosa in capo al ritrovatore (nel nostro caso il subacqueo che asporta oggetti o parti del relitto), diversamente da quanto dispone il codice civile.
Per tutti i relitti che si trovano in acque territoriali è prevista la disciplina generale dell’art. 510 del Codice della navigazione che impone al ritrovatore (spontaneo o casuale, perché altra è la fattispecie del recupero contrattuale o autorizzato dall’autorità) due obblighi: denunciare il ritrovamento e consegnare le cose ritrovate al proprietario oppure all’autorità marittima più vicina; la sanzione prevista per il non adempimento di questi obblighi è la reclusione fino a tre anni e una multa di due milioni di lire, in quanto è configurato il reato di appropriazione indebita (art. 1146).
Il secondo comma del 1146 è ancor più interessante perché aumenta di un terzo la pena se chi ha agito appartiene “al personale marittimo e alla gente dell’aria” o è persona addetta “in qualsiasi modo ai servizi di porto o di navigazione” ovvero esercita “una delle attività indicate nell’art. 68”.
Nella fattispecie può rientrarvi il personale che lavora sulle imbarcazioni che accompagnano i subacquei in alcuni centri di immersione.
Dal 1 maggio è entrato in vigore il D.lgs. 41/2004, il cosiddetto Codice dei beni culturali e del paesaggio, che semplifica la normativa previgente (D.lgs. 490/1999, L. 88/1998).
La nuova disciplina distingue beni culturali in senso stretto (beni di interesse artistico storico o etnoantropologico) e in senso ampio (i paesaggi).
Anche i relitti sono o potranno essere sottoposti al nuovo regime.
Se sia stata verificata la sussistenza dell’interesse culturale (art. 12) il relitto è da considerarsi bene culturale ex art. 10 comma 1; per le navi e i galleggianti aventi interesse artistico storico o etnoantropologico (art. 10 comma 4, lett. i) occorrerà una dichiarazione di interesse culturale ex art. 13.
Qualunque sia la fattispecie, chi si impossessa illecitamente di beni culturali appartenenti allo stato (ed appartengono sempre allo stato ex art. 91 le cose indicate nell’art. 10 da chiunque e in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo o sui fondali marini) è punito con la reclusione fino a tre anni e con una multa da 31 a 516 euro.
In sunto, per la normativa italiana asportare e detenere oggetti o parti di relitti può costare molto caro.
Aspetto biologico
Non è assolutamente da sottovalutare l’aspetto biologico di un relitto.
Appena affondata, una nave si rivela al mondo marino in tutta la sua estraneità.
Entro breve, però, si avvia un processo che la trasformerà inesorabilmente in un substrato per innumerevoli organismi bentonici e riparo per numerose specie di pesci.
In effetti, non c’è nulla più di artificiale rispetto alla miriade di organismi viventi che giorno dopo giorno colonizzano ogni metro quadro delle strutture.
Avete mai osservato attentamente le diverse fasi di colonizzazione di un relitto da parte degli organismi marini?
Avete mai notato quanti e come si susseguono fino a riempire ogni millimetrico spazio di lamiera?
Dalle macroalghe, che sono le prime ad insediarsi, si passa attraverso diversi stadi evolutivi con un alternarsi di diverse specie nella predominanza dello spazio; è una lotta continua in cui le specie più forti riescono a conquistare spazi sempre maggiori fino ad occupare qualsiasi vuoto.
L’aumento della complessità delle comunità bentoniche si manifesta con specie fotofile sulle strutture più esposte alla luce e specie più sciafile, amanti dell’ombra, sulle pareti laterali ed inferiori delle lamiere.
Con il tempo la complessità di queste comunità tende ad aumentare, fino a diventare anche nursery, vale a dire aree di ripopolamento ittico.
Sono ormai diversi anni che la comunità scientifica sta studiando e valutando gli effetti di queste barriere artificiali sugli ecosistemi marini.
E’ stata in più di un’occasione dimostrata quanto produca un aumento della fauna ittica con un incremento di specie ad alto valore commerciale insieme a specie non commerciali.
Diversi paesi, dal Canada, al Messico, alla Columbia Britannica, alla Spagna stanno addirittura cominciando ad utilizzare vecchie imbarcazioni dismesse come barriere artificiali.
Microcosmo
Infine, un relitto intatto è un microcosmo che racchiude in sé una miriade di informazioni sul periodo storico a cui appartiene e reca su di sé i segni degli eventi che lo trascinarono in fondo del mare: il tempo si è fermato nel momento dell’affondamento.
L’esplorazione e l’attenta osservazione delle strutture e dei manufatti in esso contenuti ci permette di aprire una finestra sul passato e attivare un processo cognitivo limitato solo dal nostro interesse e dalla curiosità.
Osservando gli strumenti di navigazione e segnalazione di bordo, l’apparato propulsivo, le strutture di carico e gli eventuali armamenti, possiamo imparare molto sulla tecnologia navale dell’epoca; da manufatti quali pentole, stoviglie e suppellettili varie – molto comuni su relitti inesplorati o poco frequentati – ricaviamo informazioni sulla vita di bordo e sulle condizioni della marineria e dei passeggeri dell’epoca.
Una nave non e’ mai un corpo a sé stante ma rappresenta un collegamento tra eventi che possiamo documentare e ricostruire come un gioco di scatole cinesi dove storie contengono altre storie; magari con l’aiuto dei ricordi dei superstiti, se vi sono, che rendono ancora attuali le vicende che hanno portato all’affondamento: tante storie minori si sommano e rendono vivo quel “pezzo di ferro” in fondo al mare.
Eventi storici
Alle volte un relitto simbolizza, cristallizza un evento e un affondamento può essere considerato decisivo nel susseguirsi degli avvenimenti storici: basti pensare all’importanza della Szent Istvan per le sorti della Prima guerra mondiale, oppure alla perdita della Re d’Italia e della Palestro nella battaglia di Lissa per il neo costituito Regno d’Italia.
Se, poi, vi sono state perdite di vite umane, è indispensabile ribadire il rispetto per un sito che si e’ trasformato in una tomba sommersa.
Asportazioni finalizzate
Non sono neanche comprensibili le asportazioni finalizzate all’identificazione della nave, come spesso si giustifica chi le compie; il recupero di oggetti non fornisce di per sé nessun contributo decisivo ai fini dell’identificazione e, al contrario, è un ostacolo ai veri appassionati di storia navale perché senza questi indizi non è possibile ricostruire determinati eventi.
L’alta qualità delle foto e riprese subacquee offerta dalla tecnologia attuale, anche in condizioni proibitive, permette uno studio accurato senza toccare nulla.
Sono ben altri i mezzi usati da chi si vuol cimentare nell’identificazione di un relitto.
Misurazione di punti notevoli della nave, disegni, documentazione video e fotografica e settimane e a volte mesi passati a consultare libri, archivi fotografici, a contattare esperti navali e storici di tutto il mondo.
Concludendo
Non vale la pena portare in superficie oggetti che si deterioreranno o andranno ad impolverarsi in qualche cantina o verranno venduti a antiquari o rigattieri per pochi soldi.
Rimuovere dei manufatti da un relitto significa cancellare, anche totalmente, le tracce che la storia ci ha lasciato; non è esagerato parlare di perdita della nostra memoria.
Cosa ne rimarrebbe di quest’enorme fonte di conoscenza se ognuno di noi portasse via un pezzetto?
Probabilmente nulla.
L’iniziativa è patrocinata dalle seguenti associazioni e portali:
• AIDMEN
Associazione Italiana di Documentazione Marittima e Navale
• Archaeogate ( www.archaeogate.org )
Il portale italiano di archeologia
• Archeosub.it ( www.archeosub.it )
Notiziario e luogo di incontro on line di archeologia subacquea
• Gravitazero ( www.gravitazero.org )
L’associazione ha come obiettivo quello di individuare, documentare e studiare aerei, navi da guerra e mercantili – italiani e stranieri – affondati nel Mar Mediterraneo, ad esclusione dei relitti d’interesse archeologico o di rilevante valore storico che siano tutelati da enti pubblici o dalla Soprintendenza ai beni archeologici
• Associazione Italiana Liberi Subacquei ( www.liberisub.it )
L’associazione ha come scopo la tutela dei diritti e degli interessi dei subacquei non professionisti in ogni ambito ed anche di fronte alle autorità politiche ed amministrative ed in sede giudiziaria. Inoltre si pone come strumento di rappresentanza dell’utenza dei subacquei nei confronti di produttori di attrezzature, centri di immersione, didattiche, enti nazionali, enti locali, parchi marini, etc.
• Relitti.it ( www.relitti.it )
Il portale italiano dei relitti sommersi
• ScubaPortal ( www.scubaportal.it )
Il portale di subacquea con forum di discussione
• S.I.A.S ( sias@archeosub.it )
Società Italiana di Archeologia Subacquea
• Sulla Cresta dell’Onda ( www.sullacrestadellonda.it )
Notizie, iconografia, bibliografia su svariati temi marinari, dalla storia delle grandi esplorazioni, alla cartografia antica, dalla toponomastica marina al modellismo navale, dai pittori di mare all’archeologia marina, dalla subacquea agli strumenti nautici, dal collezionismo ai viaggi.
I testi integrali delle leggi riportate possono essere trovati in rete ai seguenti indirizzi:
Codice della navigazione
http://www.studiocelentano.it/codici/codice_navigazione
Codice dei beni culturali e paesaggio (D.lgs. 22.01.2004 n° 41, G.U. 24.02.2004)
www.altalex.it/index.php?idnot=6931