All’ultimo EUDI abbimo vuto un breve incontro con Katherine De Castro, della Philippine Commission on Sports, Scuba Diving, e ne abbiamo approfittato per una breve intervista, per cercare di capire come un paese che è già meta ambita di molti turisti intenda gestire al meglio la risorsa turismo.
La vostra organizzazione si occupa di promuovere attivamente le immersioni nelle Filippine. Perché il sub italiano dovrebbe andare alle Filippine?
Beh, abbiamo oltre 7000 isole, meta da anni di turismo subacqueo, che offrono ottime immersioni e non solo, a tutti i livelli. Una destinazione ideale per la subacquea.
Che mi dice della difficoltà che gli italiani che spesso non conoscono molto le lingue straniere possono avere a comunicare?
La comunicazione non è mai stata un problema, il popolo Filippino comunica facilmente con tutti, superando facilmente tutte le barriere linguistiche.
E’ opinione comune tra i sub che le Filippine siano un paradiso per la macrofotografia. Mi conferma questa visione?
Sì, certo. Organizziamo competizioni regolarmente e da anni siamo una meta scelta dai migliori fotografi mondiali che vengono da noi in modo specifico per la macrofotografia. Una delle caratteristiche principali dell’immersione alle Filippine è proprio la biodiversità, la quantità di specie diverse che il sub può vedere in poco spazio. Le Filippine occupano una posizine centrale nel triangolo dei coralli.
Qual’è a suo parere il miglior sito per le immersioni, la destinazione che non si può perdere?
Ce ne sono molti, ognuno con le sue caratteristiche, ma se devo sceglierne uno scelgo Tubbataha reef. Un sito raggiungibile solo in crociera, un gruppo di atolli che sono stati dichiarati Parco Marino nel 1998, a 100 miglia da Palawan, in cui vale senz’altro la pena di fermarsi per alcuni giorni.
Immagino che siate sempre alla ricerca di nuove destinazioni…
In effetti nuovi siti aprono con regolarità al turismo, e il prossimo anno la nostra organizzazione si occuperà in modo specifico del lancio di novità.
Cosa mi dice sulle polemiche che ci sono sate recentemente, incentrate sugli squali balena di Oslob e sulle troppe e troppo intense interazioni tra uomo e squalo che vi hanno luogo.
Confermo che ci sono stati segnalati ripetutamente problemi, per il contatto troppo ravvicinato e insistito sia da parte di snorkelers che di subacquei, che hanno portato a un controllo più severo sull’interazione con gli squali. D’altra parte consideriamo che molti pescatori si sono convertiti in barcaioli per portare i turisti vicino allo squalo, quindi alla fine ci sono stati anche esiti positivi. È sempre necessario controllare con molta attenzione questi fenomeni che coinvolgono il turismo, e a volte non è semplice in un territorio insulare vasto come il nostro.