Autore: Marco Daturi
Intervento di Alberto Vialetto
Foto: Alessia Comini e Cristian Umili
Riceviamo questo comunicato da parte dell’EudiShow e con grande piacere lo condividiamo con voi in quanto le parole di Alberto Vialetto descrivono la subacquea come la intendiamo noi, un grande ‘pretesto’ per provare emozioni.
Per la 20° edizione dell’Eudi Show, il salone europeo delle attività subacquee, in programma dal 16 al 19 febbraio presso la sede di Fiera Milano Rho, è stato scelto lo slogan “emozioni subacquee” per esemplificare il più possibile l’aspetto profondo della attività molto oltre il gesto ‘sportivo che lo rappresenta.
Attraverso l’intervento di Alberto Vialetto (segretario Assosub) cerchiamo di andare oltre lo slogan.
Cos’è la Subacquea? E’ complesso tentare di descrivere una pratica così articolata dando una semplice e riduttiva interpretazione della stessa. Si sono consumate pagine di inchiostro sulle motivazioni che spingono l’individuo ad avventurarsi sott’acqua, si sono inoltre creati molti parallelismi tra la figura del subacqueo e quella dell’alpinista, soggetti entrambi motivati al raggiungimento di mete che vanno oltre ciò che è percepibile con la vista e che non sono altrimenti traguardabili nella consuetudine della “quotidianità”.
I nostri percorsi esistenziali sono diversi, ognuno di noi è portato ad elaborare il proprio vissuto e le esperienze raccolte lungo la “via” finalizzando il patrimonio della propria banca dati di conoscenze ed emozioni al raggiungimento di consapevolezza, benessere, equilibrio e maturità emotiva.
Questo è in sintesi il percorso ideale all’interno del quale ciascuno impara o è costretto, dipendentemente da una serie di fattori variabili e condizionanti, a ritagliarsi il proprio destino, a costruirsi le proprie “difese”, ad alimentare i suoi sogni, le sue sfide e le sue ambizioni.
Di fatto, tendenzialmente si giunge ad essere “ricercatori” o “fuggitivi” e, spesso, nell’arco della vita a molti capita, in situazioni diverse, di appartenere a corrente alternata ad entrambe queste categorie.
Ebbene, cosa ha a che fare la Subacquea con tutto ciò? Probabilmente, per chi pensa che l’immersione sia nuotare sott’acqua trattenendo il respiro o semplicemente utilizzando un’unità “scuba”, proprio nulla; chi invece, come chi sta scrivendo, ha sempre considerato la subacquea come un grande “pretesto”, non faticherà a specchiarsi o a trovare familiarità emotiva con quanto queste poche righe potranno riassumere.
Rapiti ed estasiati dalla moltitudine di colori, dai giochi di luce che si infilano come lame tra gli anfratti delle franate di rocce e corallo, avvolti da un silenzio irreale interrotto solamente dall’intermittenza di una respirazione che diventa consapevole e percettibile, In assenza di gravità e ponderabilità, i subacquei navigano…, navigano nella consapevolezza che qui sotto si procede senza fretta, ma con inaspettata scioltezza e lucidità, amplificate da una sensazione di benessere pari solo all’incantamento di ciò che è percettibile e si svela di volta in volta senza mai venire a noia.
In una recente intervista poco prima di lasciarci, il grande alpinista Walter Bonatti, dopo aver affrontato, praticato e scalato le vette del mondo, ha affermato che ormai la vera sfida nel campo dell’esplorazione è quella che si dovrebbe compiere all’interno di noi stessi, e non si può che essere d’accordo con tale considerazione in virtù della quale, la scalata di una vetta o, perché no, l’immersione su una parete mediterranea, all’interno di un reef tropicale, piuttosto che nella sala macchine di un suggestivo relitto, diventano il pretesto per intraprendere un percorso introspettivo ed elaborare le risposte che tale esperienza può fornire; possono essere semplicemente risposte di “fuga”, dove il risarcimento offerto dalla bellezza circostante riesce a farci staccare la spina allontanandoci dalle miserie quotidiane, o risposte di “ricerca”, quando il nostro obiettivo può essere comprendere meglio noi stessi, per classificare e controllare le nostre reazioni in un ambiente nel quale non ci siamo evoluti in quanto animali di terraferma.
E poi la curiosità, il desiderio di conoscenza, l’amore per la natura, il rispetto per ciò che ti circonda, il senso di beatitudine nello scaroccio della barca che ti riporta al molo del porto dal quale sei partito e sai che ritroverai ad attenderti; un coagulo di sensazioni “olistiche” che via via ti svelano il Mare come madre, quel Mare che si racconta senza segreti, un Mare che incredibilmente saprà anche porre qualche domanda… alla quale solo tu potrai dare una risposta.
Ecco cos’è la subacquea, come accennavo credo sia infine essere un grande pretesto, uno strumento di esplorazione raffinato e sempre più evoluto, una grande opportunità per spalancare gli occhi. Ed elevarsi.
L’ultima volta che ho scoperto cosa fosse la subacquea era quest’estate; ero seduto sul bordo della piscina, un po’ annoiato e con le gambe a penzoloni sotto il pelo dell’acqua; davanti a me un’attrezzatura orfana del subacqueo di turno aspettava solo di essere rimessata nel magazzino. Io impaziente ormai attendevo solo l’orario di chiusura. Probabilmente quel giorno nessuno era interessato ad effettuare la prova, almeno così pensavo.
Ma qualcuno alle mie spalle bisbiglia: “scusi posso provare anche se ho solo 10 anni?”. Mi giro e vedo una ragazzina minuta accompagnata dai genitori, che con un sorriso complice e sincero, pare vogliano implorarmi di esaudire il suo desiderio; in un baleno siamo in acqua entrambi e dopo aver “litigato” un po’ con bombola e giubbetto idrostatico sovradimensionati alle caratteristiche della sirenetta, ci immergiamo in quella piscina dove i mosaici delle piastrelle si trasformano in rami di gorgonie e i bagnanti in superficie in delfini danzanti.
Pochi minuti e riemergiamo, pochi minuti che sono bastati a regalarmi l’ennesima risposta, svelata allo specchio di due occhi che non mentono e che esprimono la luce della gratitudine per aver loro spalancato la porta di una nuova e straordinaria esistenza.
Chi è più incline alle cose “tecniche” forse sorriderà pensando che la subacquea vera è sfida alla profondità, ricerca del limite, tecnologia esasperata, performance assoluta. Chissà, forse abbiamo ragione entrambi, solo che il mio è un approccio semplicemente “diverso”, dove l’erogatore non è banalmente un riduttore di pressione meccanico, ma può diventare lo strumento per accedere ad un patrimonio inestimabile di emozioni, sensazioni e conoscenze da condividere con una “tribù” per la quale il cuore non è semplicemente un muscolo involontario.
Cos’è allora la subacquea? Forse, dopo tutto, è soltanto un modo come un altro, per me comunque il migliore in assoluto, di non “sentire” solo con le orecchie o vedere solo con gli occhi.
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