Autore: Marco Fantin
Si sa… quando ad un amico subacqueo abituato ad
immergere nei mari di Liguria e Toscana, proponi immersioni in Adriatico come
minimo invoca la fantomatica allergia al neoprene. Se poi aggiungi che vorresti
immergere non in Croazia ma nel Golfo di Trieste… probabilmente sarà tentato di
passare la giornata con la moglie all’Ikea.
Eppure il pallino di immergere nella zona di Sistiana (TS) mi era venuto da
molto tempo sentendo i raccolti di sub che grazie ad una serie di fortunate
coincidenze ambientali, avevano avuto la possibilità di osservare non solo
concentrazioni elevate di nudibranchi e crostacei, ma anche di cavallucci
marini.
Ce n’ era abbastanza per stimolare la curiosità di chiunque, figuriamoci la mia
che mi perdo a guardare e a fotografare qualsiasi bestiolina inquadrabile da un
obiettivo.
C’era solo un piccolo particolare: non sapevo “esattamente” dove andare.
Ma la fortuna stava per girare… e infatti durante un’uscita in barca con gli
amici di Caorle scopro che hanno appena aperto un diving proprio a Sistiana: il
Sistiana Diving.
Così non mi resta altro che caricare l’attrezzatura, procedere al sequestro del
mio amico (mi costerà un pranzo) e partire.
Il diving è situato proprio alla base della falesia che durante la II Guerra
Mondiale fu la base dei sommergibili tascabili della classe Molch (piccoli
sommergibili tedeschi di 10 metri armati con due siluri, pilotati da un’unica
persona ed impiegati per azioni di sorpresa). Sulla parete della falesia si
possono ancora osservare una feritoia che controllava l’entrata in porto e un
osservatorio a una decina di metri d’ altezza che guardava al mare
(probabilmente armato con qualche pezzo di artiglieria).
Appena arrivati veniamo accolti dai ragazzi del diving, Barbara e Andrea, che ci
danno qualche indicazione su cosa si può vedere e come muoverci. Ci informano
che la visibilità è buona e notando che siamo dotati di macchina fotografica
(compatta!) ci indicano altri sub che con attrezzature professionali stanno
emergendo con aria molto molto soddisfatta.
Scopriremo solo dopo qualche giorno che questa località è molto rinomata tra gli
appassionati di fotosub, che avevamo parlato con la campionessa italiana di
fotografia subacquea e che tutte le fantastiche foto che avevo visto nella
pagina Facebook del diving erano sue.
L’accesso al mare è un po’ complesso perché bisogna scavalcare i bagnanti che
durante l’estate affollano ogni centimetro quadrato, ma a breve siamo in acqua.
Superati alcuni grossi scogli si scende a circa sei metri di profondità. La
visibilità è attorno ai quattro-cinque metri e dopo una breve occhiata ci
dirigiamo a destra, verso la base della falesia.
Il fondo è fangoso da cui emergono sia grossi massi (probabilmente i resti di
una scogliera fossile) sia maestose Pinna nobilis che innalzandosi forniscono il
substrato ideale per spugne, ascidie e diversi crostacei appartenenti ai generi
Macropodia ed Inachus.
Dopo poche pinneggiate arriviamo alla condotta che dal depuratore si getta in
mare e qui gironzolando tra i massi che lo ricoprono cominciamo a divertirci.
Gronchi, saccoglossidi, galatee e gransegole sono continuamente illuminate dai
fasci delle nostre torce. Poi improvvisamente una macchia azzurra con il bordo
giallo attira il mio sguardo: è un magnifico verme piatto Prosthecaereus moseley
che velocemente si trascina alla ricerca di cibo. I colori del mantello sono
quasi ipnotici e contrastano incredibilmente con il verde che ci circonda.
Faccio quattro scatti… ehm… forse erano dieci e mi volto per richiamare il mio
buddy. Lo vedo impegnato a convincere una bellissimo gamberetto fantasma (Periclimenes
amethysteus) ad uscire dall’anemone casa e a mettersi in posa. Alla fine ci
riesce, così dopo esserci scambiati i posti posso approfittarne anche io. Al mio
arrivo il gamberetto sembra abbastanza sconsolato. Mi lascio impietosire e dopo
due scatti lo lascio a godersi un po’ di tranquillità, almeno fino all’arrivo
dei prossimi sub.
Continuiamo a gironzolare lì attorno ed ecco nuove sorprese: prima una coppia di
Dicata odhneri: un piccolo ma delicato nudibranco generalmente poco comune nel
Mediterraneo, ma qui sembra essere di casa, e poi una bella Femilida kroni.
Sono passati solo venti minuti e ho già scattato ottanta foto!
Proseguiamo lungo la falesia. Uno spettacolo di colori ci avvolge. Spugne
gialle, viola e nere coprono interamente la roccia e ovunque spuntano come fiori
Protule e Serpule mentre nugoli di salpe e castagnole ci gironzolano attorno.
Finalmente arriviamo alla spianata dove ci
dicono esserci sempre tre cavallucci marini: il giallo, il marrone e il
nero…….sembra la trasposizione subacquea di un noto film di Sergio Leone.
La profondità varia da cinque a sette metri quindi ci dedichiamo a perlustrare
la zona palmo a palmo ma di cavallucci nemmeno l’ombra. Ci siamo consolati con
numerosi esemplari di Cratena peregrina e Felimare villafranca: un piccolo
Chromodorididae dal caratteristiche mantello azzurro elettrico solcato da
sottili linee gialle e bianche.
Ormai siamo in acqua da un’ora e venti e decidiamo di rientrare anche perché
ormai è ora di pranzo e devo pagare il mio debito. Speriamo si accontenti di un
piatto di pasta con le cozze e non con l’astice.
Rifacciamo la strada al contrario (con la
falesia sulla sinistra) e notiamo una certa torbidità circoscritta in un punto
alla base della falesia. Quando puntiamo le torce dalla nube escono due antenne
seguite da due chele rosse e blu. E’ il re dei crostacei: l’astice (Hommarus
gammarus), che dopo averci dato un’occhiataccia si infila velocemente nella
tana.
Ormai siamo alla franata situata in corrispondenza dell’imboccatura da cui una
volta i sommergibili prendevano il mare ed ora coperta da metri cubi di roccia.
Abbiamo già spento le torce quando scorgiamo l’inconfondibile silhouette di un
Ippocampo. Un bellissimo cavalluccio marino si teneva elegantemente aggrappato
ad una bottiglia di vetro. Chissà se l’aveva bevuta tutta lui! Di sicuro aveva
una sbornia triste perché non voleva concederci nemmeno uno scatto e abbiamo
faticato non poco per convincerlo.
Alla fine abbiamo totalizzato oltre centodieci minuti di immersione… quando
siamo riemersi ormai al diving ci davano per dispersi!
Che dire! Una bellissima immersione anche se un
po’ particolare. Siamo stati in acqua quasi due ore e non abbiamo mai superato
gli otto metri di profondità, il computer si è anche rifiutato di farci fare la
sosta di sicurezza. Pur frequentando le Tegnue del’ Alto Adriatico (da Chioggia
a Caorle) non avevo mia osservato una concentrazione così elevata di nudibranchi
e crostacei….un vero paradiso per chi si diletta di Macrofotografia
Dopo questa entusiasmante esperienza sono tornato molte altre volte a immergere
nelle acque triestine ospite del Sistiana diving e ogni volta ho trovato un mare
di simpatia, competenza e allegria. Inoltre grazie ai consigli di Barbara e
Andrea ho imparato a familiarizzare con molti altri abitanti di questi mari e
ogni immersione è stata un’occasione per scoprire qualche cosa di nuovo.
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