Autore: Marco Pistoresi
Svegliarsi al mattino presto quando il sole non ancora
accarezza le dune sabbiose egiziane potrebbe essere considerata una follia se
non lo si fa con uno scopo ben preciso, ed io quel giorno la avevo! Erano ormai
alcuni anni che sognavo quella precisa immersione su quel preciso relitto: il
famoso Thistlegorm. In realtà non era la prima volta che tentavo di andare a
visitarla, infatti già qualche anno prima ero venuto da queste parti con
l’intento di imbarcarmi per Sha’ab Ali dove fu affondato questo imponente
mercantile. E non vi dico la mia disperazione alla notizia che le condizioni
meteo avverse e rendevano impossibile l’immersione!
Ma un sogno è un sogno e va raggiunto a tutti i costi! Ed allora eccomi qui, con
la mia squadra di amici fidati nella Hall dell’Hotel ad aspettare i simpatici
minibus che corrono per le strade di Sharm El Sheik.
La traversata è lunga, circa 3 ore di navigazione ed il sonno prende forma per
molti tanto da far sembrare l’imbarcazione un accampamento beduino. Per i pochi
come me rimasti svegli no c’è occasione migliore per godersi il sole che
albeggia sul calmo Mar Rosso. Lo spettacolo è inebriante e da ancor più la
carica ed il senso di avventura che trapela da questa giornata.
Il caffè delle 7 risveglia anche gli animi degli addormentati e l’atmosfera si
scalda di emozioni e curiosità; si iniziano a chiedere dettagli
sull’affondamento e sull’immersione. La nostra guida Barbara si è sempre
dimostrata gentile ed attenta nei giorni precedenti ed anche oggi non è da meno.
Ci mostra delle foto e ci da indicazioni storiche sul relitto, sul suo carico e
su come fu sfortunatamente affondato durante un bombardamento aereo nella II
guerra mondiale. Ci spiega che la prima immersione si svolgerà all’esterno del
relitto, con la nostra barca ancorata sulla prua del “gigante”, mentre la
seconda si svolgerà all’interno.
Ore 9, breve briefing e tutti in acqua!
Appena messa la maschera in acqua si intravede la sagoma scura che dorme
poggiata sul fondo ma bastano pochi metri per iniziare a distinguere le forme. I
decenni trascorsi in acqua hanno trasformato questo relitto in un vero e proprio
reef artificiale dove si può osservare praticamente di tutto. Ogni oblò, ogni
piccolo anfratto sono diventati il rifugio di ogni specie, ovunque si possono
osservare alcionari, madrepore, Scorpion e Glas Fish. Guardando verso il blu si
scorgono branchi di Platax e Carangidi che nuotano liberi. Persino un pesce
coccodrillo riposa tranquillamente tra il metallo divelto.
La nave è quasi completamente tagliata in due tronconi, con la prua in assetto
di navigazione e la poppa poggiata su un fianco. Appena scesi ci dirigiamo verso
la poppa passando per il punto colpito dal bombardamento. Lì giacciono capovolti
due carri armati ormai quasi irriconoscibili. Poco più avanti troviamo delle
casse con missili ancora in ottimo stato di conservazione. Avvicinandosi bene è
ancora possibile leggerne l’anno di produzione, 1929.
Il giro continua ed arriviamo ad una mitragliera ed un
cannone antiaerei, quest’ultimo tristemente rivolto verso il basso come in segno
di sconfitta. Ma le sorprese sul “Gorm” non finiscono mai ed ecco che in un
lampo ci ritroviamo a picco sulle enormi eliche circondati da una decina di
Scorpion Fish che immobili nell’acqua sembrano osservare i nostri movimenti.
L’elica è poco oltre i 30 metri di profondità e nonostante ci fosse stato
richiesto di non arrivare sul fondo la curiosità è troppa. Né io ne alcuno dei
miei compagni ci risparmiamo una visitina con foto sotto il grande scafo.
Pinneggiando per i passeggiamenti arriviamo in prua dove si possono ammirare due
vagoni cisterna di cui uno quasi completamente collassato. Ad un certo punto un
suono sinistro di catene sembra riportare in vita il gigante addormentato e la
curiosità cresce. Ci guardiamo intorno cercando di capire l’origine di quel
suono. L’immaginazione porta a pensare che da lì a poco sentiremo i grandi
motori avviarsi ed il mercantile risorgere a nuova vita e tutto ad un tratto…ci
rendiamo conto che qualche barca ha scelto di usare la catena come ormeggio ed
il beccheggio dell’imbarcazione fa sbattere il metallo contro l’enorme argano
salpa ancore. La rabbia provata in quel momento è indescrivibile e la voglia di
dirne quattro all’idiota autore di questo gesto era veramente forte! Se è vero
che gli anni sul fondo marino hanno creato questo posto una esplosione di vita è
pur vero che il metallo inizia lentamente a cedere e sottoporlo a stress
significa alimentare ancor di più il suo deperimento!
È giunto il momento di risalire ma non senza prima dare un
occhiata all’asta che reggeva la campana che il suo scopritore, J.J.Cousteau,
portò alle stampe dell’epoca a dimostrazione del suo ritrovamento.
Il clima sulla barca è frizzante e siamo tutti eccitati all’idea che presto ci
ritroveremo di nuovo a passeggio tra i resti sommersi. Chiunque sia stato qui mi
ha raccontato meraviglie sul carico della nave e sono certo che non rimarrò
deluso. Ma ora è arrivato il momento di un buon tè caldo e di un riposino.
Briefing! Il richiamo fa saltare tutti sull’attenti pronti ad una nuova
immersione. Poche raccomandazioni e siamo di nuovo in acqua con l’erogatore in
bocca e torce al seguito, fondamentali per esplorare a fondo l’interno del
relitto.
Come spesso accade la dopo le 11 del mattino inizia ad alzarsi la corrente e
siamo costretti a scendere appesi lungo la cima di ancoraggio. L’ingresso è
nella parte poppiera della nave, dalla stiva di deposito del carbone. Appena
dentro l’atmosfera si riempie di magia e di storia e tornano alla mente i
ricordi dei nonni sulla guerra e sulle gesta eroiche dei combattenti. Subito
all’occhio risaltano stivali in gomme e proiettili sparsi ovunque. Provo
incautamente a toccare uno stivale ma il mare non lo ha certo risparmiato e si
sfalda quasi fosse fatto di fango tra le mie mani. Questo mi fa immediatamente
pensare alla fragilità di quanto sto osservando e che bisogna portare rispetto
ed evitare il più possibile di toccare qualsiasi cosa per permettere al
Thistlegorm di regalare ancora alle migliaia di subacquei che lo visiteranno le
forti emozioni che sto provando io in questo momento.
Il giro continua pinneggiando tra i resti di camionette, generatori di corrente
e motociclette. Purtroppo mani poco accorte hanno depredato negli anni molti
reperti e poco è rimasto sano. Mi avvicino al vetro di una delle tante
camionette e trovo lì un pesce soldato che mi osserva fisso, poggiato tra i
resti del sedile. Peccato non aver avuto la prontezza di scattare una foto.
Ad un tratto la nostra guida Barbara ci ferma e ci fa cenno di seguirla uno alla
volta. A questo punto si dirige in una zona buia e ci indica un passaggio molto
stretto ma sufficiente per un subacqueo. Iniziamo a passare uno alla volta e lei
fa cenno di osservare la luce della sua torcia che è puntata sul volante di una
camionetta ancora intatto. Solo dopo ci spiegherà che quello è l’unico sano
ritrovato ad oggi in tutto il relitto e che non si tratta del solito giro ma di
un angolo riservato a poche persone fidate.
Il tempo ormai è finito ed è ora di risalire. Mentre facciamo
la sosta di sicurezza osservo ancora il gigante addormentato lì sul fondo mentre
il mare intorno a me è pieno delle migliaia di bolle dei subacquei che ogni
giorno visitano il relitto, le stesse bolle che lo stanno pian piano
deteriorando. Da qualche anno ormai il governo egiziano sta pensando di chiudere
l’accesso al relitto per la pericolosità delle strutture che iniziano a dare
segnali di cedimento ed essere oggi qui mi fa pensare che potrei essere uno
degli ultimi fortunati ad ammirare le sue meraviglie.
Ora l’atmosfera in barca è ancora più frizzante ed ognuno racconta i particolari
della propria immersione, talmente tanti che è impossibile che un unico
subacqueo possa osservarli tutti. Smontiamo le attrezzatura, stanchi e
sorridenti, mentre dalla cucina iniziano a trapelare i sapori arabi che
rimettono a tutti il buon umore. Personalmente mi sento un pò triste perché so
che è l’ora di riprendere la via del ritorno
Le barche egiziane offrono per pochi euro dei pranzetti a base di cucina locale
niente male. Riso e carne non mancano mai, come pure del buon pesce ed insalate
colorate. I più fortunati posso assaggiare le meravigliose Felafel, polpette di
fava fritte, che vengono preparate ad arte dai cuochi di cambusa.
La traversata del ritorno scorre tranquilla sulle calme acque del Mar Rosso, il
deserto si fa scuro mentre un caldo tramonto accompagna i nostri cuori colmi di
gioia ed emozioni lungo il cammino verso casa.
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La nave non è stata costruita nel 1929.
Guardare questo documentario del 1993
https://vimeo.com/search?q=operazione+thistlegorm