Autore testo: Flavio Costa
Autore foto: Elisabetta Tecchio)
Al largo della costa orientale del Borneo, nel
Mar di Celebes, un piccolo ed eterogeneo arcipelago racchiude un immenso
patrimonio di biodiversità. Una manciata di isole geograficamente vicine offre
una serie di immersioni molto diverse, con pareti, pass, giardini di corallo,
lagune di sabbia, addirittura laghi, e permette incontri con forme di vita che
premiano i subacquei che affrontano il lungo viaggio per raggiungerle. Partendo
dall’Europa, servono infatti almeno due giorni per approdare nell’arcipelago. Un
itinerario standard prevede, una volta raggiunta Jakarta, di volare verso il
principale hub aeroportuale del Borneo, Balikpapan, e quindi di raggiungere con
un altro volo la cittadina mineraria di Berau. Dall’aeroporto ci si trasferisce
a un piccolo molo fluviale, e con una barca veloce si naviga il fiume Berau fino
alla foce. Altre due ore di navigazione in mare aperto e si raggiunge
l’arcipelago. La base del soggiorno può essere posta a Derawan, oppure a Maratua,
la cui capacità ricettiva è al momento di soli due resort. Sia Kakaban che
Sangalaky sono invece disabitate.
Maratua Island: la lunghissima spiaggia sul lato nord ovest
L’isola di Maratua è la più grande
dell’arcipelago, si sviluppa per alcuni chilometri con una forma a U molto
allungata, e possiede una laguna interna separata dal mare aperto da una stretta
pass. La superficie dell’isola è ricoperta da una rigogliosa vegetazione
tropicale, e ospita cinque villaggi densamente popolati (circa 3000 abitanti).
L’isola è visitabile a piedi, o noleggiando uno scooter, seguendo i sentieri che
collegano i villaggi. Vale una visita il pontile per l’imbarco verso la laguna
interna, circondato da un fitto mangrovieto.
La popolazione vive in maniera semplice ed è
estremamente cordiale con i turisti, facilmente troverete qualcuno che vorrà
scambiare due parole in inglese, mentre camminate tra le case dei villaggi, o
sostate per una bibita fresca in uno dei numerosi negozietti di alimentari. Gli
occidentali sono ancora visti come una novità, e c’è curiosità circa i nostri
paesi d’origine.
Maratua Island: tartaruga verde (Chelonia mydas) a Turtle Traffic
Maratua Island: Chromodoris dianae
Il reef corallino che circonda l’isola in
alcuni punti coincide con la linea costiera, formando muri che scendono a
qualche decina di metri, ma crea anche delle lagune protette con lunghissime
spiagge di sabbia bianca. Le immersioni sono caratterizzate da un’estrema
biodiversità e varietà di scenari. Turtle Traffic sbalordisce per il numero
incredibile di gigantesche tartarughe verdi ed embricate che si possono
ammirare, trasportati da una leggera corrente a pochi metri di profondità
(l’introduzione della guida al briefing pre-immersione è chiara: “if you are
able to count all the turtles you see we call it a bad day”).
The Channel è una vera e propria pass, con correnti di marea che attirano
barracuda e grosso pelagico. Hanging Garden offre una parete colorata dalle
gigantesche gorgonie che si oppongono alle fortissime correnti. Mid Reef
presenta un pendio che digrada dolcemente fino a una parete che sprofonda nel
blu: ospita un enorme banco di barracuda, e offre la possibilità di incontrare
squali grigi, pinna bianca, aquile di mare, oltre a fortunati ma regolari
avvistamenti dello squalo volpe. Tutte le immersioni possono regalare
incredibili incontri macro: cavallucci pigmei tra i rami delle gorgonie,
microscopici ghiozzi sui coralli frusta, i fantastici hairy squat lobster nelle
cavità delle spugne, gamberetti simbionti e nudibranchi di ogni tipo. L’House
Reef del Maratua Paradise Resort è la perfetta muck dive, specialmente in
notturna: chi ha la pazienza di cercare nella sabbia, in compagnia dei pesci
leone a caccia tra le luci delle torce, sarà ricompensato da pesci rana, stelle
marine che nascondono gamberetti commensali, pesci mandarino, pesci ago
fantasma. E’ un’immersione che si può ripetere ogni giorno, specialmente gli
appassionati di fotografia hanno a disposizione una moltitudine di soggetti
macro in condizioni di immersione ideali. Anche i piloni del pontile e dello
stesso resort sono abitati da nuvole di platax, pesci coniglio, lutianidi e
giovani carangidi.
Maratua Island: Amphiprion Sandaracinos
L’isola di Kakaban, a circa mezz’ora di barca
veloce da Maratua, ha pareti verticali battute da forti e variabili correnti,
testimoniate dalla presenza di praterie di grossi coralli frusta. In profondità
si va in cerca di squali grigi, pinna bianca, tonni, carangidi, barracuda. Lo
spot principale è Barracuda Point, nella parte sud-ovest dell’isola:
l’immersione si svolge tutta intorno ai 25-30 metri, in corrente, sul ciglio di
una parete che sprofonda nel blu. Agganciati al fondo, si può assistere al
passaggio di grosso pelagico. L’immersione si chiude con una vigorosa
pinneggiata trasversalmente alla corrente, per uscire dal suo flusso e trovare
riparo dietro uno sperone di roccia. La risalita, in acque più tranquille,
consente di esplorare le gorgonie della parete alla ricerca di cavallucci
pigmei.
Kakaban Island: il lago, circondato dalla foresta di mangrovie
Ma il gioiello segreto di Kakaban è il suo lago
interno, che non è altro che un tratto di mare intrappolato dall’innalzamento
dell’isola avvenuto migliaia di anni fa, e che ora si presenta circondato da una
fitta foresta. L’evoluzione geologica di questo specchio d’acqua salmastra (la
salinità è minore di quella del mare per effetto dell’acqua piovana e forse
anche per la presenza di sorgenti sotterranee di acqua dolce) ha permesso la
creazione di un intero ecosistema, che in virtù della sua segregazione si è
evoluto con caratteristiche uniche. Anche a Maratua esistono due laghi
salmastri, di dimensioni più ridotte, il cui accesso è però difficoltoso, e per
ora formalmente chiusi alle immersioni.
Dal pontile che consente l’approdo all’isola, si raggiunge la minuscola
abitazione del ranger che rilascia i permessi di accesso. Da qui una passerella
in legno consente di risalire una collinetta attraverso la foresta, e di
raggiungere le rive del lago. Per non danneggiare i delicati organismi che ci
nuotano attorno, ci si può immergere solo a snorkeling, senza bombole e pinne.
Nel lago fluttuano migliaia di meduse appartenenti a quattro specie diverse:
Aurelia aurita, la più grande, dal corpo completamente trasparente, Tripedalia
cystophora, minuscola e quasi invisibile, Cassiopea ornata, che nuota e vive con
i tentacoli rivolti verso il sole, e Mastigias papua, la più diffusa, bella e
riconoscibile, che riempie di giallo pulsante ogni angolo del lago. L’assenza di
predatori ha fatto perdere completamente la capacità urticante ai loro
tentacoli. L’intricato sistema di mangrovie che circonda le sponde del lago, e
le spugne che ne colonizzano le radici ospitano anche una specie di pesce
cardinale (Apogon lateralis), una di gobide (Exyrias puntang) e microscopiche
aguglie che nuotano a pelo d’acqua (Zenarchopterus dispar). Il fondo è ricoperto
di alghe verdi e si possono individuare delle minuscole anemoni completamente
bianche, cetrioli di mare, granchi, colorati vermi piatti. Il lago di Kakaban
non può lasciare indifferenti: non solo per la bellezza della sua biologia, ma
soprattutto perché costituisce un ecosistema irripetibile, un mondo a parte.
Kakaban Lake: Mastigias papua
L’isola di Sangalaky si trova a circa un’ora di
barca da Maratua. E’ molto piccola, coperta di una rigogliosa vegetazione, e
completamente circondata da una spiaggia di sabbia bianca, che è uno dei
principali siti di deposizione per le tartarughe. I fondali attorno all’isola
sono bassi, anche meno di 10 metri, sabbiosi e punteggiati di isole di corallo,
spazzati da forti correnti. La visibilità non è ottimale per la presenza di
plancton e per la sospensione che si può alzare dal fondo sabbioso. Un paio di
cleaning station hanno reso famosa l’isola in quanto danno la possibilità di
incontrare le mante: Manta Parade, Manta Avenue, Manta Run, sono i punti
d’immersione più famosi. Questi spot sono interessanti anche per il gran numero
di nudibranchi e per l’abbondanza di anemoni, popolate da famiglie di pesci
pagliaccio, granchi porcellana e gamberetti.
A quindici minuti di barca da Sangalaky è possibile raggiungere l’atollo di
Samama, che presenta un reef incontaminato con coralli in ottimo stato di
salute. Le immersioni intorno all’isola, tutte su pianori che non raggiungono i
venti metri di profondità, consentono di ammirare una grande quantità e varietà
di nudibranchi.
L’isola di Derawan, a circa un’ora e mezza di barca da Maratua, pur essendo
relativamente vicina, appartiene ad un altro mondo: le barriere coralline
intatte lasciano posto ai danni della pesca con la dinamite, e l’impatto
antropico risulta più invasivo. L’isola è meta di turisti da parecchio tempo, e
dispone, oltre che di alcuni diving-resort, di una fitta rete di guesthouse a
prezzi economici, che hanno permesso a backpackers di ogni parte del mondo di
visitarla. La vita marina è comunque abbondante, specialmente per quanto
riguarda i critters, facendone un’ottima meta per muck divers. Anche le sabbiose
spiagge di Derawan sono state elette dalle tartarughe a luogo di deposizione:
fino al 2002 la caccia delle tartarughe e la raccolta delle loro uova facevano
parte integrante dell’economia degli isolani. In seguito a un progetto
patrocinato dal WWF e dal governo locale la popolazione è stata coinvolta in un
processo di conservazione che ha portato alla cessazione della caccia e alla
protezione dei nidi.
Sangalaky Island: l’isola vista dallo spot di Manta Run
Visitando queste isole si ha la netta
percezione della tensione tra le aspettative di sviluppo economico della
popolazione e le esigenze di protezione di un così fragile habitat. Le notizie
raccolte sui media documentandoci prima del viaggio e i racconti delle persone
incontrate sul posto sono indicativi del conflitto creato dalle decisioni prese
finora su temi ambientali.
Ad esempio, il Governo Indonesiano ha proibito il taglio di legname su tutte le
isole, al fine di preservare la foresta, ma ha privato di materia prima gli
isolani che lavorano nei cantieri navali di Maratua.
Anche i pescatori tradizionali locali, che si sono impegnati a non utilizzare
metodi invasivi come la dinamite e il cianuro, in accordo ai programmi
protezionistici portati avanti da alcune NGO, sono in crisi per la concorrenza
di barche da pesca industriale provenienti da tutto il mondo.
Sangalaky Island: squalo pinna bianca di barriera (Triaenodon obesus) che si
ripara sotto una grossa acropora
A Sangalaky si intravedono le strutture di un
resort, di cui è stata ordinata la chiusura alcuni anni fa, in seguito alla
drammatica diminuzione dei nidi di tartaruga, depredati dai ratti introdotti
dalla presenza umana.
Ma forse il caso più eclatante riguarda il progetto di un piccolo aeroporto a
Maratua, che dovrebbe, alleggerendo il peso dei trasferimenti, aumentare il
numero di turisti. Per questo, un ampio tratto di costa vergine è già stato
venduto e destinato alla realizzazione di nuovi resort. La preoccupazione che
l’aumento del flusso turistico non possa essere sostenibile dall’ecosistema
dell’isola è già stata portata all’attenzione dei media da molte organizzazioni
ambientaliste.
E’ difficile prevedere quali cambiamenti subirà l’arcipelago nei prossimi anni,
e forse è ingenuo sperare che non saranno arrecati danni all’ambiente e ai suoi
abitanti. Quindi se deciderete di visitare questa splendida meta subacquea,
fatelo consapevolmente, anche le nostre scelte possono fare la differenza.
Per altre foto, sopra e sott’acqua, questo è il nostro sito:
www.elifladive.com
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