Autore: Paola Ottaviano –
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Tanto si é detto delle Isole Brothers’, “El Akhawain” in
lingua araba, “i fratelli” in italiano.
Tanto si é parlato di Daedalus Reef, “Abu Kizan” in lingua araba.
Nell’immaginario collettivo dei subacquei, questi due leggendari siti
d’immersione, che si stagliano solitari nel bel mezzo del Mar Rosso a nove ore
di navigazione dalla costa egiziana, rimandano alla moltitudine delle specie
pelagiche, al numero dei grandi predatori del mare.
Pochi, però, si sono soffermati sulla vera peculiarità che caratterizza i due
comprensori corallini. Sul come, cioè, si vedano gli squali, sul modo in cui si
riesca ad avvistarli.
La qualità sulla quantità.
Charcharinus longimanus
Come su una passerella di alta moda, alle isole Brothers’
sfila per venti minuti lo squalo balena, Rynchodon typus, che nel suo
lento incedere posa per i fotografi.
Rynchodon typus
Segue il modello di punta, il famigerato Carcharhinus
longimanus, che si avvicina vis à vis a provocare sfacciatamente. A Daedalus
Reef é la volta dell’ingresso in platea di gruppi di squali martello della
specie Sphyrna Lewini, che calcano il proscenio nel blu, a pochi metri
dall’obiettivo.
Sphyrna Lewini
La regale ed elegante Manta birostris gioca con gli
spettatori da consumata top model, sfiorandoli con il suo sensuale battito
d’ali. L’ultimo colpo di scena é affidato all’inconfondibile pinna caudale a
stendardo di uno squalo volpe oceanico, Alopias pelagicus, che attraversa
velocemente il parterre ammiccando con il suo grande occhio nero.
Tutto questo è Brothers’. Tutto questo é Daedalus.
In una fortunata settimana di ottobre, la crociera s’inizia dal porto di Marsa
Alam. Il check dive, per prendere le misure di attrezzature, salinità dell’acqua
e bilanciamento della bombola d’alluminio, si svolge non lontano dalla costa,
Abu Dabbab 3. Lieve corrente, prova del pedagno e piacevoli incontri. Una grande
cernia, una tartaruga, scorfani e trigoni maculati a macchie blu, gli abitanti
del Mar Rosso salutano gli ospiti appena giunti. Espletate, dunque, le procedure
di rito, tra cui l’ispezione delle autorità portuali e il pagamento della tassa
d’ingresso ai parchi marini, la barca molla gli ormeggi e si dirige alla volta
di Small Brother, un isolotto di roccia calcarea che sbuca da un abisso di
cinquecento metri. Temuto dai più per le particolari caratteristiche
morfologiche che lo rendono un luogo impervio, adatto a soli subacquei esperti,
nella sua posizione é frequentemente investito da marosi, onde alte ed é battuto
dalle correnti, spesso feroci. Ma quella settimana ottobrina di luna calante, la
superficie del mare é piatta, le correnti pressoché assenti e la temperatura
dell’acqua raggiunge gradevoli ventisette gradi.
In assenza di ridossi d’approdo, Small Brother é circondata da una
quantità di imbarcazioni da crociera insospettata, giustificata però dalle
ottime condizioni climatiche. Ragion per cui, sul M/Y Aldebaran vige l’ora
legale, un local time che sposta le lancette dell’orologio avanti di un’ora. La
sveglia mattutina delle sei (in realtà le cinque), é finalizzata all’anticipo
rispetto a tutti gli altri. Quanto prima ci si immergerà, tanto più si vedrà, e
i primi che scenderanno in acqua, avranno le maggiori chance di vedere i
pelagici.
E tanto é! Il gommone parte ad alta velocità, back roll entry, discesa veloce e
sulla punta Nord un’ombra si materializza. E’ uno squalo martello, cauto,
guardingo. Si allontana, per riapparire poco dopo, sempre più vicino, timido e
curioso al tempo stesso. Ci prende gusto e, approfittando della malcelata
immobilità dei subacquei che, in preda all’eccitazione, tendono a corrergli
dietro col rischio di farlo scappare, si intrattiene per dieci minuti e regala
meravigliose inquadrature da primo piano. Bisogna pianificare attentamente le
riserve d’aria, perché l’ultima mezz’ora ci si soffermerà sotto lo scafo della
barca in attesa del padrone indiscusso di queste acque.
E i più tenaci resistono. Sono ormai agli sgoccioli, in attesa, aggrappati alla
corda dell’ancora. Quando sono sul punto di desistere ed intraprendere la
risalita, lui appare. Lo squalo oceanico dalle punte bianche,
Carcharhinus longimanus, attraversa l’acqua rasente la chiglia, incurante di
tutto e di tutti. E’ esattamente come ciascuno se lo rappresenta nel proprio
immaginario. Con il suo nuoto nervoso e imprevedibile, circondato dai pesci
pilota che lo scortano come alla corte di un emiro, il longimanus passa, si
concede il tempo di una lenta, ravvicinata apparizione e svanisce nel blu. Non
sarà l’unica ed ultima occasione, ma é la prima, la più emozionante.
Dal ponte della barca si resta affacciati mentre il sole tramonta e l’acqua
diventa d’inchiostro. I longimanus passano a pelo d’acqua, indisturbati. E’
severamente vietato fare lo snorkelling, l’apnea e l’immersione notturna. Queste
magnifiche creature vanno trattate con la massima cautela e il massimo rispetto.
Sono squali oceanici, capaci di improvvise accelerazioni e potenzialmente
pericolosi, se l’uomo pone in essere comportamenti irresponsabili che possano
eccitarli.
Il briefing del mattino seguente propone l’immersione lungo la parete Est
ricoperta da gigantesche gorgonie. L’idea di essere a Brothers’ per vedere dei
coralli molli, per quanto rispettabili siano, provoca un’immediata reazione
L’ammutinamento degli ospiti della barca é unanime e accompagnato da rumorose
rimostranze. Ma Small Brother seda la rivolta sul nascere e regala, a ridosso
della stessa parete degli alcionari, un’altra perla rara del suo spettacolare
fondale. Uno squalo grigio di barriera si contorce in stato di evidente
godimento nella cleaning station, dove piccoli pesci pulitori lo liberano dai
parassiti. Ha grossi segni sul dorso, ferite antiche procurategli dal motore
dell’elica di una barca. La visibilità é eccellente. Pesci grugnitori sono
sospesi a mezz’acqua, immobili; formazioni di tonni e carangidi guizzano veloci
e il grande barracuda punta frontalmente senza timore.
A metà mattina si salpa alla volta di Big Brother, che dista circa un
chilometro dal fratello minore. Sulla punta Nord giace il relitto del Numidia,
il piroscafo britannico affondato nel 1901. Il gruppo si divide: alcuni
“dissidenti”, poco interessati al ferro, si dirigono verso la parete Sud, che
offre subito occasione di belle macro. L’immersione prosegue tranquilla, quando
all’improvviso, alla profondità di trenta metri, un subacqueo che si é spinto in
testa in posizione avanzata, gesticola scompostamente, in preda ad
un’eccitazione incontrollata, attirando l’attenzione degli altri. Nel celeste
cobalto del mare ricco di plancton, irrompe dal nulla il gigante buono dei mari,
uno squalo balena di sette metri che avanza gentilmente nell’attonimento
generale. E’ il delirio dei sensi. In un attimo é circondato dalle presenze
umane, che lo sfiorano, lo carezzano e lo coccolano. E lui sta lì, generoso e
lusingato. Rallenta il nuoto, si volta, si fa ammirare, fotografare, riprendere.
Sta lì, per venti minuti e più, fino a quando i presenti baciati dalla fortuna
lo salutano commossi e grati.
Squalo balena
L’entusiasmo esplode al ritorno sulla barca ed é condiviso
anche dal gruppo del relitto, che ha avuto la stessa magica buona sorte.
Scrutare il mare dal ponte é diventato un rito ed é buona abitudine, visto che,
durante l’intervallo di superficie, lo squalo balena ripassa, quasi sentisse la
mancanza dei suoi ammiratori.
Una pausa per le coronarie, messe a dura prova dalle emozioni della mattina, é
offerta dalla visita al faro di Big Brother. La vista dall’alto é spettacolare e
il guardiano offre un ottimo tè caldo. Nessuno resiste alla tentazione di
acquistare la maglietta delle isole Brothers’, come ricordo indelebile di questo
luogo foriero di meraviglie.
Pesce napoleone
Si riparte per la terza immersione al plateau. Accade tutto
contemporaneamente. Mentre un grande pesce Napoleone si struscia alla ricerca di
qualcosa da mangiare, uno squalo volpe oceanico guadagna la parete e la
fiancheggia con falcate veloci, impresse dalla splendida coda a bandiera. Evento
raro e magnifico, da cui ci si distoglie per voltarsi a causa dell’irruzione
sulla scena di una enorme manta bianca e nera alle prese con l’attacco frontale
di uno squalo grigio. La lotta é impari. La manta allontana lo squalo con un
colpo di pinna, ma viene assediata con astuzia. Con uno scatto repentino, il
carcarinide afferra tra le fauci la remora ospite. Il bilancio degli
avvistamenti di un solo giorno supera ogni più ottimistica aspettativa, soddisfa
le aspirazioni più inconfessate e realizza i desideri subacquei di una vita.
E non é finita. Le nove ore di traversata verso il comprensorio corallino di
Daedalus Reef scorrono beatamente, cullati dallo sciabordio delle onde,
distesi sul ponte a godersi un bagno di sole. Daedalus é il regno degli squali
martello. L’immersione é una sfida. Ci si catapulta nel blu alla profondità di
trenta metri e si aspetta. Può non apparire nulla. Oppure…..La famiglia degli
Sfirnidi spedisce in avanscoperta la sentinella.
Squalo martello, la sentinella
A lei é assegnato il compito di tastare il terreno e valutare
i potenziali nemici. E’ necessario dunque che i subacquei restino immobili,
dissimulando l’agitazione, per non spaventarla e permetterle di dare il via
libera al resto del gruppo. E così, dopo pochi secondi, quando già si é risaliti
di dieci metri, il branco si materializza.
Gruppo di squali martello
Quindici esemplari di squali martello smerlati
irrompono nel blu, frenetici, scomposti, danzanti. I divers non resistono e si
riprecipitano a testa in giù al limite dei cinquanta metri, attratti come
calamite. I computer li richiamano all’ordine, inesorabili. Una tocata y fuga
breve ma intensa, sufficiente però per imprimere nella memoria uno degli
spettacoli più impressionanti cui si é avuto l’onore di assistere. La
decompressione trascorre tra giardini di anemoni colonizzati da colorati pesci
pagliaccio e tartarughe senza pudore, che sbattono la testa sugli obiettivi
delle macchine fotografiche.
Squalo longimanus visto dal basso
L’ultima immersione, che si svolge per la maggior parte del
tempo sotto la barca, é da thriller. Squali longimanus di tutte le
taglie, fendono l’acqua, veloci, nervosi. Brividi lungo la schiena. Dall’alto
del ponte le loro sagome inquietanti appaiono come aeroplani. E non sono soli.
L’esemplare di una specie non ben identificata, pattuglia il territorio. Uno
squalo tigre o uno squalo plumbeo, chissà. Qui tutto é possibile, al punto che é
il nuoto sincronizzato di un delfino, a trenta metri di profondità, l’ultima
sorpresa di Daedalus Est. Per non farsi mancare niente.
Per smaltire invece l’azoto, si scende a terra, in visita al faro, da cui si
realizzano scatti grandangolari di panoramiche mozzafiato.
Sulla via del ritorno, l’ultima tappa di questa crociera indimenticabile é il
famoso plateau di Elphinstone Reef, il terzo sito del triangolo d’oro del
Mar Rosso.
Situato a sette ore di navigazione da Daedalus e a poche miglia dalla costa,
Elphinstone risente di un affollamento ormai eccessivo. L’acqua di cristallo
della mitica Punta Nord si riempie di bolle già dalle prime luci dell’alba. In
tali condizioni é molto difficile avvistare i pelagici, che si tengono alla
larga da tale trambusto. La barriera corallina é scintillante di vita, luogo
d’elezione per splendide macro. E tra i piccoli abitanti del reef, l’ultimo
flash é per un polpo color vermiglio, che si rintana in un anfratto roccioso per
difendersi dagli intrusi. Li sorveglia con i suoi occhi penetranti che
tradiscono la sua grande intelligenza.
Dopo aver consegnato al capitano e alle guide una mancia che mai fu più
meritata, i saluti di commiato stentano ad esprimersi. Si vorrebbe prolungare la
permanenza, rinviare il momento del distacco. Non si vuol prendere
consapevolezza della conclusione, non si vuole decretare la parola fine. Non si
vuole pronunciare l’addio. Un’onda emotiva inarrestabile travolge i presenti,
che scendono dalla barca con il cuore gonfio di gioia e di dolore.
Gli stessi sentimenti di un innamoramento, che si é perdutamente consumato alle
isole Brothers’, Daedalus ed Elphinstone.
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