Autore: Roberta Raffelli
Alcuni mesi prima di partire avevo fatto un sogno.
Mi trovavo in acqua con altre persone, pronti per immergerci, quando improvvisamente venivamo circondati da un grande branco di delfini, che nuotavano intorno a noi con curiosità e senza timore. Io ero già stupefatta ed estasiata, ma addirittura poi un delfino mi si avvicinava, mi abbracciava e partiva a tutta velocità, portandomi in giro per l’oceano e regalandomi una fantastica sensazione di libertà e divertimento che mi era rimasta anche dopo il risveglio.
Devo dire adesso che le isole dall’impronunciabile nome di Revillagigedos, più note come Socorro, sono un luogo dove i sogni possono realizzarsi.
Abbiamo infatti davvero nuotato con branchi enormi di delfini, fatto capriole insieme a loro, ci siamo scambiati sguardi che ci piace pensare fossero di simpatia reciproca, ci siamo inteneriti vedendo mamme proteggere il loro cucciolo e abbiamo riso assistendo ad un accoppiamento, in quelle che sono state indubbiamente le immersioni più emozionanti della mia vita.
Sono tante le ragioni per le quali i delfini sono così universalmente amati: per la loro intelligenza, per il carattere giocoso, per il muso che sembra sorridere, per il modo di comunicare cantando… personalmente, quella che mi sembra la loro caratteristica più affascinante è la loro straordinaria solidarietà e la capacità di aiutare non solo i loro simili, ma spesso anche gli strani bipedi terricoli che goffamente cercano di improvvisarsi acquatici. E mi piace credere che mi abbiano addirittura offerto una prova di questa dote, di cui noi umani spesso non siamo altrettanto forniti.
E’ andata così. Dopo uno di questi tuffi esaltanti, vedendoli ancora intorno alla barca, mi butto in acqua per nuotare con loro, che continuano a saltare allegramente vicinissimi a noi. Poi mi accorgo di una splendida manta gigante che volteggia placida a poco più di un metro dalla superficie e incomincio a seguirla, senza accorgermi di essermi allontanata molto. Improvvisamente mi compare davanti un corpulento squalo seta, che punta minacciosamente nella mia direzione: un animale del quale non ho il minimo timore quando sono sott’acqua con la bombola, ma che in superficie non è affatto rassicurante. Pur sapendo che potrebbe essere controproducente, oltre che inutile, l’istinto è quello di innestare il turbo alle pinne e dirigermi verso la barca, cercando contemporaneamente di guardarmi alle spalle; e proprio in quel momento, come in un film di Walt Disney ricompare il gruppo di delfini a circondarmi e proteggermi… Razionalmente, so che le probabilità che lo squalo decidesse di assaggiare uno strano sushi al neoprene, tante prede più appetibili, non erano alte; so anche che i delfini erano già in zona e che verosimilmente la loro ricomparsa è stata del tutto casuale. Tuttavia, il cuore si ostina con cocciutaggine a credere alla versione romantica del salvataggio e come tale l’ho archiviato fra i ricordi più preziosi.
Ma Socorro non è certo stata avara di momenti altrettanto spettacolari. Da El Canyon all’Isla San Benedicto, dove enormi formazioni di flessuosi squali martello stipano il nostro orizzonte visivo per ben due immersioni, si continua all’Isla Socorro, con gigantesche mante che sembrano divertirsi al solletico delle bolle e si fanno docilmente avvicinare, per arrivare a uno dei più straordinari punti di immersione del mondo, la magica Roca Partida.
Tutte le isole che compongono l’arcipelago sono costituite dalla parte emersa di vulcani sottomarini, le cui pareti aride, dai colori variegati di lava di diversa composizione donano a ciascuna una selvaggia, peculiare bellezza; ma Roca Partida, minuscolo scoglio biforcuto, rifugio di sule e fregate che ne ricoprono la sommità di guano dal biancore abbacinante, è luogo di fascino irresistibile sia sopra che sotto la superficie del mare. Le ripide pareti, praticamente prive di coralli e vegetazione, presentano anfratti che danno rifugio a incalcolabili quantità di murene e pinna bianca, spesso in coabitazione; poco distanti si aggirano enormi squali Galapagos, silvertips e qualche seta, mentre nel blu è pressoché costante l’avvistamento di martello, oltre ai più massivi branchi di tonni, carangidi e “bonitos” (sorta di piccoli tonnetti iridescenti) che si possano immaginare.
E mi convinco che se il gigante degli oceani, il dolce squalo balena, non è voluto passare a salutarci, forse è stato proprio per lasciarci una novità in occasione del nostro prossimo viaggio alle splendide Revillagigedos…
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Buongiorno!
Qualcuno può aiutarmi comunicandomi l’effettiva temperatura dell’acqua che si rregistra in febbraio a Socorro?
Grazie infinite a chi mi risponderà