Autore: Antonio Porchedda
E’ un fresco pomeriggio, il cielo grigio perla, sembra resistere alla pioggia. Dalla finestra del mio ufficio, guardo fuori e penso a come sarà l’acqua del nostro amato torrente Astico, immaginandomici immerso, con la voglia di riprendere un insolito paesaggio subacqueo. Max, il mio buddy, abita a Caltrano (VI), poco distante dal torrente. A Lui basta guardare dalla finestra di casa per capire, dal colore dell’acqua, se ci si può immergere. Il suo SMS “positivo” non si fa attendere: sono in auto e mentre mi dirigo verso casa, sto ripassando mentalmente la checklist delle cose da prendere.
Poco prima delle 18 siamo in Pria, una pittoresca contrada del Comune di Arsiero (VI), incastonata nella valle dell’Astico appunto. Qui il torrente, nel corso di millenni, ha scavato delle gole tra le formazioni rocciose, dando vita a tre grandi bacini profondi in alcuni punti oltre i 10 metri. Sono molte le specie di pesci che vivono in queste pure e fresche acquee: trote Fario, Temoli, Marsoni, ma il mio racconto di oggi documenta una scena di vita che si svolge in questo delicato ecosistema, una storia di prede e predatori.
Comincia i rito. Le nostre donne ci osservano, un po’ infreddolite ed incredule, mentre entriamo vestiti nelle stagne. Pochi minuti ancora, tutto è pronto e siamo in acqua, finalmente. Sistemo la maschera, guardo Max negli occhi, l’ok è reciproco, go dive ! Appena messa la testa sotto, qualcosa ci passa di lato. La coda dell’occhio avverte un’ombra scura che si dilegua tra i sassi del fondo. Sembra un serpente, una biscia d’acqua. Il mio sguardo incrocia ancora con quello di Max, che no ha perso d’occhio il rettile è mi indica la via di fuga presa.
Max non sembra interessato e resta piuttosto lontano, mentre io decido di avvicinarmi. Cautamente comincio a scaricare stagna e gav: la mia intenzione è quella di posarmi sul fondo, stare fermo ed osservare cosa succede. Intanto appronto la mia apparecchiatura fotosub e comincio ad inquadrare l’ambiente. Eccola! la vedo, o meglio, vedo la coda, a tratti il corpo: non devo avvicinarmi troppo, penso, la perderei.
Comincio a scattare qualche foto e noto che la mia amica muove freneticamente la testa, si agita, scava? Non capisco cosa stia succedendo, non scappa, si gira verso di Me. Sono fermo e trattengo il respiro per non fare bolle e, per una strana paura primordiale ed incontrollata, temo che mi morda.
Sorrido e respiro rilassato e penso che non potrebbe mordermi perché per farlo dovrebbe lasciare la preda che ha in bocca. Avanzo ancora, ad un metro circa, Lei non molla la preda. Il Marsone che ha in bocca è vivo. Come si vede nella foto, è stato morso poco sopra la coda: ha smesso di lottare per liberarsi, ma è pronto a scattare se il suo predatore allenta la presa.
Il rettile mi sorprende, comincia ad allontanarsi, ed io dietro di lui a scattare. Ma solo dopo capisco che di Me non gliene importa niente, Lui ha la sua preda, e basta! Il rettile sembra sapere che non è riuscito a mordere mortalmente il Marsone, ed allora lo vuole portare fuori dall’acqua. Straordinario! sono stupito.
La biscia si avvicina alle rocce e si drizza, come un bastone. Si appoggia alla pietra con la schiena e innalza il Marsone al cielo, come un trofeo.
Ritengo che questa strategia serva ad sopprimere la preda, ma è una mia interpretazione basata sull’osservazione “in diretta” della cattura. Il rettile potrebbe avere affinato questa sofisticata tecnica di caccia? Sarà un esperto a spiegarlo, ma resto ancora basito davanti a questa scena subacquea.
E’ il momento di togliere il disturbo: che la natura faccia il suo corso. Ho preso ciò che volevo, dei splendidi scatti, e sono contento, questo mi basta. Riemergo lentamente, Max e poco distante da Me, ed io che mi ero quasi dimenticato di Lui.
Quando la mia testa rompe la superficie dell’acqua, sento dei goccioloni che rimbalzano sul cappuccio. Piove a dirotto. Il pelo dell’acqua è sfracellato da un miliardo di buchi. E’ buio ed è bellissimo.
Altre foto
È assolutamente vietata la riproduzione, anche
parziale, del testo e delle immagini presenti in questo articolo senza il consenso dell’autore.
Descrizionei nteressante. Complimenti Antonello!