Autore: Francesca Chiesa
Vi ho mai raccontato l’incontro con un blu rings octopus? No! È stata una cosa così sorprendente che non posso esimermi dal farlo.
La chiamano sunset dive, in realtà è una notturna vera e propria. Sarà perché si entra in acqua con gli ultimi raggi del sole e si esce con la luna che ti sorride o sarà perché sunset dive è un nome più esotico di un semplice night dive. In ogni caso il buio è totale e la torcia è la tua migliore amica.
Confesso che il buio è una delle mie piccole fobie, che mi mette un po’ di ansia essendo io un’amante del sole, della luce, di tutto ciò che è limpido, chiaro, trasparente. Ma la prospettiva di incontrare un blu rings octopus mi ha dato tanta di quella energia che ho dimenticato quanto scura fosse la notte e ho lasciato che il buio mi inghiottisse con tutte le speranze di trovarmi nel punto giusto nel momento giusto. Il mare è una fonte inesauribile di sorprese, tutto sta nell’arrivare in tempo per scartarle.
Un breve tragitto in barca, breve quel tanto che occorre per indossare l’attrezzatura ed essere pronti a tuffarsi insieme all’ultimo raggio di sole in un mare color della pece. Incredibile come il sole sia il padrone indiscusso di tutti i colori che formano l’arcobaleno.
Il buio e il silenzio spezzato dal mio respiro mi inquietano: mi sembra di essere la protagonista di un film di Dario Argento. La torcia, aziona la torcia! Basta veramente poco a ricreare una situazione più vicina al nostro sentire: un click. Solo un click, una leggera rotazione di una ghiera e il mondo riappare in tutto il suo splendore.
L’acqua è incredibilmente calda, mi accarezza piacevolmente il viso come ad invitarmi a rilassarmi per iniziare questa nuova avventura. Un paguro Bernardo mi dà il benvenuto. La sua conchiglia è un “mondo” in movimento: anemoni ben affrancate sul guscio si contendo lo spazio con spugne ed altri organismi di misteriosa natura. Lo illumino. Si ferma, ma è solo questione di un momento che ecco che riparte per chissà quale destinazione.
Pigramente mi lascio cullare dalla lieve corrente ondeggiando al ritmo, perfettamente scandito da un metronomo, di un minuetto. Un mondo che sonnecchia, un mondo che si sveglia. Chi è rintanato in cerca di protezione e tranquillità, sembra non trovar pace sotto il fascio di luce che li illumina e chi invece è a caccia trova, nella mia torcia, una buona alleata.
Giganti cavallucci marini saldamente ancorati ai coralli molli che offrono una sicura protezione, che amoreggiano sotto i miei occhi. Teneri amanti innamorati, si guardano, si sfiorano, si abbracciano, le code si intrecciano per sparire lasciando che l’oscurità protegga i loro segreti.
Un suono metallico mi riporta al presente. È la mia guida, il mio fedele compagno, che immobile mi indica due piccoli impercettibili occhietti perfettamente mimetizzati sotto il fondo sabbioso.
È incredibile come Jey riesca a scorgere il più piccolo movimento in uno scenario dove non ciò che appare è sempre reale. In un elemento nel quale siamo degli ospiti, per goderne appieno dobbiamo rimparare a respirare utilizzando l’aria, oltre che per ossigenare i nostri tessuti, anche come strumento per mantenere l’assetto. Rimparare a muoverci con un corpo leggero leggero indiscutibilmente più ingombrante. Rimparare a vedere, soffermandosi su particolari apparentemente insignificanti. Dobbiamo rieducare tutti i nostri sensi.
Mi volto ed eccolo, non posso crederci: un blu rings octopus perfettamente mimetizzato sul fondale. È un esemplare piccolo, ma letale quanto un adulto. Pare che il veleno possa uccidere più di 20 uomini e che il morso sia indolore, ma fatale. Normalmente schivo e di indole pacifica fintanto che non viene infastidito allorchè si scatena una reazione chimica che trasforma questo strabiliante abitante delle calde acque tropicali, così raro da incontrare, in un killer senza pietà.
Lo illumino con tutta la luce che ho a disposizione e cerco di non perderlo di vista. Ha una capacità di mimetizzarsi stupefacente che basta una leggera distrazione che scompare alla vista. Insisto nel pedinarlo con una certa ostinazione. Si è irritato; da un color ocra-oro ha assunto la colorazione bianca con anelli blu che ne caratterizza il nome. Anche la texture della pelle cambia aspetto, da liscia in un batter di ciglia appare a buccia d’arancia, quasi spinosa. Allunga i tentacoli per allontanarsi e trovare un luogo più tranquillo, sembra fluttuare nel liquido che ci accoglie, senza forza di gravità. La testa si allunga, la punta si fa giallo-arancione come una freccia intinta in un veleno mortale. In realtà il veleno, contenuto nella saliva, viene iniettato dal becco acuminato, aguzzo e tagliente. Il resto del corpo mostra i tanto temuti colori: anelli blu elettrico che non lasciano dubbi sullo stato d’animo dell’animale. Continuo a seguirlo. Non fugge, si allontana dolcemente nella totale consapevolezza di essere lui il più forte, il vincitore indiscusso nel caso di una sfida. I segnali della sua supremazia sono stati lanciati forti e chiari.
Starei con lui per ore ammaliata ed affascinata dalle mille trasformazioni che questo piccolo essere è capace di regalarmi, quando mi accorgo di essere rimasta da sola contravvenendo alla prima regola di qualunque manuale di subacquea: mai perdere di vista il compagno….anche se ti trovi a 8 metri di profondità.
Io, un piccolo potenziale killer ed il buio. Scorgo una luce. La seguo. Ci ricongiungiamo, un cenno e siamo pronti a risalire in barca.
Non mi abituerò mai al buio.
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