Autore: Francesca Chiesa
Sono una persona fortunata e non perché lo dice l’oroscopo. Il mare mi ha sempre regalato qualcosa in cambio di… niente. Chiede rispetto mettendo in mostra con generosità i suoi gioielli più belli. Lo scrigno si apre e i nostri 5 sensi vengono messi alla prova.
Vista: sfumature delicate e colori violenti, chiassosi, scioccanti si alternano come luci psichedeliche.
Udito: il rumore dei granelli di sabbia è assordante come i rintocchi di una pigra campana.
Tatto: la salsedine, come guanti di seta, intorpidisce i polpastrelli inibendone la sensibilità.
Olfatto: nessuna percezione. Un mondo inodore come una camera asettica.
Gusto: un cristallo di sale allerta i ricettori che ne riconoscono la concentrazione e per questo lo rifuggono.
Questo è il mondo sotto la superficie dell’acqua. Non è un mondo per supereroi. Ma non è un mondo per tutti.
L’acqua è fredda. Inaspettatamente fredda. Il mare arabico, dalle aspre e rocciose coste, non assomiglia al grande Oceano Indiano, di cui ne è parte. Una mano pesante mi trascina sul fondo. Un schiaffo immeritato mi colpisce il volto. C’è sospensione. La visibilità è scarsa. Una passeggiata in un clima novembrino per le vie milanesi dello shopping. Una grande vetrina offuscata dalla nebbiolina che ne attutisce il richiamo. Questo è quello che mi appare.
Il mio compagno “occasionale” mi incalza a proseguire. Una tartaruga ci invita a seguirla, ma solo per poco. Scompare nel blu. Pesci scatola solitari, murene rintanate in inespugnabili castelli, una leggera corrente culla branchi di ombrine dalle dolci labbra mentre grossi pesci palla osservano, con i loro occhi grandi, che non vi siano pericoli in agguato.
I clown fish sono immancabili: agguerriti più che mai in difesa dell’ “open space”, nella zona chic della barriera, nella quale sono nati e per diritto lo hanno fatto loro. Scivolano delicatamente tra i tentacoli urticanti dell’anemone nella quale hanno riposto la loro fiducia e, allargando le pinne pettorali, si rendono più grossi e minacciosi di fronte al nemico.
Il freddo indolenzisce i muscoli. Passeggiamo, attratti da tutto e da niente. Le vedo sospese, leggere, trasparenti. Due grosse seppie si toccano, si fiutano, si sfiorano. Cercano un contatto per instaurare un rapporto più profondo. Indossano un tutù che vibra. Impulsi nervosi regolano i giochi cromatici che tradiscono le emozioni. I repentini cambi di colore delle livree indicano una civettuola complicità. Siamo spettatori di un malizioso e delicato gioco di seduzione. Si sono scelti, consapevoli del fatto che il loro amore durerà il tempo di un soffio, poi ognuno inseguirà il proprio destino. Li osservo, in disparte per non turbare la loro intimità.
È la vecchia legge della natura che deve assicurare un futuro alla specie. I tentacoli si intrecciano, sfuggono, si ritrovano e la femmina finalmente acconsente al suo paziente compagno di depositare all’interno del suo ventre una capsula contenente lo sperma che feconderà le sue uova. Grappoli dorati verranno deposti, ancorati saldamente in un luogo appartato e ben ossigenato, e la nuova vita riempirà gli oceani.
Ringrazio i pescatori per avergli permesso di amarsi.
Lo scrigno si chiude come una cassaforte a tempo: i 5 sensi hanno superato a pieni voti l’ennesimo esame.
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