Autore: Alfredo Arturi
Mi trovo sulla barca, un cabinato bianco, forse un po’ vecchiotto e dall’ aria vissuta , ma sempre splendido nelle sue forme , filanti e aggraziate, simile a una donna non più giovane ma affascinante e coinvolgente. Si chiama Moby Dick, ma non va a caccia di balene. Lei ci accompagna alla scoperta di un mondo ancora sconosciuto , ma dove le emozioni si sposano con sensazioni forti e uniche , che solo un mondo silenzioso e selvaggio riesce a darti. Qui, su questo ponte e con la brezza che mi scompiglia i capelli e mi inebria dell’ odore della terra che si mischia a quello della salsedine , mi sento nel mio elemento , mi sento veramente a casa. Ho indossato la mia muta invernale , fedele compagna di tante scorribande e storia stampate nell’anima , e sto finendo di vestirmi. Controllo tutto , con metodica precisione, sapendo che dall’efficienza di quegli strumenti dipende la mia vita , e parlo con loro , chiedendogli ancora una volta una prova di fedeltà .Sto per entrare in acqua e tremo come se fosse la prima volta. é bellissima questa sensazione , simile a quella che prova un uomo al suo primo incontro clandestino , pregustando la scoperta di quel corpo caldo e sconosciuto che tra poco potrà esplorare. La superficie , increspata e verde smeraldo , si allontana sempre di più sopra la mia testa e comincio a sentirmi parte integrante di quell’ universo liquido , fuso nel silenzio dei suoi colori e senza quasi rendermene conto , ritorno bambino . Un bambino confuso e smarrito , ma sicuro che da lì a poco una mano amica lo afferrerà con decisione e lo condurrà lungo un sentiero ricco di sorprese e momenti magici. Posso guardarmi dentro e chiedermi qualsiasi cosa. Le risposte sono tanto inaspettate che chiare , limpide , crude ma sincere , provenienti dall’ uomo che c’ è in me ma che conosco pochissimo , e provo a confrontarmi con lui , approfittando di questo momento di reciproco smarrimento. La mente si svuota , mi sento leggero e la mia anima si cinge di una veste cosmica , non di questo mondo , almeno per come noi lo conosciamo. Mi accorgo che si sta elevando verso qualcosa che non riesco a vedere. E’ un puntino lontano ma luminosissimo, inarrivabile me tanto familiare, sarà Dio?
Ognuno di noi vede Dio in posti diversi , nella vita di tutti i giorni o nelle imprese eroiche e altruistiche. Io lo vedo qui, ed è un Dio sorridente e amico , complice del benessere della mia anima. Che succede? Salvio mi fa segno che dobbiamo risalire. Il tempo sta finendo, ma spesso penso di poter vivere laggiù e ho la tentazione di togliere l’ erogatore e respirare a pieni polmoni , ma so che non è ancora giunto il momento di farlo , non ancora. Ci scambiamo un sorriso col mio inseparabile compagno di immersioni, un sorriso e un rapido cenno. Come vorrei che l’intesa che esiste tra noi due si potesse trasmettere a tutti gli altri uomini , ai politici e ai generali . Sicuramente le guerre e la fame sarebbero solo un ricordo e una stretta di mano , accompagnata da un sorriso , sarebbero la prima merce di scambio. Sto fantasticando. Devo ritornare sulla terra e piantarci i piedi sopra , per bene , ma che fatica farlo ogni volta. Si , penso proprio che un giorno ci rimarrò laggiù , insieme alla mia anima…
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